Li hanno abbattuti e seppelliti in fretta e a poca profondità nella penisola dello Jutland, vicino a un lago balneabile e nei pressi di una fonte di acqua potabile. Ma ora le carcasse putrefatte degli 11 milioni di visoni uccisi in Danimarca perché positivi al Covid stanno riaffiorando dalle fosse comuni, spinte in alto dai gas di fosforo e azoto sviluppati nel processo di decomposizione. Una grave pesante minaccia per l’ambiente. Senza contare che l’abbattimento di tutti quegli animali, nei quali era stata riscontrata una mutazione del virus che avrebbe potuto anche compromettere l’efficacia del vaccino, è stata ordinata dal governo senza che avesse alcuna autorità per farlo. Un caso sanitario diventato presto politico, che ha portato alle dimissioni del ministro dell’Agricoltura e alle scuse pubbliche, davanti al Parlamento e agli stessi allevatori, della premier Mette Frederiksen. Ma per ora non è stata decisa alcuna forma di compensazione per gli allevatori.
I deputati dell’opposizione sono insorti e hanno chiesto al governo di riesumare i resti dei visoni per cremarli in modo da disinnescare l’inquinamento del terreno. Il nuovo ministro dell’agricoltura, Rasmus Prehn, si è detto favorevole, osservando però che la procedura non è semplice e i tempi sono rallentati dalla necessità dell’autorizzazione da parte dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente. Secondo il Partito Liberale di opposizione (Venstre) le carcasse dovrebbero essere dissotterrate e stipate in container per il letame. Un deputato del Partito Socialista Popolare (SF) per lo Jutland occidentale, Signe Munk, ha definito la situazione “una bomba ambientale”.
Il ministro dell’Ambiente Lea Wermelin, riferendo in parlamento, ha ammesso che la sepoltura di massa non era il metodo migliore – l’incenerimento sarebbe stato preferibile – ma la diffusione del Covid-19 negli allevamenti di visoni aveva reso urgente lo smaltimento e non c’era stato altro modo rapido per gestire una tale quantità di animali morti. La Danimarca, con oltre 6 mila persone impiegate nel settore, 1.100 allevamenti e un fatturato di 800 milioni di dollari, è il principale esportatore di pelli di visoni nel mondo. I mercati principali sono Cina e Hong Kong.