Palazzo Chigi lavora al nuovo dpcm che entrerà in vigore dal 4 dicembre. Tra le ipotesi c'è il divieto di spostarsi tra zone gialle a partire dal 19, in modo tale da disincentivare veglioni e assembramenti. Ma il timore è che si crei comunque l'effetto imbuto su treni, aerei e autostrade. Allo studio una deroga per i ricongiungimenti dei "parenti di primo grado", oltre a chi ha la residenza, per non lasciare soli gli anziani. Locatelli (Css) al Fatto: "Non più di 6 a tavola". L'anestesista del Gemelli: "Da me tanti negazionisti, una volta guariti si scusano"
Gli ultimi dettagli, in vista del nuovo dpcm che verrà approvato in settimana, sono ancora da definire. Ma le principali regole per il Natale “in dimensione Covid”, per dirla con le parole del presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, sono praticamente già pronte. Il coprifuoco rimarrà in vigore in tutta Italia dalle 22 alle 5, senza deroghe previste per i giorni di festa. La messa di Natale, d’accordo con la Cei e il Vaticano, verrà anticipata e celebrata in più momenti durante la giornata per evitare assembramenti in chiesa. Negozi aperti fino a tardi, in modo tale da favorire la ripresa dei consumi senza rinunciare alle regole di sicurezza anti-contagio. E poi ci sono i cenoni, che verranno consentiti (sotto forma di raccomandazione) solo con “le persone conviventi” o comunque con i parenti più stretti. Una restrizione che fa il paio con il divieto di spostamento tra Regioni che il governo ha intenzione di introdurre anche per le zone gialle. L’ipotesi più accreditata, stando a quanto riferiscono diversi quotidiani, è che lo stop possa scattare dal 19 dicembre, cioè una settimana prima di Natale. Un modo per evitare la tradizionale ressa su treni, aerei e autostrade nei giorni a ridosso delle feste, ma non è escluso che le stesse scene possano ripetersi anche in questo caso (specie negli aeroporti, dal momento che la capienza di passeggeri in aereo è rimasta al 100%).
Spostamenti e cenoni – Il primo punto fermo da considerare è che il nuovo dpcm manterrà una regola già adesso in vigore: chi vive in una città ma ha la residenza altrove, magari dai genitori, potrà tornare a casa per le feste in qualunque momento. Il blocco degli spostamenti tra Regioni gialle, quindi, riguarderà chi risiede e lavora in una città diversa rispetto a quella in cui vivono gli amici o i parenti con cui di solito si trascorrono le feste. L’obiettivo di Palazzo Chigi è quello di disincentivare gli spostamenti e, di conseguenza, i cenoni e le tradizionali tombolate. Ma è allo studio una deroga: potrebbe essere consentito mettersi in viaggio anche in caso di “ricongiungimenti familiari” dei “parenti di primo grado“. Il senso è quello di evitare di lasciare tanti anziani soli a casa durante il Natale, consentendo ai figli di rientrare anche quando hanno la residenza da un’altra parte. Esclusa l’ipotesi di fissare un tetto ai commensali seduti a tavola, come invece avviene in altri Paesi Ue. Sullo sfondo restano i limiti già previsti per le Regioni arancioni (nessuno spostamento consentito al di fuori del proprio Comune) e per quelle rosse (nessuno spostamento, nemmeno all’interno del proprio Comune), anche se la speranza del governo e degli esperti è che per metà dicembre tutta l’Italia possa tingersi di giallo.
Seconde case – Per gli italiani abituati a trascorrere le vacanze nelle seconde case, magari in montagna, lo spostamento sarà consentito solo se l’abitazione si trova nella stessa Regione di residenza, purché gialla. Non verrà concessa alcuna deroga, invece, per chi vuole spostarsi in case di villeggiatura fuori dai confini regionali a partire dal 19 dicembre. Qualora ci si trovi in zona arancione o rossa, inoltre, valgono i limiti agli spostamenti già previsti dall’ultimo dpcm.
Sci, alberghi e quarantena – La stretta sulle seconde case fa il paio con quella agli impianti sciistici, che resteranno chiusi. Anche in questo caso l’obiettivo è evitare assembramenti e il ripetersi di scene come quella del marzo scorso sulle Alpi. Il governo sta lavorando a un accordo tra i Paesi Ue per fare in modo che anche all’estero le piste rimangano chiuse, almeno fino a gennaio. Ma Austria e Svizzera si sono già sfilate: chi deciderà di passare le vacanze nei due Paesi, quindi, potrebbe essere sottoposto a una quarantena obbligatoria di 14 giorni. Nessun limite, invece, agli alberghi, purché si trovino all’interno della propria Regione (gialla).
Negozi, centri commerciali e ristoranti – Al netto di sorprese dell’ultimo minuto, le regole per lo shopping sono già scritte. L’apertura dei negozi sarà prorogata almeno fino alle 21, in modo tale da spalmare l’afflusso dei consumatori lungo tutto l’arco della giornata. Si va anche verso la riapertura dei centri commerciali, specialmente durante il weekend, per favorire la ripresa dei consumi in un periodo così decisivo come il Natale. A patto però che si rispettino tutte le norme di sicurezza e che i grandi mall non superino la capienza massima fissata dai protocolli sanitari. Per quanto riguarda bar e ristoranti, nessuna novità in vista: in area gialla restano aperti fino alle 18, serrata totale in zona arancione e rossa. A Natale, Santo Stefano e Capodanno il governo valuta di chiuderli in tutta Italia per disincentivare ulteriormente i cenoni.
Locatelli: “Non più di 6 a tavola, dimentichiamoci cene e veglioni” – Anche se la mappa di regole disegnata per le vacanze di Natale sembra intricata, per esecutivo ed esperti è l’unico modo per non rischiare una terza ondata a partire da gennaio, così come avvenuto in autunno dopo il liberi tutti dell’estate. In un’intervista al Fatto, il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, usa toni perentori: “Per la prima e spero unica volta dovremo dimenticarci di feste in piazza, veglioni, cenoni con parenti e amici. Altrimenti tra tre, quattro settimane pagheremo un altro prezzo altissimo perdendo quanto guadagnato“. Il suo suggerimento è quindi quello di stare a tavola in quattro, sei persone al massimo. “Non di più vi prego“. Timori condivisi anche da Massimo Antonelli, direttore di Anestesia al Gemelli di Roma, che al Corriere racconta tutta la sua frustrazione nel veder morire “persone che hai sperato ce l’avrebbero fatta e che invece, dopo settimane di sforzi, ci lasciano”. Una realtà che tanti negazionisti del Covid fanno finta di non vedere, salvo poi ritrovarsi in terapia intensiva e aprire gli occhi. “Ne abbiamo curati tanti da noi al Gemelli”, racconta Antonelli. “Una volta fuori, si sono scusati. ‘Professore, le prometto che farò di tutto per aiutarvi'”.