Scuola

“Una scuola a misura dei sogni”. Dai rifiuti come strumenti musicali al feliciometro: 43 buone pratiche per innovare le lezioni

Il professore Giuseppe Paschetto, insegnante di matematica alla media di Mosso in Piemonte e finalista nel 2019 al prestigioso “Global Teacher Prize”, nelle 215 pagine edite da Vallardi ci presenta l’altra scuola possibile

Di libri sulla scuola ce ne sono tanti. Forse troppi. Quando a scriverli sono accademici che non mettono piede in un’aula da anni te ne accorgi subito. Dopo le prime pagine ti annoi, ti cade la palpebra. C’è la teoria, ma manca l’esperienza. Nel caso di “Una scuola a misura dei sogni. 43 buone pratiche per innovare la scuola” (Vallardi), scritto da Giuseppe Paschetto, è il contrario: le buone intenzioni, gli enunciati, le nozioni pedagogiche non trovano spazio in questo testo che racconta la pratica, l’esperienza. Il professore, insegnante di matematica alla media di Mosso in Piemonte e finalista nel 2019 al prestigioso “Global Teacher Prize”, in 215 pagine ci presenta l’altra scuola possibile: una rivoluzione che tutti possono fare, magari prendendo spunto proprio dalle proposte presentate in questo libro. Noi abbiamo deciso di presentarvene qualcuna per offrirvi spunti e strumenti che possano essere utili.

Il feliciometro
Paschetto lo spiega così: “Il misuratore di Felicità interna lorda”. Si tratta di una provetta che viene riempita con un liquido rosso, uno giallo, uno verde, uno azzurro, tenendo conto della media delle scelte fatte nelle schede dai singoli alunni di classe. “Prendendo spunto – scrive l’autore – dall’esperienza scientifica sul principio di Archimede e la spinta idrostatica, ho preparato i seguenti liquidi: il colorante rosso è sciolto in sciroppo di zucchero concentrato, il giallo in glicerina, il verde in acqua e l’azzurro in alcol, in ordine decrescente di densità”. Le provette sono graduate e vengono riempite prima con il pesante liquido rosso della noia e poi versando gli altri fluidi per impedirne la mescolanza. “Il feliciometro è così pronto, fornendoci immediatamente la percezione cromatica della felicità scolastica di una classe”.

I laboratori dei mestieri
Paschetto in questo caso ha un grande maestro che cita nel libro: Gian Franco Zavalloni. Anche il professore di Mosso come l’ex preside ha scelto di usare strumenti ormai dimenticati e “pericolosissimi”: zappe, cesoie, rastrelli, mestoli, coltelli, aghi, forbici, spilli, seghe, martelli e tanto altro. “Strumenti utili – dice Paschetto – per riscoprire attività artigianali che comportano una competenza manuale”. Di norma i laboratori si fanno di pomeriggio: “Simone, il nostro ex autista di scuolabus, ha curato un laboratorio di vetri artistici, in cui gli alunni hanno imparato a usare taglierini e saldatrici; Michela, la mamma di uno studente, ha condotto un laboratorio di incisione; Peppe ha fatto un bellissimo laboratorio di murales”.

A tavola con Mendeleev
Nel 2019 ricorreva il 150esimo anniversario della tavola di Mendeleev. Come poteva Paschetto farsi perdere questa occasione? “Se esiste la tavola di Mendeleev perché non andare a tavola con Mendeleev?”, si è chiesto il professore. Questo gioco di parole è stato alla base di un progetto che ha unito chimica e alimentazione. “Ricetta: ci sono due alunni in veste di commensali, due nei panni di cuochi e tre in quelli di solerti camerieri. Ma sia gli alunni cuochi che gli alunni camerieri sono anche chimici. Ecco che gli alunni chef cucinano un bel risottino allo zafferano ed erbe di montagna. Prima di servire ogni piatto i camerieri chimici – racconta Paschetto – illustrano le caratteristiche nutrizionali delle ricette, eseguendo prima una analisi chimica degli ingredienti”.

Da rifiuti a strumenti musicali
Nulla si scarta nella scuola di Paschetto. “Per alcune settimane – narra l’autore – la parte posteriore dell’aula si trasformò in una sorta di discarica artistica creativa dove era stata ammucchiata ogni genere di mercanzia: pentole, buste di plastica, chiodi, piastrelle rotte”. L’idea di fondo si riassume in questo slogan inventato dall’insegnante piemontese: dal cassonetto al conservatorio. “Alla fine – illustra lo scrittore – producemmo una sessantina di strumenti tutti perfettamente funzionanti. Strumenti a fiato, a corda, a percussione”. Ecco il tamburo ad acqua, il battente gomitolo, elastico, bottiglia, la maracalatta, la sonagliera a tappi e tanti altri.