La pandemia provocata da Sars Cov 2 ha oscurato un altro virus terribile, anche se questo non è accaduto nei laboratori. L’epidemia di Hiv “è stata dimenticata dai media, molto meno dalla scienza che sta andando avanti e che ha fatto passi da gigante. Forse la scoperta di un vaccino ha un maggior impatto da un punto di vista mediatico, mentre il controllo di questa infezione, che non poteva avere un vaccino visto che tutti i tentativi sono falliti, si è basato sui farmaci. Un traguardo importante che è stato raggiunto è che la persona che segue bene tutte le prescrizioni può tenere sotto controllo il carico virale a livelli non più rilevabili e, come si è visto negli ultimi tempi, non trasmette il virus. È un successo straordinario, entusiasmante, se si ricorda cos’era l’infezione da Hiv quando non c’era un trattamento”. Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano e docente dell’università Vita-Salute, ricorda i progressi della ricerca alla vigilia della Giornata mondiale contro l’Aids, prevista come ogni anno il 1 dicembre.
L’epidemia da Hiv “è stata un’epidemia ‘sui generis’ – ripercorre Clementi con l’Adnkronos Salute – Se pensiamo ad oggi, Sars-Cov-2 si trasmette per via aerea e con i vaccini che stanno arrivando cercheremo di combattere questo virus, ma l’Hiv aveva in sé caratteristiche di novità che colpivano, per il modo in cui si trasmetteva, per le persone che infettava”, giovani e forti, “per il modo in cui il virus si nascondeva nell’organismo dopo averlo infettato, per come colpiva le cellule dell’immunità che avrebbero dovuto difenderlo. L’Hiv è un virus che tocca aspetti della vita sociale importanti”. E in questo c’è il primo punto in comune con Covid-19: colpisce al cuore la socialità stessa delle persone, i rapporti più intimi.
La lotta all’Hiv, continua Clementi, “è stata rivoluzionaria sotto certi aspetti, per il progresso che è riuscita a imprimere alla medicina e all’infettivologia. Quanti farmaci antivirali sono nati per l’Hiv e poi sono stati utilizzati anche in altre malattie infettive virali. Un altro parallelo con Covid-19 lo ritrovo proprio su questo punto: sotto la spinta della necessità per Sars-CoV-2 abbiamo tirato fuori due vaccini innovativi a Rna e ne vedremo le ricadute positive anche in altri settori della medicina. Ne sono convinto. Non vedo un’applicazione sull’Hiv, ma questa modalità di produzione innovativa e il modo diretto con cui questi vaccini funzionano andando nel ribosoma della cellula e traducendo la proteina” caratteristica del virus “si sposa bene con battaglie di altro ordine. Penso all’oncologia ad esempio”.
Insomma, conclude il virologo, “Aids e Covid sono quei casi in cui il bisogno fa sì che il genere umano riesca ad avanzare 3 o 4 scalini per volta. Laddove è possibile, il vaccino è un presidio importantissimo e ovviamente è importante che le persone lo capiscano” e lo facciano. “Ma ci sono state anche delle situazioni, come per l’Hiv e il virus dell’epatite C, in cui non abbiamo potuto svilupparlo. In questi due casi, farmaci innovativi ci hanno permesso di controllare bene l’infezione. Talmente tanto che per l’epatite C ora si parla di eradicazione. Il messaggio globale che ne esce fuori in definitiva è uno solo: bisogna avere fiducia nella scienza”.