Dagli anni '60 alla guida dell'azienda insieme al marito Damiano, è stata cuore e volto dell'impresa. Insieme avviarono un processo di potenziamento industriale e di ricerca nel design che è stata fondamentale per l'ampliamento del Gruppo
Ha lottato a lungo contro il Covid, ma alla fine non ce l’ha fatta. Imprenditrice e disegnatrice, Gabriella Colombo Damiani è morta domenica 29 novembre a causa del virus a 86 anni. Insieme al marito Damiano Damiani, è stata il volto e cuore dell’azienda di gioielleria di Valenza (Alessandria) che la famiglia gestisce dalla fondazione nel 1924 e della quale era attualmente presidente onoraria. A dare notizia della morte, è stato il Gruppo con una nota.
“Il suo contributo è stato fondamentale nella creazione e nella gestione della rete commerciale in cui ha introdotto la propria visione personale, creando con i clienti un rapporto basato su stima e fiducia”, si legge nel comunicato. Come seconda generazione alla guida dell’azienda, negli anni ’60 Gabriella Colombo Damiani e il marito avviano un processo di potenziamento industriale e di ricerca nel design che sarà fondamentale nell’evoluzione dell’impresa. Decidono anche di garantire il prezzo ai clienti e di creare cataloghi con tutte le collezioni, idea rivoluzionaria all’epoca.
È proprio di Gabriella la creazione che nel 1976 farà vincere alla Maison il primo Diamonds International Award, il più importante riconoscimento di settore che premia il miglior design di gioielli con diamanti. Si tratta del bracciale “Shark”, gioiello dal valore inestimabile in platino e oro giallo, interamente ricoperto da un pavè di diamanti bianchi, per un totale di 41,19 carati. Il suo nome è dovuto alla chiusura a morsa, che “addenta” il braccio.
Alla guida dell’azienda dal 1996, anno in cui Damiano muore in un incidente, Gabriella Colombo Damiani viene ricordata anche per il “lato umano così particolare che tutti ne hanno sempre riconosciuto e apprezzato l’inconfondibile vitalità, umanità e generosità”. I valori con cui sono cresciuti i figli Silvia, Guido e Giorgio, che ora guidano l’azienda di famiglia “interpretando, con uno sguardo volto al futuro, un patrimonio artistico e culturale senza eguali”.