Mezz’ora alla fine. La Juventus fatica sul campo del neopromosso Benevento. La classifica arranca, i tifosi rumoreggiano per la prestazione deludente. Pirlo si gira verso la panchina, è il momento di schierare il suo asso, di gettare nella mischia Cristiano Ronaldo. Solo che Cristiano Ronaldo… non c’è, perché Cristiano Ronaldo in panchina non ci va. E la Juve pareggia. Nel weekend i bianconeri hanno fatto l’ennesimo passo falso del loro disastroso inizio di stagione (appena 3 vittorie in 8 partite sul campo), ma la notizia è l’assenza di CR7. Che sabato non aveva nulla: non era malato (il Covid l’ha già avuto) né infortunato, era semplicemente affaticato, come tutti i giocatori, grandi e piccoli, campioni o gregari, che stanno giocando praticamente ogni tre giorni da settembre. Pirlo ha parlato di un “problemino”, niente che gli impedisse di giocare o almeno andare in panchina, da cui avrebbe potuto dare un contributo decisivo ai suoi compagni nel momento del bisogno. Ma non l’ha fatto, e non è una casualità.
Fateci caso: da quando se n’è andato Allegri, Ronaldo non va in panchina per semplice turnover. È successo soltanto due volte, al suo primo anno in Serie A, poi no. Non è ben chiaro se per una questione d’immagine, perché una star come lui non può accomodarsi a bordo campo in tuta, CR7 non può essere mai la riserva di nessuno. O forse per una questione di comodità, perché se non deve giocare tanto vale rimanere a casa, godersi il weekend in famiglia nella sua magione torinese. Sta di fatto che nelle rarissime occasioni, per altro sempre concordate col diretto interessato, in cui il turnover prevede un po’ di sano e meritato riposo, Ronaldo viene semplicemente escluso dai convocati.
Nessuno dice che non debba tirare il fiato ogni tanto, anzi. A 35 anni forse dovrebbe farlo anche di più, solo un fenomeno come lui è in grado di giocare così tanto e così bene, e la Juve fa bene a preservarlo. Come fanno tutte le grandi squadre coi loro top player, anche i più insostituibili, ad esempio Lukaku all’Inter, a cui Conte non rinuncerebbe mai, ma che a Sassuolo è stato tenuto saggiamente in panchina, pronto all’uso di cui non c’è stato bisogno. Ronaldo no, Ronaldo è diverso: è l’unico calciatore, non della Juventus, non del campionato ma probabilmente al mondo, a godere dell’assurdo privilegio di poter scegliere quando giocare, e quando no rimanere a casa. Il problema è che questo privilegio lo paga la Juventus.
C’è un precedente: Lecce-Juventus 1-1 dello scorso anno. Anche allora la Juve scivolò contro una neopromossa e tutti pensarono che con CR7 non sarebbe successo. Lo stesso vale per Benevento: con lui a disposizione, anche a mezzo servizio, anche solo per un quarto d’ora, i bianconeri probabilmente avrebbero vinto. C’è persino la controprova. È successo poche settimane fa contro lo Spezia: la squadra era in difficoltà, ma allora Ronaldo era in panchina (solo perché appena tornato dal Covid, col tampone negativo ottenuto a poche ore dal match, la classica eccezione che conferma la regola), è entrato e ha risolto la pratica. Certo, si potrebbe dire che se la Juve non può fare a meno di Ronaldo neppure contro Benevento o Crotone ha un problema grosso. Ma ormai è sotto gli occhi di tutti, e comunque non è questo il punto. L’assenza di Benevento nuoce alla squadra e smaschera un po’ anche l’ipocrisia del “maestro” Pirlo, che giusto pochi giorni fa aveva dichiarato di trattare Ronaldo “come Frabotta e Portanova”. Quando uno dei criteri che ha ispirato la sua scelta è stato anche il suo rapporto personale con alcuni “senatori”, per tranquillizzare lo spogliatoio irritato dai modi di Sarri. Ma non sarebbe giusto dare di questo la colpa a Pirlo, visto che anche i suoi predecessori avevano dovuto sottostare ai capricci di CR7. Semmai si potrebbe imputargli il fatto che la sua Juve sembra molto più Ronaldo-dipendente di quanto già lo fossero le precedenti. Così, se punti tutto su Ronaldo e gli concedi questi privilegi, alla fine resta solo l’imbarazzo. Per il risultato e per il suo campione.