L'artista ha raccontato un momento molto intimo della sua vita, durante l'intervista con Mara Venier. Inoltre Renato Zero ha anche presentato “Zerosettanta - Volume Uno”, il disco che chiude il cerchio della trilogia pubblicata lungo tre mesi con 40 canzoni inedite
Renato Zero è stato ospite a “Domenica n” per presentare “Zerosettanta – Volume Uno”, il disco che chiude il cerchio della trilogia pubblicata lungo tre mesi con 40 canzoni inedite. Durante l’intervista con Mara Venier, l’istrionico artista ha ripercorso alcune fasi salienti della sua carriera e della sua vita privata. La conduttrice del contenitore domenicale di Rai Uno ha chiesto a Renato Zero quale fosse il momento più felice della sua vita.
L’artista ha ricordato un episodio di tanti anni fa quando il padre si è sentito male e si è recato in ospedale per l’ultimo saluto. Quando si è avvicinato a lui, il genitore ha toccato la spallina del maglioncino del figlio, dove c’erano ricamati piccoli oggetti di metalli, d’un colpo il padre lo ha riconosciuto e ha iniziato a parlargli. “Ho avuto l’opportunità di sentirmi in qualche modo in una zona di agio, come di ricevere in qualche modo una grazia. – ha raccontato l’artista – È accaduto quando sono stato un paio di notti al capezzale di mio padre che mi lasciava e lui in quelle due notti di delirio, uscito per una giornata dal coma, mi ha raccontato tutta la sua vita”.
Renato Zero ha ricordato cosa il padre avesse raccontato: “Quando andava a pascolare il gregge, dei suoi genitori. Mi stava inconsapevolmente consegnando la sua vita e non sempre conosciamo la vita dei nostri genitori fino in fondo, non perché non vogliano raccontarcela, ma perché spesso gli oneri non lasciano il tempo necessario per una confidenza tale”. La cosa che è rimasta impressa all’artista è stato il fatto che sembrava che il padre chiacchierasse con i fratelli già morti e con il padre quasi come se lo stessero accogliendo nell’aldilà. “Conoscere un padre così è felicità“, ha concluso Zero.
Infine il cantante ha parlato degli anziani, martoriati dalla pandemia: “Dobbiamo preservare gli anziani. Al di là del Covid dobbiamo sempre tenerli presenti, allontanarli da quella panchina che diventa per loro un capolinea”.