L’Eurogruppo ha approvato la riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). I ministri dell’economia della zona euro, dopo oltre tre ore di discussione, hanno trovato l’accordo sul pacchetto che prevede, tra le varie cose, anche l’anticipo del paracadute (backstop) per il fondo salva-banche comune (SRF): il paracadute sarà in vigore due anni prima rispetto al previsto, cioè dal 2022 invece che dal 2024. L’approvazione della riforma del Mes è “una buona notizia per i cittadini e le imprese”, ha detto il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, “perché irrobustisce l’Unione bancaria” e l’accordo è stato possibile solo perché oggi “le banche europee sono molto più forti di dieci anni fa”, avendo ridotto i rischi.

Il trattato, che ha ricevuto il via libera definitivo, ridisegna gli aiuti tradizionali del Mes (non la linea dedicata alla pandemia nata a marzo), con l’obiettivo di prevenire le crisi. L’intento della riforma, avviata oltre due anni fa, è rafforzare e semplificare l’uso degli strumenti a disposizione del Mes prima del salvataggio di un Paese, ovvero le linee di credito precauzionali, utilizzabili nel caso in cui un Paese venga colpito da uno shock economico e voglia evitare di finire sotto stress sui mercati. La riforma elimina il contestatissimo Memorandum – quello passato alla storia per aver imposto condizioni rigidissime alla Grecia – sostituendolo con una lettera d’intenti che assicura il rispetto delle regole del Patto di stabilità. La riforma affida al Mes anche un altro compito, a tutela dei contribuenti: fornirà un paracadute finanziario (backstop) al fondo salva-banche Srf (il fondo unico di risoluzione europeo alimentato dalle banche stesse), qualora, in casi estremi, dovesse finire le risorse a disposizione per completare i ‘fallimenti ordinati’ delle banche in difficoltà. E’ uno dei tasselli mancanti dell’Unione bancaria che l’Italia aveva fortemente voluto. Grazie alla decisione di oggi entrerà in vigore prima del previsto, cioè nel 2022 invece del 2024.

Per il ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz si tratta di una riforma che “rafforza l’euro e tutto il settore bancario europeo, perché lo rendiamo più robusto contro gli attacchi degli speculatori, e rendiamo il settore bancario più resistente alle crisi e quindi in grado di sostenere l’economia reale”. Scholz sottolinea anche che si continuerà a “ridurre i rischi sui bilanci delle banche”. Ma l’ok all’anticipo del backstop dimostra che per i ministri c’è stata già una significativa riduzione dei rischi bancari, un buon punto di partenza anche per la discussione sull’ultimo pilastro dell’Unione bancaria, cioè lo schema di assicurazione comune sui depositi (Edis). La riforma del Mes dovrà ora essere firmata formalmente da tutti gli Stati aderenti al trattato, cioè quelli della zona euro, e potranno poi partire i procedimenti nazionali di ratifica.

L’Eurogruppo ha discusso per oltre tre ore e l’annuncio dell’Italia che ha aperto la strada al passo avanti: non ci sono stati veti da parte di Roma. La discussione del gruppo è iniziata alle 16.30 di lunedì e, come ha spiegato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, non ha toccato il tema della linea di credito sanitaria, al centro del dibattito politico italiano. La riforma non ha nulla a che vedere, insomma, con i 36 miliardi che si potrebbero prendere a prestito, ad un tasso ridotto rispetto al tradizionale finanziamento tramite titoli di Stato. Nel Movimento 5 stelle, comunque, non sono mancati i malumori e il capo politico reggente Vito Crimi è intervenuto cercando di placare le polemiche: “La riforma del Mes e il suo utilizzo sono due elementi totalmente distinti. Una distinzione chiara e sostanziale”, ha detto. “E, per quanto riguarda l’Italia, il nostro Paese non ha alcuna necessità di farvi ricorso”. Ma nel M5s, il clima rimane molto teso. Da Elio Lannutti a Raphael Raduzzi fino ad Alvise Maniero, da una parte del Movimento arriva, chiara, la contrarietà alla riforma. E’ l’ala più vicina a Di Battista, quella che accusa i vertici del M5s di essersi piegati alla logica del compromesso. E apertamente contro Crimi si è esposto l’europarlamentare Ignazio Corrao: “Parla a titolo personale, Gualtieri negozia senza il mandato di una forza che rappresenta i 2/3 della maggioranza”.

L’obiettivo dell’Eurogruppo, comunque, non era dibattere sulla linea di credito sanitaria, ma introdurre un nuovo tassello per l’Unione bancaria del Vecchio Continente, cioè il backstop (‘l’ultima istanza’) del meccanismo di risoluzione delle banche: esaurite tutte le altre opzioni, la rete di sicurezza arriverà dal Fondo Salva Stati. “E’ una di quelle cose che rafforzerà l’euro”, ha dichiarato il presidente Paschal Donohoe. Una rete di sicurezza potrebbe diventare fondamentale di fronte all’inesorabile contrazione (c’è chi prevede un -8%) del Pil nell’area euro e alla possibilità di una gran crescita di nuovi ‘non-performing loans’ (Npl).

Sulla revisione del Mes i ministri delle Finanze si erano già accordati nel 2018. E ora, in anticipo rispetto alla tabella di marcia, è arrivato il via libera definitivo. Il passo successivo è in programma per gennaio dell’anno prossimo, con la firma di un nuovo trattato che dovrà poi essere ratificato dai Parlamenti nazionali. E l’obiettivo finale che dovrebbe essere raggiunto ad inizio 2022.

Come ricostruito dall’agenzia LaPresse, nella riunione dei ministri, oltre al nodo sul Fondo Salva Stati, si è affrontato anche il dossier Grecia. In una nota diffusa nel primo pomeriggio, si sono lodati i passi avanti fatti da Atene, che è stata invitata a “mantenere, e dove necessario rafforzare, gli sforzi di riforma per sostenere il rilancio economico, migliorando la resilienza e sostenendo l’impegno a migliorare la crescita potenziale sul lungo termine”. Dall’European financial stability facility, in attesa di ulteriori sviluppo dalla Grecia, si dichiarano comunque intenzionati ad approvare trasferimenti per un valore totale di 767 milioni di euro.

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