L'ORA DEI DANNATI - L'ABISSO - 2/3
“L’Inferno non vince se frustra la speranza. Vince solo se ti toglie la capacità di sperare”. Dopo aver intravisto la luce divina in cima al monte del Purgatorio, non si può più tornare indietro nel Limbo. L’unica soluzione è la fuga. Ma come si può fuggire dall’Inferno e dalla sua dannazione eterna? Con tanto coraggio, un pizzico di follia e una speranza mai sopita nell’animo. E così, ritroviamo un inedito Virgilio, proprio lì dove lo aveva lasciato Dante nella Divina Commedia: dopo averlo affidato a Beatrice, il sommo poeta latino è tornato nell’Inferno, con l’unico privilegio di potersi muovere liberamente. Privilegio che si rivela fondamentale per la messa a punto del piano elaborato assieme a Pier delle Vigne, il suicida trasformato in albero per espiare l’ignominia del suo gesto: reclutare un gruppo scelto di dannati – il Conte Ugolino, Filippo Argenti e Bertran de Born – per fuggire dall’Inferno. L’ora dei dannati – L’abisso di Luca Tarenzi (Giunti Editore), è il primo libro di una trilogia che recupera l’universo dantesco per renderlo più attuale e moderno che mai. Gironi, malebolge, anime dannate, le atroci punizioni eterne dettate dalla legge del contrappasso: l’immaginario è quello classico dell’Inferno che tutti ricordiamo dai tempi della scuola, solo che ora la Divina Commedia non è più un supplizio inflitto dal professore. E nemmeno Dante uno un po’ “sballato” che si è fatto un “viaggio mentale”. Eppure l’Inferno in cui si muovono i nostri personaggi è quello che ha scritto lui, preciso identico. Solo che adesso, quell’Inferno, diventa vivo e reale come solo una prosa limpida e affilata può renderlo. Il meccanismo della dannazione eterna diventa un gioco perverso e atroce, impossibile da accettare per la nostra mentalità moderna. E quei dannati, be’, forse non saranno innocenti, ma di sicuro ai nostri occhi diventano vittime. Vittime che si ribellano, antieroi che diventano eroi, protagonisti di una saga epica che potrebbe esser stata scritta da Dante stesso. Ma ci si può davvero fidare di gente condannata all’eterno tormento? Gente come il conte Ugolino, traditore della patria, il “pazzo cannibale” imprigionato nel ghiaccio nell’Antenòra, la seconda zona del IX cerchio, a due passi – letteralmente da Lucifero. O come Filippo Argenti, acerrimo nemico di Dante in vita, l’iracondo, destinato in eterno a essere dilaniato dagli altri iracondi, immersi nel fango del V cerchio. O come Bertran de Born, soldato senza testa e seminatore di discordia. Colui che nel canto ventottesimo pronuncia la sua stessa condanna: “Come io divisi persone così unite, adesso tengo il mio cervello separato dal tronco, così agisce in me il contrappasso”. La legge dell’Inferno è lapidaria: “Lasciate ogni speranza o voi che entrate”, come scrive Dante in uno dei suoi versi più celebri, ma questa combriccola ha riscoperto il significato di questa parola. Perché, tra combattimenti feroci, tradimenti e colpi di scena, questa storia è soprattutto una storia di redenzione. Tutti hanno bisogno di credere in una via d’uscita… persino i dannati, protagonisti di un incredibile finale che lascia il lettore appeso come il loro destino. Lo stile dell’autore è veloce, con suggestioni gotiche e passaggi sincopati di azione pura che tengono con il fiato sospeso. Le descrizioni crude e fin troppo vivide fanno venire i brividi, immergersi nella lettura ha un effetto catartico, le pene dei dannati ci fanno riscoprire le nostre colpe, in un involontario esame di coscienza. Avvincente, vivace, classico ma assolutamente moderno, questo fantasy per ragazzi ci sentiamo di consigliarlo a tutti quegli adulti che ricordano ancora gli strascichi della fascinazione dantesca (complici anche le evocative illustrazioni di Gustave Doré diventate un cult di tutte le edizioni della Divina Commedia). Voto (in trepidante attesa dei prossimi capitoli): 9