Quattro anni di carcere per omicidio stradale. È questa la pena stabilita dal giudice per l’udienza preliminare di Milano, Carlo Ottone De Marchi, nei confronti di Fabio Manduca, l’ultrà napoletano imputato con rito abbreviato per aver travolto e ucciso con il proprio suv Renault Kadjar Daniele Belardinelli, ultrà del Varese morto negli scontri del 26 dicembre 2018, poco lontano dallo stadio di San Siro prima della partita fra Inter e Napoli.

I pm di Milano Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri avevano chiesto 16 anni di carcere per omicidio volontario col cosiddetto ‘dolo eventuale’. Un’impostazione, quest’ultima, che era stata era condivisa dal gip Guido Salvini, che nell’ottobre 2019 aveva ordinato l’arresto del 40enne. E poi anche dal Tribunale del Riesame e infine era stata sostenuta da una consulenza tecnica, richiesta dai pm e firmata da diversi esperti, tra cui la nota anatomopatologa Cristina Cattaneo.

Il giudice ha anche stabilito il ritiro della patente che scatta in automatico con la condanna per omicidio stradale e ha riconosciuto in via provvisionale circa 80mila euro a ciascuna parte civile, ossia la madre, la moglie e la figlia della vittima. Tra 15 giorni saranno rese note le motivazioni della sentenza. Ai domiciliari dal dicembre 2019, secondo l’accusa investì con la sua auto Belardinelli durante la guerriglia di via Novara. Interrogato durante il procedimento, Manduca aveva detto: “Non ho investito nessuno, sono solo fuggito spaventato perché intorno all’auto avevo una trentina di persone. E se ho investito qualcuno, non me ne sono accorto”.

La consulenza aveva sostenuto che Belardinelli aveva assunto cocaina e nella prima fase della guerriglia aveva colpito con un bastone il finestrino di un’auto della carovana dei tifosi napoletani. Cadde per terra, rompendosi una clavicola e a quel punto Manduca (in macchina con altri quattro) schiacciò l’ultrà del Varese. Una circostanza provata, hanno rilevato gli esperti, da una traccia di sigillante trovata sul giubbotto della vittima, che è quello utilizzato dal costruttore per il pianale inferiore del Kadjar.

“La sentenza ha quantomeno dimostrato che non c’era volontarietà nell’azione del Manduca. Effettivamente c’è qualcosa derivante dalla circolazione stradale, poi vedremo se sviluppare l’appello per l’assoluzione definitiva. Le aspettative sono state raggiunte”, commenta Briatico, difensore di Manduca. “Il gup ha riconosciuto attenuanti equivalenti alla contestata recidiva legata ad alcuni precedenti ma non specifici”, ha chiarito l’avvocato Briatico.

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