Ernst Schoepf, il potente presidente del Consorzio dei comuni tirolesi e sindaco di Soelden, si schiera contro un immediato via libera al turismo invernale: "L'inverno è lungo. Anche se partissimo solo a gennaio, avremmo ancora parecchio da fare". Vienna mercoledì deciderà le nuove misure, ma ora sulla data dell'apertura non ci sono certezze. Anche sul fronte italiano c'è chi invoca prudenza. Kompatscher: "Creare le condizioni per poter partire dopo Capodanno". L'Oms ricorda: "Il rischio non è lo sci in sé ma gli aeroporti, i bus, i resort, i rifugi"
“Per il momento né in Austria né in Germania i numeri consentono una riapertura“. A parlare è Ernst Schoepf, il potente presidente del Consorzio dei comuni tirolesi e sindaco di Soelden, uno dei più importanti centri sciistici della zona. Nemmeno l’Austria, la patria dello sci alpino, è convinta che aprire gli impianti già per Natale sia la scelta giusta. Per giorni il governo di Vienna si è opposto all’idea di una chiusura europea, ma ora il fronte di chi chiedeva l’immediato via libera alle vacanze sulla neve si è spaccato. Mercoledì il cancelliere Sebastian Kurz presenterà le misure che regoleranno il turismo invernale, ma sulla data di apertura ancora non ci sono certezze. Eppure l’Austria, insieme alla Svizzera, era proprio uno dei modelli indicati dalle Regioni alpine, che da giorni premono sul governo e ora chiedono di aprire gli impianti già a Natale per gli ospiti degli alberghi e delle seconde case. Anche in Italia, però, non tutti sono sulla stessa linea. “E’ ormai evidente che per l’avvio della stagione sciistica attualmente mancano tutti i presupposti. Dobbiamo lavorare tutti assieme per creare le condizioni per poter partire dopo Capodanno. Per questo motivo chiediamo i ristori per tutti i settori colpiti dallo stop”, ha detto all’Ansa il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher.
Se in Svizzera gli impianti sono aperti, la vicina Austria punta sullo screening di massa – in programma dal 4 dicembre – per sperare di far ripartire la sua economia e quindi aprire la stagione sciistica. Qualcuno però si ricorda cosa accade a marzo nella popolare località sciistica di Ischgl, teatro del primo grande focolaio europeo di Covid. Tra questi c’è appunto Ernst Schoepf, presidente del Consorzio dei comuni tirolesi, di cui Ischgl fa parte. Schoepf è rappresentate di un territorio che ha un’economia legata a doppio filo con lo sci e il suo indotto. Inoltre, è membro del Partito popolare austriaco (Övp), lo stesso del cancelliere Kurz. In un’intervista alla Tiroler Tageszeitung, mette in guardia da una decisione affrettata. L’obiettivo, ribadisce, è evitare una terza ondata: “L’inverno è lungo. Siamo solo all’inizio. Anche se partissimo solo a gennaio, avremmo ancora parecchio da fare. Per il momento né in Austria né in Germania i numeri consentono una riapertura”, spiega il sindaco di Soelden. Che ricorda anche un altro aspetto: “Il 70% dei nostri clienti proviene da paesi che attualmente sconsigliano viaggi verso l’Austria. Non tutti gli albergatori vogliono aprire”. Neanche la ripresa dello sci su larga scala solo per i residenti convince Schoepf: “Non ogni impianto deve essere in funzione“, commenta.
Proprio gli spostamenti dei turisti sono infatti uno dei principali problemi legati allo sci e alle vacanze invernali. “Il rischio non è lo sci in sé ma gli aeroporti, i bus, i resort, i rifugi dove le persone si riuniscono in grandi numeri”, ha infatti sottolineato anche il capo delle emergenze dell’Oms, Mike Ryan, nel consueto briefing sul coronavirus. “Non dovremo ridurre il problema allo sci: i governi devono considerare che ogni attività che implica grosse masse di persone che si muovono deve essere gestita con cura e con un approccio di riduzione del rischio”, ha spiegato Ryan. Eppure le Regioni alpine hanno presentato al governo una proposta di mediazione che prevede durante le vacanze di Natale “la possibilità di sciare solo per chi pernotta almeno una notte nelle diverse destinazioni o per chi possiede o affitta una seconda casa nelle zone sciistiche”.
La proposta è firmata dagli assessori al Turismo di Veneto, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Bolzano e Trento. Inoltre, è stata condivisa anche dall’Abruzzo. Di fatto Kompatscher sembra averla però già sconfessata, mentre il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha spiegato: “Ben venga questo documento perché c’è interesse, ma non è la proposta della Regione per gli impianti di sci, per i quali ho avanzato un parere e aspetto ora che ci dicano cosa vogliono fare con gli assembramenti“. Il documento prevede di “concedere lo skipass a chi ha pernottato in una struttura ricettiva e a chi possiede o prende in affitto una seconda casa”, perché “consente di controllare al meglio l’afflusso all’impianto sciistico”.
“La soluzione che proponiamo al governo Conte – proseguono gli assessori – permette di avviare la stagione invernale con gradualità, in questo modo si potranno applicare i protocolli di sicurezza che abbiamo approvato lunedì scorso e metterli alla prova”. Permettere la mobilità regionale durante le festività è, sostengono le aree alpine, un requisito necessario per il settore: “Se il Comitato Tecnico Scientifico e il governo intendono vietarla per evitare feste e momenti di aggregazione, consentano perlomeno la mobilità tra Regioni per chi ha prenotato in una struttura ricettiva almeno una notte”. Sabato il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, in conferenza stampa sull’analisi dei dati del Monitoraggio Regionale della Cabina di Regia ha spiegato: “Nessuno sottovaluta l’impatto di una chiusura delle attività sciistiche, però i numeri attuali non rendono compatibile una ipotesi di riapertura perchè vorrebbe dire esporre tutto il paese a una ripresa della curva epidemica“.