Jean Pierre Mustier si avvia all’uscita da Unicredit. A valle di una giornata di indiscrezioni e conseguenti crolli in Borsa (-4,96% la chiusura di lunedì 30 novembre), il banchiere francese che ha guidato il secondo istituto di credito italiano negli ultimi quattro anni ha fatto chiarezza: ad aprile 2021, termine dell’attuale mandato, dismetterà la casacca di amministratore delegato.
Salvo l’assenza di un successore, unico motivo per cui è disponibile a prolungare la sua presenza in cima alla torre di piazzale Gae Aulenti a Milano, dove era approdato nel 2016 in seguito all’uscita di Federico Ghizzoni. Anche lui andatosene abbastanza rapidamente quattro anni fa – com’è ormai usanza della casa, anche senza contare la burrascosa uscita di Alessandro Profumo del 2010 – dopo aver preso atto della volontà degli azionisti di determinare un cambio di passo nelle strategie della banca e, dunque, della necessità di individuare una nuova figura che potesse farsi interprete di questa volontà.
Analogamente Mustier, che non è certo un novellino dell’italica diplomazia, ha sottolineato come nel corso degli ultimi mesi “è emerso che la strategia del Piano Team 23 e i suoi pilastri fondanti non sono più in linea con l’attuale visione del Consiglio di Amministrazione” e così ha deciso di lasciare a fine mandato “in modo da consentire al Consiglio di definire la strategia futura“. Futuro che non a caso fa rima con Pier Carlo Padoan, “fresco” di designazione alla presidenza, come sottolinea la nota dell’istituto che ha annunciato le dimissioni di Mustier e dove si legge che con l’arrivo del 70enne ex ministro del Tesoro sulla scena, “è ora possibile avviare i lavori sulla futura composizione del Consiglio di Amministrazione”.
Inevitabili a questo punto i richiami ai diffusi retroscena che a vario titolo collegano l’uscita del rampante francese, con l’arrivo sulla scena dell’economista prestato alla politica di area dalemiana, che per la presidenza di Unicredit ha lasciato il Parlamento, dove era stato mandato dai senesi nel 2018. Già, Siena, la città della banca più antica del mondo e più disastrata d’Italia, il Monte dei Paschi, che lo stesso Padoan da ministro quattro anni fa aveva salvato mettendola sotto l’ala dello Stato. E che ora lo Stato, nella persona di un altro ministro del Tesoro caro a Massimo D’Alema, Roberto Gualtieri, avrebbe fretta di restituire al mercato.
Se solo qualcuno volesse comprarla. Qualcuno come Unicredit, per esempio. Ma chi, come Mustier, aveva una visione d’insieme delle forze e delle debolezze dei due istituti, stava ponendo delle condizioni ben precise per andare a nozze. Non a caso nel giorno dei rumor sulla sua uscita, il titolo del Montepaschi ha fatto un balzo in senso inverso a quello di Unicredit, guadagnando oltre il 3 per cento.