Dopo 9 mesi di chiusura delle strutture, un documento dei direttori generali del dicastero di Speranza avvia una sorta di riapertura generalizzata invitando le direzioni sanitarie a predisporre un "piano dettagliato per assicurare la possibilità di visite in presenza e contatti a distanza in favore degli ospiti". Tra le indicazioni elencate, i test antigenici all'ingresso sono gli strumenti raccomandati in aggiunta a protocolli di massima sicurezza, oltre a una profusione di dispositivi di protezione individuale e formazione
“Poiché l’isolamento sociale e la solitudine rappresentano motivo di sofferenza e importanti fattori di rischio nella popolazione anziana per la sopravvivenza … devono essere assicurate le visite dei parenti e dei volontari per evitare le conseguenze di un troppo severo isolamento sulla salute degli ospiti delle residenze” per anziani. In piena sicurezza e con l’ausilio di tamponi rapidi antigenici per lo screening dei contagi da Coivd 19.
A sostenerlo è il ministero della Salute in un documento datato 30 novembre 2020, firmato dai direttori generali Andrea Urbani e Giovanni Rezza e intitolato “Disposizioni per l’accesso dei visitatori a strutture residenziali socioassistenziali, sociosanitarie e hospice e indicazioni per i nuovi ingressi nell’evenienza di assistiti positivi nella struttura”.
Il testo, che in 7 pagine accorcia azzerandola la distanza siderale che si era creata sul delicatissimo tema in questi 9 mesi di pandemia durante la quale ogni responsabilità era stata scaricata sulle spalle dei singoli direttori sanitari delle strutture, ripercorre i passaggi che hanno portato alla chiusura delle case dei più fragili e mette nero su bianco il paradosso dell’effetto collaterale delle misure anti-Covid sulla popolazione più esposta al virus: le limitazioni agli accessi nelle Rsa, negli hospice e nelle strutture riabilitative e residenziali per anziani determinate dalla pandemia da Covid 19 “hanno determinato una riduzione dell’interazione tra gli individui e un impoverimento delle relazioni socioaffettive che, in una popolazione fragile e in larga misura cognitivamente instabile, possono favorire l’ulteriore decadimento psicoemotivo determinando poi un aumentato rischio di peggioramento di patologie di tipo organico”.
Per questo motivo la Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana ha formulato delle proposte sulla ripresa “in sicurezza” di visite “e contatti” presso gli anziani ospiti di strutture residenziali, sulla base dell’assunto che le attività socio-relazionali all’interno delle strutture siano necessarie tanto “quanto quelle sanitarie”.
Di conseguenza, il ministero ha elaborato una lista di chiarimenti e indicazioni che, tenendo conto delle linee guida dell’Istituto superiore di sanità sulla prevenzione dei contagi da Covid nella popolazione più fragile, garantiscano “il pieno accesso in sicurezza di parenti e visitatori presso le strutture”. Ferme restando, ovviamente, “le specifiche disposizioni adottate nel rispetto della propria autonomia, esercitabile anche attraverso l’adozione di protocolli di sicurezza specifici“, come spiega il documento. Che precisa come tali indicazioni siano “valide nell’attuale contesto di diffusa circolazione del virus”.
La prima è appunto che le porte delle strutture devono essere aperte a parenti e volontari per arginare depressione, ansia e decadimento cognitivo. Le visite devono essere effettuate “in sicurezza tramite adeguati dispositivi di protezione e adeguate condizioni ambientali”. In secondo luogo tutte le strutture residenziali devono approntare adeguate misure per ché “ad ogni ospite sia data facoltà di collegarsi regolarmente in modalità digitale con i propri congiunti e amici”.
Terzo, sempre nella massima sicurezza, è necessario riprendere le attività sanitarie e sociosanitarie che sono state eventualmente sospese: fisioterapia, logopedia, terapia occupazionale e “deve essere facilitato – previa adeguata informazione/formazione sul rischio e sulle misure da attuare per mitigarlo – l’apporto degli assistenti sociali, assistenti personali e del volontariato, in considerazione del contributo da essi fornito agli ospiti in termini di mantenimento delle abilità fisiche e socio relazionali”.
Il ministero, poi, invita le direzioni sanitarie a predisporre un “piano dettagliato per assicurare la possibilità di visite in presenza e contatti a distanza in favore degli ospiti delle strutture”. In particolare “si sollecitano soluzioni tipo ‘sala degli abbracci‘ dove un contatto fisico sicuro può arrecare beneficio agli ospiti in generale e a quelli cognitivamente deboli in particolare”.
Sempre fermi restando i protocolli improntati alla massima sicurezza di ospiti, lavoratori, volontari e visitatori. Per favorire la quale il ministero “raccomanda di promuovere strategie di screening immediato, tramite la possibilità di esecuzione di test antigenici rapidi ai familiari/parenti/visitatori degli assistiti”. I tamponi rapidi, è il suggerimento, possono essere fatti direttamente in loco e costituire il lasciapassare sempre subordinato al rispetto dei protocolli definiti dalla direzione della struttura. Si raccomanda quindi l’utilizzo di test validati che non prescindono da tutte le altre precauzioni da prendere in linea con i canoni dell’Istituto superiore di sanità.
A proposito di screening, poi, il ministero raccomanda che per l’inserimento di nuovi ospiti e il monitoraggio del personale vengano invece utilizzati i test molecolari che sono più adatti a tutelare la comunità. Resta inteso che in caso focolai in struttura, le visite andranno sospese, salvo valutazioni particolari delle direzioni. Lo stesso vale l’inserimento di nuovi ospiti di cui si raccomanda la sospensione fino alla risoluzione del focolaio. A meno che in struttura non ci siano aree covid e non covid “completamente separate e con staff differenziato“.
Capitolo a parte gli hospice dove la visita in situazioni di fine vita – già prevista per le Rsa – deve essere applicata più possibile, seppure limitando al massimo il numero delle persone autorizzate e osservando tutte le precauzioni necessarie. Va inoltre considerata la possibilità di autorizzare l’assistenza spirituale se non disponibile per via telematica. Il documento si chiude con la raccomandazione di attuare “tutte le misure di prevenzione delle infezioni e di programmazione e la gestione delle visite di cui all’ultimo Rapporto Iss in merito (n. 4 del 2020), con particolare attenzione all’organizzazione necessaria per prevenire l’ingresso di casi Covid (sospetti, probabili o confermati) nelle strutture residenziali. Raccomandata anche la formazione specifica del personale e la vigilanza del rispetto delle misure igieniche e di prevenzione da parte di operatori, volontari, ospiti e visitatori.