“Le case farmaceutiche stanno sfruttando la drammatica situazione sanitaria che esiste nei Paesi in via di sviluppo, come nel Sudafrica, per scaricare sulle medicine prezzi esorbitanti che vanno al di là della normale capacità di spesa dei governi e dei malati. Questo comportamento è totalmente sbagliato e deve essere condannato con ogni mezzo”.
Era il 19 aprile 2001 quando Nelson Mandela, presidente di un Paese devastato dall’Aids, pronunciò queste parole; quel giorno 39 multinazionali farmaceutiche ritirarono la causa contro il governo sudafricano accusato di non aver rispettato le regole sui brevetti stabiliti dagli accordi TRIPs dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), che prevedono la durata ventennale del copyright sui farmaci.
Oggi, a quasi vent’anni di distanza da quella parziale vittoria ottenuta da Mandela, il mondo si trova nella medesima situazione. Un’ altra pandemia ha già provocato quasi 1,5 milioni di morti, i farmaci disponibili sono ancora pochi e solo parzialmente efficaci, la ricerca sia per i farmaci che per i vaccini è completamente nelle mani delle multinazionali private che potranno stabilire unilateralmente i prezzi.
L’appello lanciato da India e Sudafrica all’Omc affinché i farmaci e i vaccini che diventeranno disponibili contro il Covid non siano brevettati, pur prevedendo un adeguato risarcimento per i produttori, non è stato sostenuto dall’Unione Europea, né da alcun’altra potenza mondiale ed è rimasto inascoltato. I Paesi europei e gli Usa hanno preferito correre alla coorte di Big Pharma e stanziare enormi cifre di denaro pubblico per prenotare, in concorrenza l’uno con l’altro, il maggior numero di dosi di vaccino possibile.
Quando i farmaci e/o i vaccini arriveranno, noi faremo la coda per pagare prezzi altissimi pur avendo contribuito a finanziare la ricerca; altri miliardi di persone nel sud del mondo resteranno senza medicine e vaccini, mentre poche centinaia di persone moltiplicheranno i loro patrimoni miliardari dopo aver giocato sulla nostra vita nel mercato finanziario.
“Diritto alla cura – Right2cure” è il nome dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (Ice) che una decina di ricercatori e attivisti di differenti Paesi dell’Unione Europea, tra i quali il sottoscritto, hanno lanciato il 30 novembre, alla vigilia del 1° dicembre – giornata mondiale di lotta all’Aids – proprio per stabilire un ponte ideale con le lotte sostenute in tutto il mondo per l’accesso alle terapie contro l’Hiv.
L’Ice è uno strumento istituzionale dell’Unione Europea, entrato in vigore dal 1° aprile 2012, che dà la possibilità ai cittadini di esprimere con maggior forza la propria opinione; raccogliendo un milione di firme nei Paesi dell’Ue, i firmatari impegnano la Commissione europea a presentare una proposta finalizzata a modificare delle norme in vigore e/o a introdurne di nuove.
“Non dovrebbe esserci alcun utile sulle pandemie. Vogliamo un vaccino e un trattamento per tutti, perché di fronte a una pandemia tutti hanno diritto a una cura. Una minaccia collettiva richiede una risposta collettiva… I diritti di proprietà intellettuale, come i brevetti, non dovrebbero limitare il rapido accesso a vaccini e trattamenti per tutti”.
Così recita il testo che abbiamo consegnato alla Commissione per lanciare la raccolta di firme; l’obiettivo è chiaro: “Vogliamo garantire che l’accesso alla diagnostica, alle terapie e ai vaccini correlati a Covid-19 non venga ostacolato da diritti di proprietà intellettuale o analoghe indebite restrizioni. Le grandi aziende farmaceutiche non devono trarre profitto da questa pandemia a scapito della salute delle persone”.
Non chiediamo l’impossibile e nemmeno qualcosa di completamente nuovo, ad esempio il dottor Jonas Salk ha collocato il suo vaccino antipolio sul mercato senza alcun brevetto, un bene pubblico mondiale, liberamente accessibile a tutti. L’Ue deve anteporre la salute pubblica al profitto privato; può farlo con provvedimenti destinati a ridurre e a modificare l’impatto dei brevetti sia all’interno all’Unione, sia nei rapporti commerciali tra l’Ue e gli altri Paesi, sia impegnandosi nel Omc a modificare gli accordi TRIPs.
La campagna si realizza per via telematica, l’obiettivo è la raccolta di un milione di firme in tutta l’Unione, le regole prevedono che questo debba avvenire entro un anno.
Ho chiesto a personalità del mondo scientifico e della società civile attive nella difesa dei diritti umani e nella tutela della salute di formare un comitato promotore che inviti tutte le associazioni, le forze sociali e ogni realtà collettiva a sostenere questa iniziativa aderendo ad un costituendo comitato nazionale per il diritto alla cura. I componenti del comitato promotore oltre al sottoscritto, firmatario dell’Ice presso la Commissione europea – sono: Silvio Garattini, Gino Strada, don Luigi Ciotti, Maria Bonafede, Riccardo Petrella e Raffaella Bolini, Monica Di Sisto, Roberto Morea e Marco Bersani, attivisti impegnati in molteplici campagne in difesa dei diritti.
Invitato internazionale d’onore: Franco Cavalli, oncologo, già presidente dell’Unione internazionale contro il cancro, Svizzera.
La speranza è quella non solo di riuscire a raggiungere il milione di firme, ma anche di raggiungere tale obiettivo in un tempo inferiore a quello istituzionalmente previsto.