Speravo che la necessità del distanziamento e l’impossibilità di tornare in “classi pollaio” dessero una spinta all’outdoor education e rivoluzionassero in positivo tutta la scuola. A malincuore, mi devo ricredere. In questi mesi, nelle scuole che sono rimaste aperte (a singhiozzo, tra una quarantena e un tampone), sono state imposte regole via via sempre più rigide, che hanno snaturato lo stesso ruolo pedagogico della scuola (nonostante la buona volontà degli insegnanti, per rasserenare i bambini).
Il Ministero poteva rivedere la didattica, imporre un limite minimo di ore settimanali in outdoor education, con lezioni all’aperto e passeggiate nei parchi urbani o in campagna; far ruotare piccoli gruppi, chi la mattina chi il pomeriggio; diluire il calendario scolastico con più pause; far fare vacanze più frequenti in inverno e recuperare a giugno, all’aperto.
Basterebbe guardare i paesi che stanno tenendo la scuola aperta: l’outdoor education è molto diffusa nel Nord Europa e il calendario è più diluito. In Francia la scuola è chiusa mercoledì, sabato e domenica e si rispetta il principio di alternanza (2 settimane di vacanze ogni 7 settimane di scuola), si inizia a inizio settembre e si finisce a fine giugno. In questo modo il carico di ore è meno pressante d’inverno.
Da noi è rimasto tutto come era, soltanto… tutto ancora più rigido, statico, frontale, e pieno di regole: fino a 8 ore quasi unicamente chiusi in classe, con lo stesso numero di bambini, seduti in banchi distanziati (e guai a muovere il banco!), seduti per la stragrande maggioranza del tempo, con mascherina tutto il tempo (da togliere solo quei pochi minuti per mangiare). Ci sono certo delle meravigliose eccezioni, come la Rete delle scuole all’aperto, ma restano ancora troppo residuali rispetto alla maggioranza, soprattutto per primarie e medie.
Sull’uso della mascherina tutto il tempo hanno protestato anche il Garante dei diritti infanzia di Trento, il Garante della regione Toscana e della Liguria, sottolineando le ripercussioni negative fisiche e psicologiche e chiedendo maggiore flessibilità e tolleranza. Sicuramente molto dipende anche dalla flessibilità dei docenti, ma non si può far ricadere tutto sulle loro spalle.
Da mesi a scuola sono limitati/vietati i lavori di gruppo, è pressoché vietato correre, si privilegiano giochi “statici”. Tante piccole gite annullate, tante esperienze di outodoor annullate, non perché fosse totalmente vietato ma perché molti dirigenti, per eccesso di zelo, hanno preferito restare “sul sicuro”.
Molte scuole sono senza cortile e i bambini non possono mai uscire per sgranchirsi un po’ le gambe. A volte i cortili sono troppo piccoli e per rispettare il distanziamento scende solo una classe al giorno, così si esce una volta a settimana se va bene. Mentre in Italia la sedentarietà e l’obesità sono un’epidemia (un bambino su tre è sovrappeso), l’attività fisica a scuola è ridotta ai minimi termini, in varie regioni vietata.
Non ci si può consolare neppure col fatto che i bambini si muovono andando a scuola. Macché. In Europa forse, ma non da noi. Da noi si muovono le auto. In Italia i ragazzini sono accompagnati nella stragrande maggioranza dei casi da genitori/nonni motorizzati. In pratica i bambini non si muovono né prima né durante, né dopo la scuola. Lo Stato poteva fare campagne di sensibilizzazione per spingere i bambini ad andare a scuola in bici, investire e rendere obbligatoria la realizzazione delle strade e piazzali scolastiche (liberi dalle auto). Ma non lo ha fatto.
I politici si riempiono la bocca dicendo che la scuola è la loro priorità. Ma quale scuola? Le 4 mura e le aule, i banchi e le sedie? Solo quella è scuola? Solo quell’edificio deve restare aperto chiudendosi come un carcere al mondo circostante e sacrificando i diritti naturali dei bambini? Una società non può basarsi solo sulle esigenze degli adulti produttivi, dei genitori lavoratori.
Stiamo attenti perché questo tipo di scuola rischia di allontanare chi non regge questi ritmi, soffocare la creatività, impedire la socializzazione, aggravare l’iperattività (che come una pentola a pressione dovrà sfogarsi). Le scuole primarie e medie andavano riorganizzate, e non è stato fatto, neppure con tanti mesi di tempo, a fronte di questa crisi epocale. Così come bisognava implementare i trasporti pubblici, aumentare le corse, ma neppure quello è stato fatto, e si è risolto lasciando i ragazzi delle superiori a casa a fare la Dad tutto il tempo.
Don Milani nella sua scuola popolare aiutava i ragazzi ad apprendere da ogni cosa che l’ambiente dava loro e spesso si trovavano sotto a un albero a far lezione. Nella scuola esperienziale, come quella messa in pratica da grandi dirigenti come Maria De Biase, si impara anche facendo e camminando, coltivando e cucinando, facendo scienze nell’orto.
Ma quante scuole hanno un orto, quante scuole fanno passeggiate almeno 2 o 3 volte alla settimana? Non dovrebbe essere obbligatorio, parte della didattica? Lo Stato non dovrebbe investire risorse affinché questo sia possibile dappertutto? Proviamo a ripensare la scuola, non è troppo tardi.
Linda Maggiori
Blogger e scrittrice impegnata nella difesa dell'ambiente
Scuola - 1 Dicembre 2020
Meglio una scuola chiusa o aperta? Io dico: meglio all’aperto
Speravo che la necessità del distanziamento e l’impossibilità di tornare in “classi pollaio” dessero una spinta all’outdoor education e rivoluzionassero in positivo tutta la scuola. A malincuore, mi devo ricredere. In questi mesi, nelle scuole che sono rimaste aperte (a singhiozzo, tra una quarantena e un tampone), sono state imposte regole via via sempre più rigide, che hanno snaturato lo stesso ruolo pedagogico della scuola (nonostante la buona volontà degli insegnanti, per rasserenare i bambini).
Il Ministero poteva rivedere la didattica, imporre un limite minimo di ore settimanali in outdoor education, con lezioni all’aperto e passeggiate nei parchi urbani o in campagna; far ruotare piccoli gruppi, chi la mattina chi il pomeriggio; diluire il calendario scolastico con più pause; far fare vacanze più frequenti in inverno e recuperare a giugno, all’aperto.
Basterebbe guardare i paesi che stanno tenendo la scuola aperta: l’outdoor education è molto diffusa nel Nord Europa e il calendario è più diluito. In Francia la scuola è chiusa mercoledì, sabato e domenica e si rispetta il principio di alternanza (2 settimane di vacanze ogni 7 settimane di scuola), si inizia a inizio settembre e si finisce a fine giugno. In questo modo il carico di ore è meno pressante d’inverno.
Da noi è rimasto tutto come era, soltanto… tutto ancora più rigido, statico, frontale, e pieno di regole: fino a 8 ore quasi unicamente chiusi in classe, con lo stesso numero di bambini, seduti in banchi distanziati (e guai a muovere il banco!), seduti per la stragrande maggioranza del tempo, con mascherina tutto il tempo (da togliere solo quei pochi minuti per mangiare). Ci sono certo delle meravigliose eccezioni, come la Rete delle scuole all’aperto, ma restano ancora troppo residuali rispetto alla maggioranza, soprattutto per primarie e medie.
Sull’uso della mascherina tutto il tempo hanno protestato anche il Garante dei diritti infanzia di Trento, il Garante della regione Toscana e della Liguria, sottolineando le ripercussioni negative fisiche e psicologiche e chiedendo maggiore flessibilità e tolleranza. Sicuramente molto dipende anche dalla flessibilità dei docenti, ma non si può far ricadere tutto sulle loro spalle.
Da mesi a scuola sono limitati/vietati i lavori di gruppo, è pressoché vietato correre, si privilegiano giochi “statici”. Tante piccole gite annullate, tante esperienze di outodoor annullate, non perché fosse totalmente vietato ma perché molti dirigenti, per eccesso di zelo, hanno preferito restare “sul sicuro”.
Molte scuole sono senza cortile e i bambini non possono mai uscire per sgranchirsi un po’ le gambe. A volte i cortili sono troppo piccoli e per rispettare il distanziamento scende solo una classe al giorno, così si esce una volta a settimana se va bene. Mentre in Italia la sedentarietà e l’obesità sono un’epidemia (un bambino su tre è sovrappeso), l’attività fisica a scuola è ridotta ai minimi termini, in varie regioni vietata.
Non ci si può consolare neppure col fatto che i bambini si muovono andando a scuola. Macché. In Europa forse, ma non da noi. Da noi si muovono le auto. In Italia i ragazzini sono accompagnati nella stragrande maggioranza dei casi da genitori/nonni motorizzati. In pratica i bambini non si muovono né prima né durante, né dopo la scuola. Lo Stato poteva fare campagne di sensibilizzazione per spingere i bambini ad andare a scuola in bici, investire e rendere obbligatoria la realizzazione delle strade e piazzali scolastiche (liberi dalle auto). Ma non lo ha fatto.
I politici si riempiono la bocca dicendo che la scuola è la loro priorità. Ma quale scuola? Le 4 mura e le aule, i banchi e le sedie? Solo quella è scuola? Solo quell’edificio deve restare aperto chiudendosi come un carcere al mondo circostante e sacrificando i diritti naturali dei bambini? Una società non può basarsi solo sulle esigenze degli adulti produttivi, dei genitori lavoratori.
Stiamo attenti perché questo tipo di scuola rischia di allontanare chi non regge questi ritmi, soffocare la creatività, impedire la socializzazione, aggravare l’iperattività (che come una pentola a pressione dovrà sfogarsi). Le scuole primarie e medie andavano riorganizzate, e non è stato fatto, neppure con tanti mesi di tempo, a fronte di questa crisi epocale. Così come bisognava implementare i trasporti pubblici, aumentare le corse, ma neppure quello è stato fatto, e si è risolto lasciando i ragazzi delle superiori a casa a fare la Dad tutto il tempo.
Don Milani nella sua scuola popolare aiutava i ragazzi ad apprendere da ogni cosa che l’ambiente dava loro e spesso si trovavano sotto a un albero a far lezione. Nella scuola esperienziale, come quella messa in pratica da grandi dirigenti come Maria De Biase, si impara anche facendo e camminando, coltivando e cucinando, facendo scienze nell’orto.
Ma quante scuole hanno un orto, quante scuole fanno passeggiate almeno 2 o 3 volte alla settimana? Non dovrebbe essere obbligatorio, parte della didattica? Lo Stato non dovrebbe investire risorse affinché questo sia possibile dappertutto? Proviamo a ripensare la scuola, non è troppo tardi.
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Scuola, per il rientro spunta l’ipotesi prefetti: a loro il compito di coordinare i trasporti e gestire gli ingressi scaglionati in classe
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Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - In occasione di Didacta 2025 a Firenze, l'evento di riferimento per la formazione e l'innovazione nel settore scolastico, Acer ha ribadito il proprio impegno nel supportare l'evoluzione della didattica attraverso soluzioni tecnologiche all'avanguardia. La partecipazione dell'azienda alla fiera ha offerto l'opportunità di presentare le ultime novità in termini di prodotti e servizi, con un focus particolare su prestazioni, sicurezza, intelligenza artificiale e design.
"La presenza di Acer a Didacta sottolinea l'importanza del settore education, un ambito in cui siamo orgogliosamente leader di mercato," ha dichiarato Angelo D'Ambrosio, General Manager di Acer South Europe. "Didacta rappresenta un'occasione fondamentale per incontrare docenti, studenti e rivenditori specializzati nel mondo scolastico. In questa sede, presenteremo le nostre più recenti innovazioni di prodotto, caratterizzate da prestazioni elevate, sicurezza, funzionalità di IA e design robusto. Queste caratteristiche sono indispensabili per una didattica innovativa ed efficace."
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - È già un caso che un condannato, sia pur in primo grado, occupi un ruolo di sottosegretario alla Giustizia, ma ora le parole di Delmastro pongono un problema serio al Governo e al Paese intero. Dall’interno viene criticata una delle pessime riforme portate avanti con protervia dalla maggioranza. Come fa a restare al suo posto? Cosa dice la premier Meloni? Le parole di Delmastro sono gravi anche perché ci fanno conoscere le vere intenzioni del Governo, quelle che andiamo denunciando da mesi: assoggettare il potere giudiziario al controllo dell’Esecutivo. E questo è inaccettabile. Dopo la smentita che non smentisce, la registrazione dell’intervista, Meloni deve pretendere che Delmastro lasci l’incarico". Lo afferma Così Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Giovedì prossimo 20 marzo, alle ore 9, avrà luogo alla Camera l'informativa urgente del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, sui recenti eventi sismici che hanno colpito l'area dei Campi Flegrei e sullo stato di attuazione degli interventi per la popolazione.
Milano, 14 mar. (Adnkronos) - Il Dna di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, indagato per l'omicidio del 13 agosto 2007 a Garlasco, va confrontato con il Dna trovato "sotto le unghie della vittima e con le ulteriori tracce di natura biologica rinvenute sulla scena del crimine". E' quanto ha disposto, con un provvedimento del 6 marzo scorso, la giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli che ha autorizzato il prelievo coattivo della traccia biologica dell'indagato effettuato ieri.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Domani, alle ore 11:30, a Roma, nell’Europa Experience-David Sassoli (piazza Venezia, 6), si svolgerà l’incontro con i promotori dell’appello (che ha superato le 5mila adesioni) “Per un’Europa libera e forte”, lanciato dalla vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno. L’appello, si legge nel testo, “nasce dall’urgenza invariata che il Manifesto di Ventotene tracciò durante il secondo conflitto mondiale, per un’Europa federale e per un nuovo europeismo in difesa delle democrazie liberali e delle libertà dei popoli”.
Previsti, tra gli altri, gli interventi di Carlo Calenda, segretario di Azione; Riccardo Magi, segretario di Più Europa; Benedetto Della Vedova, deputato di Più Europa; Ivan Scalfarotto, responsabile Esteri di Italia viva; Christian Rocca, direttore de 'Linkiesta'; Nathalie Tocci e Nona Mikhelidze, dell’Istituto affari internazionali; Piero Fassino, deputato Pd; Alessandro Sterpa, professore dell’Università degli Studi della Tuscia; Sofia Ventura, professoressa dell’Università di Bologna; Vittorio Emanuele Parsi, professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; Angelo Chiorazzo, vicepresidente del Consiglio regionale della Basilicata; Stefano Ceccanti, professore dell'Università 'La Sapienza' di Roma; Giorgio Gori, eurodeputato Pd; Roberto Castaldi, politologo; Guy Verhofstadt, già Primo ministro del Belgio.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Nei Porti di Roma e del Lazio, il 2024 mette in luce un mercato delle crociere “fiorente”: sono 3.459.238 i crocieristi transitati nel corso dell’anno a Civitavecchia, in aumento del 4,3% rispetto allo stesso periodo del 2023; cifra che, stando alle previsioni, aumenterà di un ulteriore 2,8% alla fine dell’anno in corso. Lo riferisce l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, evidenziando che il nuovo record assoluto delle crociere traina anche il traffico totale dei passeggeri (crociere e autostrade del mare) che sfonda il muro dei 5 milioni (5.005.142).
Per quanto riguarda il settore delle merci, il network dei Porti di Roma e del Lazio, con un totale complessivo di poco più di 13 milioni di tonnellate di merci movimentate, registra una diminuzione pari al 6,5% (-905.333 tonnellate), legata – spiega l’Autorità – al calo delle merci solide del porto di Civitavecchia (-17,2%), in particolar modo al carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord, ormai prossima alla chiusura in vista del previsto phase out di fine anno e dove, negli ultimi dodici mesi, si sono sbarcate poco più di 100 mila tonnellate.
“Il grosso della perdita di quasi un milione di tonnellate è imputabile, principalmente, alla chiusura della centrale a carbone Enel e a scelte nazionali e di sistema prese negli ultimi 10 anni che vanno ben oltre le nostre competenze e che sono state imposte all’Autorità e che sono, anche, fuori dalla facoltà di ogni singolo operatore di compensare questa perdita”, fa presente infatti il Commissario Straordinario dell’Adsp, Pino Musolino, assicurando che però “il sistema nel complesso comunque tiene, con dati molto significativi e importanti nei porti di Fiumicino e Gaeta soprattutto nelle rinfuse e a Civitavecchia i dati in generale sono positivi e confortanti, tenuto conto delle due importanti crisi che hanno attraversato il Mediterraneo nel 2024, vedendoci allineati alle stime di traffico della stragrande maggioranza dei porti italiani e mediterranei. Restiamo comunque vigili e monitoriamo la questione di Torre Valdaliga Nord – conclude Musolino – che rappresenta una ferita importante e un grande limite alla pianificazione e alla possibilità di fare dei ragionamenti concreti per il prossimo futuro rispetto al nostro sistema portuale”.
Si conferma il trend di crescita dei crocieristi imbarcati e sbarcati nel porto di Roma (+5,7%) che continua a caratterizzarsi sempre più come “home port”. In aumento anche il numero degli accosti delle città galleggianti che, con un totale di 841, crescono di 32 unità (+4%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E si registra un incremento percentuale, rispetto al 2023, delle altre categorie di rinfuse solide nel porto di Civitavecchia: la categoria dei “prodotti metallurgici, minerali di ferro…”, cresce del 54% per un totale di 546.990 tonnellate movimentate (+191.766), mentre è pari al 198,6% l’incremento della categoria “minerali grezzi, cementi e calci” che movimenta 175.991 tonnellate totali (+117.060 rispetto al 2023). In crescita anche le rinfuse liquide (+15,6%; +161.474), per un totale di 1.194.688 tonnellate.
Nella categoria “automezzi”, si segnala la crescita dell’8,3% (+15.390) delle “auto in polizza” per un totale di 200.969 auto movimentate. Segnali positivi dal porto di Fiumicino che registra un costante aumento (+10,6%) del traffico complessivo, costituito essenzialmente dai prodotti raffinati che servono l’aeroporto “Leonardo da Vinci” di Fiumicino, che superano i 3,4 milioni di tonnellate totali (3.414.153). Nel porto di Gaeta si evidenzia l'incremento del 17,8% delle merci solide (782.377 tonnellate totali) che bilanciano il calo del 10,8% delle merci liquide e contribuiscono, così, a mantenere sostanzialmente stabile il traffico complessivo del porto gaetano che, in totale, movimenta 1.799.438 tonnellate.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, ha presentato stamane alla Camera la proposta di riforma della legge 54/2006 sull’affidamento condiviso dei minori. L’iniziativa, promossa, con il contributo della senatrice Paola Binetti, mira a correggere le criticità della normativa vigente che, in molti casi, ha esposto i bambini al rischio di rimanere in contatto con genitori maltrattanti. “Nel 2023 le Forze di Polizia -spiega una nota- hanno ricevuto oltre 13.700 richieste di intervento per violenza domestica e negli ultimi cinque anni 427.000 minori sono stati esposti a maltrattamenti. In circa il 42% dei casi le violenze si sono consumate alla presenza dei bambini, con conseguenze devastanti sul loro sviluppo psicologico ed emotivo”.
“La proposta di legge punta a introdurre criteri più stringenti per l’affidamento, prevedendo l'affido esclusivo al genitore non violento nei casi di maltrattamento, il divieto dell’utilizzo della Sindrome di alienazione parentale (Pas) nei tribunali e procedure d’urgenza per la tutela dei minori”.
“La sicurezza dei bambini deve venire prima di qualsiasi principio astratto di bigenitorialità evitando che vengano affidati a genitori violenti” ha affermato Cesa, sottolineando l’importanza di una riforma che garantisca ai minori un futuro protetto. “Da sempre impegnati nella difesa della dignità della famiglia sottolineiamo l'urgenza di proteggere i figli da ogni situazioni di abuso” ha aggiunto Binetti, sostenendo che la famiglia deve restare un luogo di amore e crescita e non di paura e coercizione.