In un'intervista a Il Messaggero, ha commentato l'emergenza coronavirus, raccontando la sua esperienza in corsia. Piccioni, 61 anni, dopo aver perso i ricordi di 12 anni della sua vita, si è rimboccato le maniche e ha ricominciato da zero
“La nostra immagine è stata inquinata dai cosiddetti esperti che infestano i media: virologi, immunologi e compagnia bella che da mesi dicono tutto e il contrario di tutto. Non rendono un buon servizio alla nostra categoria“. A dirlo è Pierdante Piccioni, il medico che ha perso la memoria alla cui storia si ispira la fiction di Rai 1 “Doc – Nelle tue mani” con Luca Argentero: in un’intervista a Il Messaggero, ha commentato l’emergenza coronavirus, raccontando la sua esperienza in corsia. Piccioni, 61 anni, dopo aver perso i ricordi di 12 anni della sua vita, si è rimboccato le maniche e ha ricominciato da zero (fino a sette anni fa era il primario del Pronto Soccorso di Lodi, ndr): ora segue i malati di coronavirus in convalescenza, organizzando il loro percorso di guarigione dopo la fase acuta del Covid.
“Nei malati di Covd percepisco incertezza. Paura. Terrore. Il virus provoca sensazioni devastanti. Gli imbecilli negazionisti dovrebbero vedere cosa prova un contagiato quando il respiro gli inciampa tra i denti”, ha raccontato al Messaggero. “Dobbiamo prepararci alla terza ondata ma sono sicuro che tutto finirà bene”.
Poi, parlando della sua storia personale, ha raccontato che “essere stato un paziente ed essere oggi un disabile seguito dai neurologi mi ha insegnato l’empatia nei confronti dei malati, la necessità di andare emotivamente verso di loro. Prima ero il classico barone distante: chiamavo i pazienti con il numero del letto, tanto che mi avevano soprannominato Principe bastardo…Oggi stabilisco un rapporto diretto, mi immedesimo nelle loro emozioni e li chiamo per nome sfidando i paladini della privacy”.
Le speranze che lui recuperi i 12 anni di memoria persi, sono però “molto flebili. Continuo a curare la mia amnesia post-traumatica, ma se la memoria non mi è tornata dopo 7 anni dubito che tornerà mai. Tuttavia ho trovato l’ equilibrio come uno strumento musicale riaccordato e sono felice di aver imparato a fare il medico in un altro modo”.