Tutti in pista. Da ieri adulti, bambini e anziani potranno farlo. E il merito della trovata, in piena pandemia da Covid-19, è della Fisi (Federazione italiana sport invernali) che ha deciso di allargare a tutti i suoi iscritti la qualifica di “atleta di interesse nazionale”. Cosa significa? Che anche lo sciatore della domenica o, paradossalmente, anche chi le montagne le ha viste solo in cartolina, può ambire a diventare “atleta di interesse nazionale”. E di andare a sciare appena i comprensori apriranno per chi gareggia in Coppa del Mondo. Il via libera, annunciato da una settimana, arriva nel giorno in cui le Regioni Veneto, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e le Province Autonome di Bolzano e Trento, hanno ufficializzato la loro proposta per le vacanze di Natale. Che, in pratica, recita così: sì allo sci per chi pernotta almeno una notte in hotel o affitta – o possiede – una casa nelle località alpine. “Così – sostengono – consentiamo il controllo dell’afflusso all’impianto sciistico. Il pendolarismo può infatti essere un problema in certe giornate”. Ma c’è un’altra richiesta che le Regioni del Nord fanno al governo: permettere la mobilità regionale durante le festività. Che, dicono, “è un requisito necessario per il settore”.
Così, mentre prosegue il braccio di ferro tra Comitato tecnico-scientifico e ministero della Salute da una parte, e Regioni dell’arco alpino dall’altra, la Fisi si è portata avanti. Per godere della neve, infatti, basterà pochissimo, e cioè munirsi della tessera. Una volta ottenuta la card (elettronica) si entrerà automaticamente in una delle categorie di “interesse nazionale” della Federazione. Dal bambino di otto anni (che dopo la sciata nel weekend andrà a scuola e se ha beccato il raffreddore in quota, pazienza) fino, addirittura, al novantenne (categoria Master D12, per la cronaca). Limiti d’età per rientrare nella qualifica che permetterà di andare sulle piste, in sostanza, non esistono.
E ricevere la tessera, è così difficile? Ci si potrebbe immaginare che la Fisi abbia messo dei paletti. Per esempio, dimostrare di aver fatto gare, nella vita, e di aver ottenuto determinati punteggi (come per il tennis). Niente affatto. Abbiamo fatto la prova, telefonando alla Federazione e spacciandoci per sciatori amatoriali che non hanno mai sperimentato una discesa tra i pali da slalom gigante. Il risultato lo potete vedere – e ascoltare – nel video, ma la sostanza è che abbiamo ricevuto sia il via libera per la tessera sia le informazioni per richiederla (la persona con cui abbiamo parlato al telefono, va detto, dopo un “fatela pure”, ci ha sconsigliato di “fare i furbetti”). Dunque, che cosa serve? Contattare uno dei tanti sci club d’Italia (o una delle tante associazioni dilettantistiche) e inviare loro nominativo, indirizzo e codice fiscale. La risposta che abbiamo ottenuto è stata “se passate nel pomeriggio domani siete tesserati“.
Dalla Fisi fanno sapere che la scelta di allargare la qualifica a tutte le categorie (dopo che il 6 di novembre avevano stretto le maglie, di fatto, per i soli atleti di Coppa del mondo) è stata presa dopo la Conferenza Stato-Regioni. Sostanzialmente quando le Regioni del Nord avevano chiesto al governo di aprire i comprensori sciistici, inviando contestualmente un protocollo, riferito agli impianti di risalita, per lo sci in sicurezza. “La decisione è stata dettata per favorire lo sport, non per aggirare le leggi“, hanno spiegato, “in più, gli sci club si muovono in modo autonomo e dal punto di vista legale non abbiamo gli strumenti per controllarli o fermarli”. Proprio giovedì scorso il presidente della Fisi, Flavio Roda, aveva pubblicato su La Gazzetta dello Sport una lettera aperta in cui chiedeva di “aprire la montagna a tutti: agli agonisti e ai turisti. Se il governo proseguirà sulla linea dell’intransigenza […] si assumerà una grossa responsabilità. Dopo un danno del genere, con quale coraggio si potrà continuare a parlare delle meraviglie dell’Olimpiade 2026?”. Sia come sia, nei gruppi social degli appassionati di sci è iniziata la caccia alla tessera Fisi. E al sogno di diventare “atleti di interesse nazionale”. E dunque di sciare in piena pandemia.
Pubblichiamo, integralmente, la richiesta di rettifica del presidente della Fisi, Flavio Roda:
Egr. Direttore,
in relazione al video e articolo intitolato “Piste da sci chiuse, ma con la card Fisi anche il principiante diventa “atleta di interesse nazionale” aggirando i divieti del governo”, pubblicato sul sito del Fatto Quotidiano, la Federazione che dirigo esige chiarezza e richiede immediata pubblicazione delle note seguenti a rettifica di quanto riportato.
La FISI coordina e regolamenta l’attività sportiva degli agonisti (si noti, agonisti) di 15 discipline invernali di tutte le età: dalle categorie dei bimbi ai Master, ne regolamenta gli allenamenti e le competizioni. In una stagione standard, non viziata dalla attuale pandemia, ciò significa oltre 7.000 gare in un inverno. Questa attività è svolta su tutto il territorio nazionale, ed è possibile svolgerla tramite una capillare organizzazione territoriale, composta da Comitati Regionali, Provinciali e da oltre 1.100 Sci Club. Si sta parlando di attività sportiva, non di turismo sulla neve.
È del tutto errato il significato dell’articolo (nonché del video) che intende far passare la FISI e la sua tessera come una via facile per bypassare le normative e poter sciare in libertà, in tempi in cui – peraltro – le stazioni sono chiuse. Chi ha risposto alle domande del giornalista non ha la benché minima cognizione di quelle che sono le direttive federali in materia di allenamenti e competizioni.
Per poter andare ad allenarsi, un atleta di “interesse nazionale” di qualunque categoria, deve essere inserito dal Presidente del suo Sci Club o del suo Comitato Regionale in una squadra agonistica, sotto la guida di uno staff tecnico. E soprattutto deve essere convocato: deve cioè ricevere un documento che gli dice in quali giorni e con quali orari potrà andare ad allenarsi e in quale località, visto che sono pochissime le località che ospitano gli atleti e solo per fini agonistici, esattamente come è indicato nell’ultimo Dpcm.
Non esiste che un qualunque appassionato o addirittura un principiante, come si dice addirittura nel titolo dell’articolo, possa andare a sciare semplicemente facendo la tessera FISI. E chi lo ha detto nelle interviste ha sbagliato. E anzi la FISI è la prima a condannare questo genere di atteggiamenti, dettati probabilmente da troppa faciloneria, che non rientrano nelle direttive federali.
Lo scopo di una Federazione sportiva è quello di far crescere giovani talenti perché possano un giorno far proseguire la grande tradizione agonistica che le Nazionali italiane portano in tutto il mondo. Così facendo diventano gli ideali testimonial per tutto il comparto montano che di sport, e del suo indotto, vive da almeno cinquant’anni. E per un atleta, tutto ciò vuol dire: rispetto delle regole, tanto lavoro, molti sacrifici soprattutto in giovane età, senza la certezza di avere dallo sport tutte le soddisfazioni attese, perché solo pochi riescono a diventare campioni.
Tutto ciò la FISI lo fa nel modo più serio da 100 anni. Buttare tutto in burletta, facendo passare la tessera FISI come un mezzo per truffare lo Stato, oltre che sbagliato, è offensivo per tutti coloro che di sport vivono e per i cui valori si battono da anni.
Twitter: @albmarzocchi