L’ala liberal del Partito Popolare Europeo torna a chiedere l’espulsione di esponenti di Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orban, dal Ppe. Questa volta, in una lettera scritta dai 13 partiti che hanno già richiesto l’espulsione del partito dal gruppo ad aprile e inviata, tra gli altri, al capogruppo al Parlamento Ue, Manfred Weber, i membri della formazione si scagliano contro l’eurodeputato Tamás Deutsch, capo della delegazione ungherese del Ppe colpevole di aver paragonato, nelle sue dichiarazioni contro l’introduzione della clausola sullo Stato di diritto sul Recovery Fund, le richieste dell’Ue alle imposizioni dei regimi nazisti e comunisti. Una presa di posizione, quella contenuta nella lettera che Ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare, che secondo fonti interne al Ppe si starebbe allargando ad altri partiti che fanno parte del gruppo, spingendo così la formazione di Orban sempre più ai margini. Una posizione, quella del leader ungherese, che potrebbe ulteriormente aggravarsi, spiegano fonti interne a Ilfattoquotidiano.it, dopo lo scandalo sull’orgia illegale scoppiato nel fine settimana e che ha portato alle dimissioni del membro di Fidesz coinvolto, József Szájer.
“Con crescente sgomento e impazienza assistiamo alla crescente radicalizzazione e agli abusi verbali di alcuni eurodeputati Fidesz del nostro gruppo – esordiscono nella missiva gli europarlamentari – Il 23 e 25 novembre, l’eurodeputato Tamás Deutsch ha dichiarato, in due diverse interviste, che ‘Weber dice, se non hai nulla da nascondere, non lo fai. Non bisogna aver paura. Ricordo bene che la Gestapo e l’ÁVO (la polizia segreta ungherese in epoca stalinista, ndr) avevano lo stesso slogan’. Nelle interviste, paragona l’insistenza del Ppe sullo Stato di diritto con l’oppressione nazista e comunista”.
Da qui, la risposta dell’ala liberal del partito e di quella vicina alle posizioni della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che invece sono favorevoli all’introduzione della clausola necessaria al fine di sbloccare l’erogazione dei fondi per il contrasto alla pandemia di coronavirus: “Confrontare il nostro sostegno allo Stato di diritto con i metodi della Gestapo o dello stalinismo è un insulto per tutti noi del gruppo Ppe – continuano – Paragonare l’Unione europea all’oppressione nazista o comunista è una palese e intollerabile distorsione dei fatti storici e un insulto e una denigrazione delle milioni di vittime del nazismo e del comunismo. La differenza tra i giorni più bui del comunismo e del nazismo in Europa e la nostra Unione europea di oggi è proprio questa, lo Stato di diritto, giudici indipendenti, libertà di parola e di stampa e protezione dal clientelismo. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la valutazione, se qualcosa è in linea con lo Stato di diritto o meno, non deve essere fatta da politici o giornalisti, ma da giudici indipendenti”. E concludono chiedendo l’espulsione di Deutsch dal Partito Popolare Europeo: “Le dichiarazioni di Tamás Deutsch, che ha ripetuto più volte, sono scioccanti e vergognose. Il Gruppo Ppe non deve cedere sullo Stato di diritto. Tamás Deutsch non deve più minare la credibilità del gruppo Ppe. Ecco perché, con riferimento al regolamento interno, chiediamo di escludere Tamás Deutsch dal Gruppo Ppe. Chiediamo una votazione formale sulla sua esclusione alla prossima riunione del gruppo del 9 dicembre 2020″.