Lobby, dopo 40 anni e 76 proposte di legge qualcuno ci riprova, e chi sta sui banchi della maggioranza si spinge a dire: “Se non ce la facciamo in questa legislatura, avrà fallito”. Oggi alla Camera l’associazione TheGoodLobby ha presentato una vera e propria “coalizione della società civile” che si muova perché le tre proposte in Parlamento in materia confluiscano in un unico testo che possa vedere la luce nell’arco di pochi mesi, soprattutto alla luce dei 200 miliardi del Recovery Fund che pioveranno sull’Italia e richiedono una forma “partecipativa e trasparente” di scelta e distribuzione delle risorse. Sarà infatti “la più grossa iniezione di fondi pubblici nel sistema economico italiano dai tempo della Seconda guerra mondiale”.
Aderiscono 14 associazioni trasversali a diversi settori (ambiente, salute, cibo, diritti civili) che si sono strette attorno al progetto Lobbying4Change perché accomunate dallo stesso bisogno conoscere e incidere sulle scelte del decisore pubblico, ma vengono sistematicamente escluse dal dibattito politico perché non organizzate in lobby. “Se non ora, quando?” dice Federico Anghelé direttore di TheGoodLobby, associazione promotrice dell’iniziativa.
Presenti Silvia Fregolent che ha presentato la proposta di Italia Viva e il deputato Francesco Silvestri che ha firmato quella dei Cinque Stelle. Assente Marianna Madia che è stata estensore di una terza proposta mirata soprattutto alla pubblica amministrazione. Non si è parlato delle recenti polemiche sulle multinazionali del tabacco in casa Cinque Stelle, dei commercialisti della Lega o delle indagini sul finanziamento di Open che, tuttavia, dimostrano quanto sia urgente regolare la materia in modo da prevenire conflitti di interessi e vigilare sui finanziamento ai partiti.
Il tema aleggia nell’aria a Montecitorio ma lo sguardo al problema antico ha una diversa angolatura e prospettiva. Lo ha spiegato Ivo Tarantino di Altroconsumo, parlando di 350mila cittadini associati ma non rappresentati quando si fanno scelte sulla loro salute, sui loro bisogni. “Si è visto che nella pandemia – ha spiegato – quando noi consumatori chiedevamo di partecipare ai tavoli dove si decidevano misure di aiuto come i bonus vacanze, mobilità o banda larga. Avevamo chiesto di essere coinvolti per garantire il maggior accesso possibile, ci siamo ritrovati con il problema del clic day. Ma un altro esempio è la mancata convocazione agli Stati Generali di intere categorie di cittadini”.
È la Fregolent a dare una dimensione storica al problema, che vede le lobby ingigantirsi e procedere come falangi da che i “corpi intermedi sono spariti, i sindacati si sono moltiplicati, il finanziamento ai partiti è diventato solo privato. Basta vedere questa sessione di bilancio. Tutti noi riceviamo sollecitazioni da ogni fronte”. E non è detto che trovino ascolto quelle che riflettono realmente un interesse generale.
Perché questo è il senso della legge che si vuole. Da una parte cancellare con la trasparenza lo spettro corruttivo e l’interferenza illegittima, dall’altra garantire l’accesso delle informazioni a tutti i soggetti “fino all’ultimo cittadino o ente” ha scandito il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che pur non essendo in Parlamento si è riproposto di vigilare affinché la legge vada in porto. Lui stesso ha messo online l’agenda degli incontri con anche il resoconto “ma questo non può essere rimesso alla volontà del singolo che domani può cambiare, deve essere previsto per legge”.
Come arrivare da tre proposte a una? “Non inseguiamo la chimera della legge perfetta, non arrovelliamoci sui dettagli marginali. Facciamo un testo buono, lasciamo impattare e poi miglioriamo le cose che non andranno. Ma facciamolo subito“, ha incalzato Silvestri ipotizzando un passaggio alla Camera già entro gennaio-febbraio ma auspicando al Senato un passaggio che non impieghi i due anni possibili ma pochi mesi. “In questo momento c’è la congiuntura astrale perfetta. Ci sono tre proposte della maggioranza e il Covid non è una scusa perché semmai ne ha dimostrato una volta di più l’urgenza, ne è il motore”, ha rimarcato Silvestri sottolineando che “se in questa legislatura non ce la facciamo, la maggioranza avrà fallito”.