Novembre nero per il mercato italiano dell’auto: nell’undicesimo mese dell’anno sono state immatricolate 138.405 unità, in calo dell’8,3% rispetto alle 151 mila dello stesso periodo del 2019. Ne consegue un computo gennaio-novembre allarmante: nei primi 11 mesi del 2020, infatti, sono state targate 1,26 milioni di auto, contro le 1,77 milioni di unità del gennaio-novembre 2019. Significa un ammanco di circa 515 mila veicoli.
“Con un mercato nazionale ed europeo ancora sotto pressione a causa della pandemia, negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un sensibile incremento del ricorso alla cassa integrazione da parte delle aziende automotive, una situazione che rischia di peggiorare se non verranno attivati, nel breve, interventi a supporto della domanda che prevediamo vengano ripagati dal maggior gettito fiscale generato, e, nel medio-lungo periodo, provvedimenti che accompagnino la transizione green e digitale della filiera”, afferma in una nota ufficiale Paolo Scudieri, Presidente di Anfia, Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica.
“Senza un nuovo intervento per il sostegno al mercato auto, il nuovo calo delle vendite pone le nostre aziende nella necessità di riattivare la cassa integrazione che, comunque sia, non sarà sufficiente ad arginare la perdita di fatturato oggi attestata, rispetto al 2019, su un valore medio di -25%”, spiega Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di Federauto (Federazione italiana concessionari di auto): “I dati sul ricorso alla cassa integrazione nel periodo gennaio-ottobre 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, mostrano un aumento del 6.000%, per un ammontare di ore autorizzate superiore a 60 milioni. Sono dati eclatanti che inducono a riflettere sul costo di un mancato intervento a sostegno dell’auto”.
“È del tutto evidente che non prevedendo, il progetto di Legge di Bilancio all’esame del Parlamento, incentivi per l’auto, è assolutamente necessario, nella conversione in legge del progetto, che le Camere approvino gli emendamenti volti a rifinanziare gli incentivi alla rottamazione”, commenta Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor: “Tra l’altro, da studi accurati emerge che anche per gli incentivi alla rottamazione del 2020 il costo per l’Erario è stato ampiamente compensato dal maggior gettito Iva sulle vetture vendute in più ed emerge anche che l’impatto sull’ambiente, in termini di risparmio di CO2, degli incentivi per le auto ad alimentazione tradizionale è stato superiore a quello degli incentivi alle auto a basso impatto. Si rafforza quindi l’esigenza di incentivare l’acquisto con rottamazione anche di vetture di ultima generazione con alimentazioni tradizionali e questo anche perché, ancora per molti anni, le case automobilistiche potranno finanziare il loro percorso verso l’auto elettrica soltanto con la vendita di autovetture ad alimentazione tradizionale con emissioni di CO2 che saranno, però, sempre più contenute come prevedono e prevedranno le norme europee”.
“Non possiamo non ricordare che gli incentivi estivi hanno rappresentato certamente una boccata di ossigeno per Costruttori e indotto industriale, ma soprattutto hanno prodotto un indubbio beneficio per l’ambiente: grazie agli incentivi, secondo i dati resi noti da Invitalia, sono state rottamate più di 120 mila vetture delle categorie fino a Euro 4, fortemente inquinanti e poco sicure, risparmiando alle nostre città oltre 155 mila tonnellate di anidride carbonica su base annua”, dice Michele Crisci, Presidente dell’Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri): “Ambiente ed economia hanno dimostrato di poter convivere bene se le manovre sono ben fatte. Auspichiamo ugual misure sul 2021 con un rinnovo degli incentivi allo svecchiamento del parco auto per contrastare le attuali condizioni di recessione e una maggiore detraibilità dell’Iva per vetture aziendali, misura già in atto nei maggiori paesi europei e la cui assenza penalizza il nostro mercato perché ne riduce la competitività”.
A proposito di incentivi, il Governo pensa a una detrazione del 50% fino al 31 dicembre 2023 (e del 36% fino al 31 dicembre 2026) delle spese sostenute per l’acquisto o il leasing di auto elettriche di potenza non superiore a 150 kW, a patto si rottami una vettura omologata Euro 0, 1, 2, 3, o 4 (intestata a chi compra l’auto nuova da almeno un anno). Tuttavia, sempre che la misura venga approvata, ne potrebbero beneficiare solo i contribuenti con Isee inferiore a 45 mila euro e la nuova vettura non dovrebbe avere prezzo di listino superiore a 40 mila euro, Iva esclusa. La detrazione, comunque, non sarebbe cumulabile con gli ecoincentivi.