Politica

Riforma del Mes, lettera di 58 parlamentari M5s perché si “rinviino gli aspetti critici”. Ma c’è già chi nel gruppo si dissocia dal testo

Nel testo, inviato anche al capo politico reggente, i parlamentari assicurano di non voler mettere in difficoltà l'esecutivo, ma chiedono che la riforma sia analizzata rispettando "la logica del pacchetto": "In difetto, l’unico ulteriore passaggio che i parlamentari del MoVimento 5 Stelle avrebbero per bloccare la riforma del MES sarebbe durante il voto di ratifica nelle due Camere". Per venerdì sera è stata convocata un'assemblea congiunta

La riforma del Mes continua ad agitare il Movimento 5 stelle. Nonostante il via libera dell’Eurogruppo, con il benestare dell’Italia (e dello stesso capo politico M5s Vito Crimi), per i parlamentari grillini la questione non è ancora da considerarsi chiusa. Per questo oggi 42 deputati e 16 senatori M5s hanno scritto una lettera indirizzata al capo politico reggente, al capodelegazione al governo Alfonso Bonafede e ai capigruppo di Camera e Senato. L’Aula sarà chiamata a esprimersi sull’argomento il prossimo 9 dicembre, quando il premier Giuseppe Conte farà le sue comunicazioni alla vigilia del Consiglio Ue. Tra i 5 stelle i malumori vanno avanti da alcuni giorni e, anche se i firmatari della lettera hanno assicurato di non voler “mettere in difficoltà la maggioranza”, il nodo è da affrontare soprattutto alla luce delle tensioni interne: per venerdì è stata convocata un’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari M5s di Camera e Senato e, tra le varie cose, si parlerà anche della riforma del Mes.

Il caso dei parlamentari che ritirano la firma – Poche ore dopo la diffusione del testo, alcuni eletti 5 stelle hanno iniziato a prendere le distanze dalla lettera che la fronda grillina ha inviato ai vertici del M5s per dire no alla riforma del Mes. “Vorrei che la mia firma alla lettera sulla risoluzione venisse tolta in quanto erroneamente inserita”, è la richiesta, secondo quanto apprende l’Adnkronos, avanzata via mail dal deputato M5s Mattia Fantinati, il cui nome compariva nell’elenco dei 42 deputati e 17 senatori. Anche la deputata Iolanda Di Stasio si è sfilata: “Ho più volte ribadito la mia contrarietà all’attivazione del Mes per il nostro Paese, ma mai firmato la lettera”. Poco dopo è intervenuta anche Loredana Russo: “Smentisco di aver firmato la lettera, indirizzata ai vertici pentastellati, con determinate richieste sulla riforma del Mes, il cui voto è previsto in aula per il prossimo 9 dicembre, di cui non avevo nemmeno letto il testo. Resto fermamente contraria al ricorso al Mes, ma ogni mia scelta anche sulla riforma di tale strumento avverrà all’esito di un confronto interno al gruppo e nel pieno rispetto delle decisioni che assumeremo collegialmente come sempre fin qui avvenuto”. Stesso discorso anche per Sabrina De Carlo: “Ho revocato la mia adesione alla lettera inviata onde evitare sterili strumentalizzazioni politiche”. Il deputato Luca Carabetta ha fatto sapere che “si dissocia” pur essendo contrario alla riforma del Mes.

La lettera: “L’unico ulteriore passaggio per bloccare la rifroma sarebbe durante il voto di ratifica” – “Consci delle diverse posizioni nella maggioranza”, si legge nel testo, “che non vogliamo in nessun modo mettere a rischio, chiediamo che nella prossima risoluzione parlamentare venga richiesto che la riforma sia subordinata alla chiusura di tutti gli altri elementi (EDIS e NGEU) delle riforme economico-finanziarie europee in ossequio alla logica di pacchetto, o in subordine, a rinviare quantomeno gli aspetti più critici della riforma del Mes”. A questo proposito viene ricordato come la risoluzione D’Uva-Molinari del 16 settembre 2019 chiedeva l’impegno del governo a rispettare la cosiddetta “logica del pacchetto” nella riforma del Mes. Punto che, “a prescindere dal cambio di maggioranza”, è stato ripreso nella risoluzione Silvestri-Delrio dell’11 dicembre 2019, si sottolinea. E ancora, si continua: “Il nuovo contesto dovrebbe portarci a riaffermare, con maggiore forza e maggiori argomenti, quanto già ottenuto negli ultimi mesi: NO alla riforma del MES“.

“Gli atti parlamentari sono stati suffragati da numerose prese di posizione contrarie alla riforma sui canali ufficiali del MoVimento e la proroga ottenuta lo scorso anno è stata salutata come una vittoria politica in linea con il programma del MoVimento che ne prevede lo ‘smantellamento’. Ciò premesso, ricordiamo quindi che, se non per l’anticipo del cosiddetto backstop all’SRF (condizionato preliminarmente al bail-in bancario di azionisti e obbligazionisti), l’ipotesi di riforma non è cambiata rispetto allo scorso anno, in particolare per quanto riguarda: 1) il ruolo rafforzato del MES nella procedura di valutazione di accesso alle linee di credito 2) la nuova suddivisione tra paesi ‘virtuosi’ e ‘viziosi’, secondo le stesse logiche e parametri che diciamo di voler cambiare, a linee di credito differenziate (aiutando i virtuosi e penalizzando i viziosi) e 3) l’introduzione delle clausole CACs-single limb che semplificherebbero la ristrutturazione del debito pubblico”.

“Inoltre, nella cosiddetta logica di pacchetto, non si registra alcun avanzamento sul completamento dell’Unione Bancaria, che dovrebbe prevedere, nel suo terzo ed ultimo pilastro l’istituzione di uno schema europeo di tutela dei depositi, e volendo prendere il progetto di Next Generation EU (temporaneo) per il BIIC (permanente) dobbiamo riconoscere che, nonostante i numerosi e positivi passi in avanti, questo risulti ad oggi ancora sostanzialmente bloccato”, si legge nella lettera.

“Anche lo scorso anno si dava tutto per chiuso ma siamo riusciti nel nostro intento, ora è il momento di non arretrare su posizioni che non sono nostre. Ciò è ancora più vero in un momento storico in cui serve reale integrazione europea e spirito di solidarietà fra i Paesi dell’Eurozona, piuttosto che il potenziamento di istituzioni intergovernative esterne alle istituzioni comunitarie. In difetto, l’unico ulteriore passaggio che i parlamentari del MoVimento 5 Stelle avrebbero per bloccare la riforma del MES sarebbe durante il voto di ratifica nelle due Camere“.