Lo scontro a livello europeo sulla clausola dello Stato di diritto applicata all’erogazione dei fondi del Recovery Fund per il contrasto alla pandemia di coronavirus si estende fin dentro la più grande famiglia politica a Bruxelles, il Partito Popolare Europeo. Tra dichiarazioni di fuoco, scandali sessuali e una sintonia ormai rotta da anni tra le varie anime della formazione, oggi è il presidente del Ppe ed ex capo del Consiglio Ue, Donald Tusk a inasprire lo scontro in atto: “Che cosa deve fare ancora Fidesz perché tutti voi vediate che semplicemente non è adatto alla nostra famiglia?”, ha scritto il leader polacco sul suo profilo Twitter.
Un intervento che si inserisce nella lotta interna, entrata nel vivo, per la cacciata del partito di Viktor Orban dal Ppe. La famiglia è divisa tra chi, nell’ala più liberale, già da marzo chiede l’espulsione degli eurodeputati ungheresi e chi, invece, teme che un’uscita prematura provocherebbe un contraccolpo a livello di rappresentanza in Parlamento Ue che penalizzerebbe innanzitutto i Popolari. Le politiche e le dichiarazioni del premier di Budapest sono malviste dalla maggioranza dei membri, spiegano fonti interne a Ilfattoquotidiano.it, ma la minaccia di Orban dei mesi scorsi ha convinto la maggior parte di loro a rimanere su posizioni più attendiste: il leader magiaro aveva infatti spiegato ai suoi compagni di partito che un’eventuale uscita dei 13 rappresentanti ungheresi avrebbe dato il via alla creazione di una nuova entità di destra nel panorama europeo, formata dai membri del gruppo Ecr, gli orbaniani e altri parlamentari Ppe disposti a seguire il premier magiaro che, così, riuscirebbe a sfilare in un colpo solo ai Popolari circa 25-30 eurodeputati, allontanando anche l’ipotesi di un’entrata nel gruppo dei membri della Lega, da mesi uno dei principali obiettivi del Ppe.
Fidesz è sospeso dal Ppe ormai da marzo 2019 e per arrivare all’espulsione manca solo il voto all’assemblea del partito, ma questo, secondo statuto, può avvenire solo in presenza e, quindi, è stato continuamente rimandato, dato che le riunioni si tengono tutte in videoconferenza. Sfruttando questa impasse, raccontano a Ilfattoquotidiano.it fonti del partito informate dei fatti, Orban ha messo in campo una strategia per convincere i membri dei partiti che reputa più vicini a lui a rimandare la decisione dopo il congresso della Cdu tedesca, in programma il 4 dicembre ma rimandato a non prima di fine gennaio a causa del Covid, nel corso del quale sarà nominato il nuovo leader: la speranza di Budapest è che a spuntarla sia Friedrich Merz, personalità di rottura rispetto alla gestione di Merkel e di Kramp-Karrenbauer che sposterebbe decisamente a destra il baricentro del più grande e importante membro del Ppe, permettendo così un graduale reinserimento di Fidesz.
Il processo per spingere gli uomini di Orban fuori dal partito e dal gruppo ha però subito un’accelerazione nelle ultime settimane. Pochi giorni fa, i 13 partiti che si erano già espressi ad aprile sono tornati a scrivere al capogruppo al Parlamento Ue, Manfred Weber, per chiedere la cacciata di Fidesz. Martedì, poi, gli ungheresi hanno perso un loro esponente di spicco in Europa come József Szájer, dimessosi dopo lo scandalo a luci rosse che ha investito Bruxelles e che oggi ha lasciato anche il partito di Orban. Nei giorni immediatamente precedenti, inoltre, membri del Ppe hanno di nuovo scritto a Weber per chiedere la cacciata di un altro eurodeputato di Fidesz, Tamás Deutsch, colpevole di aver paragonato la clausola sullo Stato di diritto, sulla quale la maggior parte del partito è d’accordo, alla repressione nazista e comunista.
Un capitolo, quest’ultimo, che ha conosciuto oggi una nuova evoluzione. Gli eurodeputati Popolari sono stati chiamati a firmare la lettera, che Ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare, per chiedere la cacciata di Deutsch, nel tentativo di raggiungere un numero sufficiente per giustificarne l’espulsione. Iniziata nella mattinata di mercoledì, nel pomeriggio dello stesso giorno, con la deadline fissata alle 12, le firme raccolte erano solo 30 su 169 eurodeputati (se si escludono i 13 di Fidesz), tra cui quella del promotore dell’iniziativa, Othmar Karas, austriaco vicepresidente del Parlamento Ue. Troppo pochi per raggiungere l’obiettivo, soprattutto se si tiene conto che mancano quasi tutti i rappresentanti dei principali partiti che formano il gruppo Ppe a Bruxelles, tedeschi in testa, tanto che la nuova scadenza è stata spostata ai prossimi giorni.
La questione sarà comunque discussa nel corso della riunione di presidenza del gruppo tra Weber e i suoi nove vice, ma un’eventuale espulsione di Deutsch potrebbe solcare un confine invalicabile tra Fidesz e il Ppe: se anche lui, che è capo della delegazione ungherese, venisse cacciato, assicurano le fonti a Ilfattoquotidiano.it, Orban non attenderebbe la decisione del partito e abbandonerebbe sia il Ppe che il relativo gruppo nel Parlamento europeo.
Twitter: @GianniRosini
Zonaeuro
Ue, è bufera nel Ppe. Tusk: “Cosa deve ancora fare Fidesz per essere cacciato?”. E l’ala liberal punta a espellere un altro membro ungherese
Dopo le dimissioni di József Szájer, coinvolto nello scandalo a luci rosse che ha investito Bruxelles, una parte dei Popolari sta raccogliendo firme per escludere un altro fedelissimo di Orban, Tamás Deutsch, colpevole di aver paragonato la clausola sullo Stato di diritto alla repressione nazista e comunista. Fonti interne assicurano a Ilfattoquotidiano.it che se questo dovesse avvenire il premier magiaro sarebbe pronto ad abbandonare il Ppe
Lo scontro a livello europeo sulla clausola dello Stato di diritto applicata all’erogazione dei fondi del Recovery Fund per il contrasto alla pandemia di coronavirus si estende fin dentro la più grande famiglia politica a Bruxelles, il Partito Popolare Europeo. Tra dichiarazioni di fuoco, scandali sessuali e una sintonia ormai rotta da anni tra le varie anime della formazione, oggi è il presidente del Ppe ed ex capo del Consiglio Ue, Donald Tusk a inasprire lo scontro in atto: “Che cosa deve fare ancora Fidesz perché tutti voi vediate che semplicemente non è adatto alla nostra famiglia?”, ha scritto il leader polacco sul suo profilo Twitter.
Un intervento che si inserisce nella lotta interna, entrata nel vivo, per la cacciata del partito di Viktor Orban dal Ppe. La famiglia è divisa tra chi, nell’ala più liberale, già da marzo chiede l’espulsione degli eurodeputati ungheresi e chi, invece, teme che un’uscita prematura provocherebbe un contraccolpo a livello di rappresentanza in Parlamento Ue che penalizzerebbe innanzitutto i Popolari. Le politiche e le dichiarazioni del premier di Budapest sono malviste dalla maggioranza dei membri, spiegano fonti interne a Ilfattoquotidiano.it, ma la minaccia di Orban dei mesi scorsi ha convinto la maggior parte di loro a rimanere su posizioni più attendiste: il leader magiaro aveva infatti spiegato ai suoi compagni di partito che un’eventuale uscita dei 13 rappresentanti ungheresi avrebbe dato il via alla creazione di una nuova entità di destra nel panorama europeo, formata dai membri del gruppo Ecr, gli orbaniani e altri parlamentari Ppe disposti a seguire il premier magiaro che, così, riuscirebbe a sfilare in un colpo solo ai Popolari circa 25-30 eurodeputati, allontanando anche l’ipotesi di un’entrata nel gruppo dei membri della Lega, da mesi uno dei principali obiettivi del Ppe.
Fidesz è sospeso dal Ppe ormai da marzo 2019 e per arrivare all’espulsione manca solo il voto all’assemblea del partito, ma questo, secondo statuto, può avvenire solo in presenza e, quindi, è stato continuamente rimandato, dato che le riunioni si tengono tutte in videoconferenza. Sfruttando questa impasse, raccontano a Ilfattoquotidiano.it fonti del partito informate dei fatti, Orban ha messo in campo una strategia per convincere i membri dei partiti che reputa più vicini a lui a rimandare la decisione dopo il congresso della Cdu tedesca, in programma il 4 dicembre ma rimandato a non prima di fine gennaio a causa del Covid, nel corso del quale sarà nominato il nuovo leader: la speranza di Budapest è che a spuntarla sia Friedrich Merz, personalità di rottura rispetto alla gestione di Merkel e di Kramp-Karrenbauer che sposterebbe decisamente a destra il baricentro del più grande e importante membro del Ppe, permettendo così un graduale reinserimento di Fidesz.
Il processo per spingere gli uomini di Orban fuori dal partito e dal gruppo ha però subito un’accelerazione nelle ultime settimane. Pochi giorni fa, i 13 partiti che si erano già espressi ad aprile sono tornati a scrivere al capogruppo al Parlamento Ue, Manfred Weber, per chiedere la cacciata di Fidesz. Martedì, poi, gli ungheresi hanno perso un loro esponente di spicco in Europa come József Szájer, dimessosi dopo lo scandalo a luci rosse che ha investito Bruxelles e che oggi ha lasciato anche il partito di Orban. Nei giorni immediatamente precedenti, inoltre, membri del Ppe hanno di nuovo scritto a Weber per chiedere la cacciata di un altro eurodeputato di Fidesz, Tamás Deutsch, colpevole di aver paragonato la clausola sullo Stato di diritto, sulla quale la maggior parte del partito è d’accordo, alla repressione nazista e comunista.
Un capitolo, quest’ultimo, che ha conosciuto oggi una nuova evoluzione. Gli eurodeputati Popolari sono stati chiamati a firmare la lettera, che Ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare, per chiedere la cacciata di Deutsch, nel tentativo di raggiungere un numero sufficiente per giustificarne l’espulsione. Iniziata nella mattinata di mercoledì, nel pomeriggio dello stesso giorno, con la deadline fissata alle 12, le firme raccolte erano solo 30 su 169 eurodeputati (se si escludono i 13 di Fidesz), tra cui quella del promotore dell’iniziativa, Othmar Karas, austriaco vicepresidente del Parlamento Ue. Troppo pochi per raggiungere l’obiettivo, soprattutto se si tiene conto che mancano quasi tutti i rappresentanti dei principali partiti che formano il gruppo Ppe a Bruxelles, tedeschi in testa, tanto che la nuova scadenza è stata spostata ai prossimi giorni.
La questione sarà comunque discussa nel corso della riunione di presidenza del gruppo tra Weber e i suoi nove vice, ma un’eventuale espulsione di Deutsch potrebbe solcare un confine invalicabile tra Fidesz e il Ppe: se anche lui, che è capo della delegazione ungherese, venisse cacciato, assicurano le fonti a Ilfattoquotidiano.it, Orban non attenderebbe la decisione del partito e abbandonerebbe sia il Ppe che il relativo gruppo nel Parlamento europeo.
Twitter: @GianniRosini
Articolo Precedente
Natale, le linee guida Ue: “In Europa un morto per Covid ogni 17 secondi, vogliamo sia sicuro. Sci? Ricordare quanto successo a marzo”
Articolo Successivo
Crisi da Covid, gli italiani mostrano scarsa fiducia nel futuro. E io spero nei fondi europei
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Putin: “La tregua? Solo se porta alla pace. Gli ucraini in Kursk possono arrendersi o morire”. Trump: “Sarebbe deludente se rifiutasse”
Zonaeuro
Nuovo scandalo in Ue, in manette lobbisti di Huawei: “Hanno corrotto parlamentari”. Perquisizioni in corso, sigilli agli uffici degli assistenti di Falcone (Fi)
Politica
Intercettazioni, bocciati gli emendamenti per “salvare” i reati da codice rosso. Orrico (M5s): “Sono stata vittima. Così donne senza tutela”
Napoli, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - In una Campania in crescita, ma ancora segnata dal fenomeno della fuga di talenti, il legame tra formazione universitaria e sviluppo economico diventa cruciale. Se ne è discusso presso la Sala D’Amato dell’Unione Industriale Napoli, durante l’evento 'Muoversi nelle professioni e sul territorio', promosso dalla Luiss e dedicato alle lauree magistrali dell’Ateneo.
“La Luiss lavora in prima linea per costruire corsi di laurea magistrale strettamente legati alle necessità del mercato del lavoro. Pur avendo sede a Roma, dedichiamo particolare attenzione alla Campania, seconda regione di provenienza dei nostri studenti e territorio ricco di opportunità nei settori chiave come turismo, agroalimentare e aerospazio. Il nostro obiettivo è collaborare con le imprese campane affinché i nostri studenti possano realizzarsi professionalmente all’interno di esse, raggiungendo posizioni apicali”, ha spiegato Enzo Peruffo, Dean della Graduate School Luiss e responsabile dello sviluppo dei percorsi magistrali dell’Ateneo.
Durante l’incontro sono state illustrate anche le caratteristiche dell’offerta formativa Luiss: “E' importante farsi guidare dalle proprie passioni e dai propri interessi, ma anche essere pronti a sviluppare nuove competenze trasversali, saper dialogare con l’intelligenza artificiale con solide competenze verticali e lavorare sulle life skills, le cosiddette competenze della vita. Solo così si potranno affrontare le trasformazioni attuali e future. Per noi è fondamentale interagire con tutte le realtà del territorio, da cui traiamo spunto per disegnare un’offerta formativa sempre più aderente alle esigenze del mercato del lavoro. Il nostro obiettivo è formare studenti altamente preparati, motivati e appassionati, in grado non solo di entrare nel mondo del lavoro, ma di costruire percorsi di carriera soddisfacenti e di successo”.
Roma, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - Si è conclusa oggi la terza edizione del Welfare day evento di riferimento per il mondo del welfare aziendale, organizzato da Comunicazione Italiana in collaborazione con Pluxee Italia, player globale leader nei benefit aziendali e nell’employee engagement. La giornata, ospitata presso Palazzo dell’Informazione in Roma e trasmessa in diretta su www.comunicazioneitaliana.tv, ha offerto spunti concreti su come le imprese possano integrare il welfare nelle proprie strategie, favorendo sostenibilità, engagement dei dipendenti e innovazione.
L'evento si è aperto con il Keynote Speech di Pluxee Italia, in cui Anna Maria Mazzini e Tommaso Palermo - rispettivamente Chief Growth Officer e Managing Director di Pluxee Italia - hanno evidenziato come il welfare aziendale stia evolvendo in una strategia collettiva, guidata dalla digitalizzazione e dalla crescente personalizzazione dei servizi. Attraverso dati e case study, è emerso come la tecnologia stia rivoluzionando la gestione del benessere dei dipendenti, rendendolo più accessibile ed efficace. Durante l’evento Pluxee ha presentato anche la nuova piattaforma welfare: un’innovazione che amplia l’offerta dei servizi offerti, basata su flessibilità, accessibilità e ampiezza del network.
Nel corso delle tre sessioni talk show, con la partecipazione di Chro, welfare manager e altre figure hr chiave di aziende del Paese, sono stati affrontati alcuni dei temi più rilevanti per il futuro del welfare. Nel primo, 'Welfare strategico: l’alleanza tra hr e business e la creazione di valore sostenibile', con la conduzione di Esther Intile di Enel Group, è stato approfondito il legame tra il welfare aziendale e la sostenibilità delle imprese. Tra i punti emersi, la necessità di un approccio integrato tra hr e business per massimizzare l’impatto positivo del welfare sulla produttività e sulla retention dei talenti.
Nel secondo panel, “Il ruolo dei benefit aziendali all'interno della strategia di welfare”, si è discusso di come i benefit siano passati da strumenti standardizzati a soluzioni sempre più personalizzate, grazie all’ascolto attivo delle esigenze dei dipendenti e all’uso di piattaforme digitali. Relatori e relatrici hanno sottolineato l'importanza di costruire un ecosistema aziendale basato sulla flessibilità e sull’inclusione, ma hanno anche posto l’accento su una criticità diffusa: troppi dipendenti non conoscono o non sfruttano i benefit a loro disposizione. Servono quindi strategie di comunicazione più efficaci per favorire un reale engagement.
Il terzo e ultimo talk show, “La centralità del welfare nelle strategie di attraction e retention”, ha posto l’attenzione sulla crescente importanza del welfare come strumento di attrazione e fidelizzazione dei talenti. Tra le best practice emerse, il rafforzamento di benefit legati alla salute, al sostegno alla genitorialità e al benessere psicologico, aspetti ormai fondamentali per le nuove generazioni di lavoratori.
La sfida è coniugare ascolto e personalizzazione, superando l’approccio one-size-fits-all e costruendo soluzioni di welfare sempre più dinamiche, scalabili e in linea con le nuove esigenze del mondo del lavoro. Un welfare aziendale davvero efficace non solo migliora il benessere di lavoratori e lavoratrici, ma genera un impatto positivo sull'intera organizzazione, contribuendo alla sostenibilità e alla crescita nel lungo periodo. Durante l’evento hanno condiviso la loro esperienza le seguenti aziende: Altergon Italia, Atac, Eidosmedia, Fater, Fedegroup, Fendi, Hewlett Packard Enterprise, Philip Morris International, Procter & Gamble, Rheinmetall Italia, Ria Money Transfer e Tim. L’evento potrà a breve essere riascoltato su www.comunicazione.tv. L’appuntamento con il Welfare day si rinnova per il 2026, con l’obiettivo di continuare a tracciare il futuro del welfare aziendale in Italia.
Milano, 13 mar. (Adnkronos) - "Procederemo a tutelare la reputazione e l’onorabilità dello studio legale Giarda nelle opportune sedi competenti, come, del resto, già avvenuto in passato nei confronti dello stesso avvocato Massimo Lovati, confidando che questa vicenda possa finalmente trovare la giusta definizione, da tempo auspicata anche dal fondatore dello studio". Gli avvocati Fabio ed Enrico Giarda, ex difensori di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, replicano così alle affermazioni del difensore di Andrea Sempio, nuovamente indagato per il delitto di Garlasco, che ha sostenuto che "l'indagine del 2017 è stata frutto di una macchinazione".
Dichiarazioni ritenute dai fratelli Giarda "del tutto gratuite e gravemente lesive. L'avvocato Lovati evidentemente dimentica che la denuncia a suo tempo presentata nel 2017 da Andrea Sempio nei confronti dello studio legale Giarda e degli investigatori incaricati è stata archiviata nel 2020 dal gip di Milano, che nella sua ordinanza ha certificato l’assoluta correttezza dell’attività di raccolta e successiva estrazione dai reperti".
Milano, 13 mar. (Adnkronos) - "Il mercato domestico è in leggera crescita, sia a volume che a valore. Noi siamo cresciuti un po’ più del mercato, abbiamo guadagnato un +2,6 contro il 2% del mercato". Lo afferma Renato Roca, country manager di Findus Italia, all’evento ‘100%: il nostro percorso di sostenibilità’, organizzato oggi a Milano da Findus per celebrare il traguardo del 100% di prodotti ittici certificati Msc e Asc.
“L'Italia non è un Paese da grandissime crescite nel food nel largo consumo - spiega Roca - però è un mercato che sta continuando a dare una buona soddisfazione da quando siamo usciti dai periodi un po’ tesi della grande morsa inflattiva del 2022 e 2023. Dal 2024 il mercato si è normalizzato, anche grazie a iniziative, come la nostra, di comunicazione, di riposizionamento prezzi, che hanno un po’ smosso le acque. Siamo quindi molto fiduciosi”.
Come sottolineato anche all’incontro con la stampa organizzato oggi all'Acquario civico di Milano, quello del surgelato è un settore che “intercetta una serie di trend, come quello dell'anti spreco ma anche dell’attenzione alle abitudini alimentari. Il nostro portafoglio prodotti è composto all'80% da pesce e vegetali e adesso abbiamo anche il pollo - conclude il country manager di Findus Italia - Quello che è confortante come dato è che il mercato ha riacquistato l'1% delle famiglie che erano uscite, noi abbiamo riacquisito 2 punti di penetrazione tra le famiglie acquirenti e il pesce, in particolare, ne ha acquisiti 4”.
Milano, 13 mar. (Adnkronos) - "Il mercato domestico è in leggera crescita, sia a volume che a valore. Noi siamo cresciuti un po’ più del mercato, abbiamo guadagnato un +2,6 contro il 2% del mercato". Lo afferma Renato Roca, country manager di Findus Italia, all’evento ‘100%: il nostro percorso di sostenibilità’, organizzato oggi a Milano da Findus per celebrare il traguardo del 100% di prodotti ittici certificati Msc e Asc.
“L'Italia non è un Paese da grandissime crescite nel food nel largo consumo - spiega Roca - però è un mercato che sta continuando a dare una buona soddisfazione da quando siamo usciti dai periodi un po’ tesi della grande morsa inflattiva del 2022 e 2023. Dal 2024 il mercato si è normalizzato, anche grazie a iniziative, come la nostra, di comunicazione, di riposizionamento prezzi, che hanno un po’ smosso le acque. Siamo quindi molto fiduciosi”.
Come sottolineato anche all’incontro con la stampa organizzato oggi all'Acquario civico di Milano, quello del surgelato è un settore che “intercetta una serie di trend, come quello dell'anti spreco ma anche dell’attenzione alle abitudini alimentari. Il nostro portafoglio prodotti è composto all'80% da pesce e vegetali e adesso abbiamo anche il pollo - conclude il country manager di Findus Italia - Quello che è confortante come dato è che il mercato ha riacquistato l'1% delle famiglie che erano uscite, noi abbiamo riacquisito 2 punti di penetrazione tra le famiglie acquirenti e il pesce, in particolare, ne ha acquisiti 4”.
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Quella di oggi, per il governatore Francesco Rocca, è “una bella giornata, che ci ricorda da un lato quanto è bello vivere e rappresentare questa regione, ma soprattutto l’importanza di essere accompagnati in questo viaggio e in questo anno particolare, che è un’occasione che non possiamo perdere, fra Giubileo e l’Expo di Osaka. Sono grato al Niaf per la capacità di custodire l’elemento valoriale con la necessità di andare oltre ai confini. Questa è la conseguenza naturale di valori che non si è mai persa: la comunità italoamericana non deve perdere le sue radici, la consapevolezza, e l’orgoglio di essere italiani”.
“I 20 milioni di italoamericani sono i migliori ambasciatori dell’Italia nel mondo - afferma il presidente Niaf Robert Allegrini - e nel nostro 50mo anniversario non potevamo che scegliere il Lazio: abbiamo voluto condividere l’occasione con la regione che ospita la capitale d’Italia, non potevamo fare altrimenti, per dimostrare che il Lazio non è solo il Colosseo e la Fontana di Trevi ma che è una Regione che guarda al futuro”. Un legame quello con il Lazio che si fa anche con il cibo ma non solo. Un piatto su tutti: le Fettuccine alla Alfredo: “Poter portare a Washington Mario Mozzetti del ristorante Alfredo alla Scrofa, uno dei più grandi ambasciatori del Lazio negli Stati Uniti e di avere l'opportunità qua a Roma di andare al ristorante dove è nato questo piatto iconico per me è un motivo di grande soddisfazione”. Per Mario Mozzetti, “è un vero sogno andare alla convention Niaf di Washington e portare le fettuccine alla Alfredo. Portare questo piatto è un orgoglio anche a livello storico: portare Alfredo alla Scrofa negli Stati Uniti significa raccontare la storia che collega idealmente, ma non solo, l’Italia e gli Stati Uniti”.
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Il Lazio è “Regione d’Onore Niaf 2025”. Un evento che ricade nel 50mo anniversario della National Italian American foundation, la più grande associazione di italoamericani. Lo slogan è chiaro: “All you need is Lazio”, fra sapori autentici, la storia incisa nella pietra, meraviglie naturali, benessere e relax, arte e artigianato, la magia del cinema, innovazione e aerospazio, eccellenza accademica e un patrimonio culturale unico. “È un grande riconoscimento - afferma Roberta Angelilli, vicepresidente e assessore a Sviluppo economico, Commercio, Artigianato, Industria, Internazionalizzazione della Regione Lazio - in cui saremo protagonisti a 360 gradi. Saranno coinvolte 20 startup e pmi innovative oltre a 18 grandi imprese che saranno attori protagonisti. Non è solo un grande evento ma è una vera missione di sistema. Ma non ci saranno solo le imprese: saranno coinvolte anche università e centri di ricerca. Startup. Gli obiettivi, netti e chiari - prosegue Angelilli - sono un piano di networking per una forte connessione con le imprese. L’altra sfida è l’ attrazione degli investimenti”. Per Amedeo Teti, capo Dipartimento per il Mercato del Mimit, “la Regione Lazio merita questa posizione di Regione d’onore. Il Lazio è da sempre attrattore di grandi investimenti. Secondo il Financial Times poi solo nel 2024 l’Italia ha attratto 35,5 miliardi di investimenti e ha creato 36mila posti di lavoro”.