Il Dipartimento di Giustizia americano non ha scoperto prove di frodi elettorali e non ha trovato nulla che potesse cambiare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020. A mettere fine ai sospetti di brogli che Donald Trump e il suo avvocato Rudy Giuliani insinuano da quasi un mese, non è un rivale politico ma William Barr, il ministro della Giustizia scelto dalla sua amministrazione. In un’intervista ad Associated Press, Barr, da sempre uno dei più stretti alleati del presidente, ha dichiarato che “il dipartimento della giustizia e quello della sicurezza interna hanno esaminato le accuse di frode sistematica e dell’uso di macchine programmate essenzialmente per stravolgere i risultati delle elezioni ma per ora non hanno visto nulla che le corrobori e che cambi l’esito del voto”.
E forse per farsi perdonare l’effetto devastante delle sue dichiarazioni, ha nominato John Durham procuratore speciale per proseguire anche sotto la nuova amministrazione Biden la controinchiesta sulle origini del Russiagate, considerato da Trump un complotto dell’amministrazione Obama contro la sua elezione. Ma questo non l’ha salvato dall’essere convocato immediatamente alla West Wing, col rischio di essere silurato o costretto alle dimissioni.
I piani per il giuramento e la ricandidatura – Intanto il presidente sta architettando l’ultimo dispetto prima di lasciare la Casa Bianca: disertare la cerimonia del giuramento di Joe Biden il 20 gennaio e tenere nello stesso giorno un evento in stile campagna elettorale per lanciare la sua candidatura alle presidenziali del 2024. Finora solo altri tre presidenti avevano snobbato l’Inauguration day del loro successore: John Adams, John Quincy Adams e Andrew Johnson. Ma nessuno era stato sfiorato dall’idea di boicottarla con un gesto di sfida così aperto e insolente. Nel corso di un ricevimento alla Casa Bianca che si è tenuto martedì sera, il tycoon ha detto che “sono stati quattro anni fantastici” e che stiamo cercando di ottenere un altro mandato, “altrimenti ci vediamo tra quattro anni”. L’evento includeva molti membri del Comitato nazionale repubblicano ed è stato in parte trasmesso su Facebook da una partecipante, Pam Pollard, che è membro del comitato nazionale per il Gop dell’Oklahoma.
Le immagini mostrano decine di persone stipate nella Cross Hall della Casa Bianca, in piedi l’una accanto all’altra. Molti senza mascherine. I Trump hanno iniziato a ospitare ricevimenti festivi questa settimana, con l’intento di celebrare l’ultima stagione prima che il tycoon lasci l’ufficio il 20 gennaio. Nel video, si sente Trump continuare a insinuare accuse infondate di frode elettorale per spiegare la sua sconfitta da parte del presidente eletto Joe Biden, nonostante quanto dichiarato da Barr. “È sicuramente un anno insolito. Abbiamo vinto le elezioni. Ma a loro non piace”, ha detto Trump al gruppo, aggiungendo: “Le chiamo elezioni truccate, e lo farò sempre”. E in vista della prossima campagna elettorale, il tycoon ha già accantonato 170 milioni di dollari, incassati dalla campagna lanciata all’indomani dell’election day contro i brogli. Gran parte delle donazioni sollecitate per ‘Election Defense Fund’ è andata in realtà ad un comitato creato a metà novembre per finanziare le sue prossime mosse politiche. Illuminante il nome scelto per il comitato: Save America.
Trump tenta già di graziare se stesso e la sua famiglia – Nel frattempo The Donald pondera le prossime grazie, dopo quella al suo ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn. Nella lista di amici ed alleati è entrato anche il suo avvocato personale Rudy Giuliani, nel mirino della procura di New York per i suoi maneggi in Ucraina contro i Biden, come emerso nell’impeachment contro Trump: il legale avrebbe discusso con il presidente la possibilità di una grazia preventiva. Come quella che Trump sarebbe tentato di concedere a se stesso e alla sua famiglia per evitare durante l’amministrazione Biden eventuali indagini che minerebbero la sua stessa ricandidatura. Ma finora nessun presidente ha mai tentato di graziare se stesso e molti giuristi sono scettici sulla costituzionalità di una mossa del genere. Quando Richard Nixon considerò l’ipotesi per sé durante il Watergate, il dipartimento di Giustizia elaborò un memo che la bocciava come illegale. L’unica strada sarebbe dimettersi e farsi ‘perdonare’ dal vice Mike Pence.
Gli aiuti Covid e il destino del Senato – Biden intanto ha presentato formalmente a Wilmington la sua squadra economica, che rafforza l’immagine dell’amministrazione più ‘diversa’ e femminile della storia Usa. “È un team testato e orientato verso le famiglie, gli aiuti all’economia sono in arrivo”, ha assicurato prima di sollecitare il Congresso ad approvare al più presto nuovi aiuti Covid, in attesa del piano che presenterà dopo l’insediamento con l’obiettivo di “un’economia che non escluda nessuno”.
In prima fila l’ex presidente della Fed Janet Yellen, che sarà la prima donna al tesoro Usa, affiancata dal primo afroamericano a rivestire il ruolo di vice segretario, Adewale ‘Wally’ Adeyemo, attualmente presidente della Fondazione Obama a Chicago. Tutte le nomine dovranno essere approvate in Senato, dove diversi esponenti della maggioranza repubblicana hanno già annunciato la loro opposizione a quella di Neera Tanden – chief executive del think tank democratico Center for American Progress, sarà invece la prima donna a dirigere l’Ufficio per la gestione e il bilancio della Casa Bianca – una figura divisiva che ha detrattori anche a sinistra. Il controllo del Senato sarà deciso in un paio di ballottaggi il 5 gennaio in Georgia, dove Trump si farà vedere sabato per un primo comizio. Dall’esito di questo voto dipenderà anche l’entità della manovra contro la pandemia cui lavora il team di Biden: se i repubblicani mantenessero la maggioranza al Senato, il presidente eletto dovrà accontentarsi di un’iniziativa più contenuta nella consapevolezza che il Grand Old Party non approverebbe nuovi stanziamenti astronomici. Ieri un gruppo bipartisan al Senato ha svelato un piano da 900 miliardi di dollari.