La conclusione della bonifica dell’ex area Italsider di Bagnoli “è prevista entro il 2019. Io avevo chiesto il 2018 però meglio essere prudenti e saggi. Per ripulire quest’area da anni di incuria ci sarà bisogno di un lavoro di 36 mesi”. Così parlava l’allora premier Matteo Renzi nell’aprile 2016. Ma più di qualcosa è andato storto. A certificarlo è la Corte dei Conti nella sua relazione conclusiva sul controllo dei finanziamenti destinati alla riqualificazione dell’eterna incompiuta. Ci sono stati “criticità e ritardi negli interventi tra il 2015 ed il 2018″ che hanno consentito di realizzare finora, mette nero su bianco la magistratura contabile, soltanto attività di studio e di caratterizzazione”.
Gli interventi “hanno comportato – rileva la Corte dei Conti – un recente finanziamento assegnato ad Invitalia s.p.a. di 442,7 milioni di euro (di cui 87,5 effettivamente erogati), che si aggiungono ai 177 e ai 285 milioni erogati ai precedenti soggetti attuatori e che hanno consentito, finora, di realizzare soltanto attività di studio e di ‘caratterizzazione’ delle aree, propedeutiche alla progettazione degli interventi di bonifica e di risanamento, tuttora in corso, e che allo stato vedono il commissario impegnato nell’attivazione degli atti necessari alla configurazione urbanistica dell’area e alla programmazione delle opere di bonifica”.
“Azioni immediate di bonifica – spiegò nel 2016 l’allora capo del governo – partiranno nel 2016, poi la rigenerazione a gennaio 2017 e dalla fine del 2017 le infrastrutture“. Per finanziare il tutto centinaia di milioni nello Sblocca Italia. Ma a partire davvero furono solo le polemiche con il sindaco Luigi De Magistris contrario all’istituzione di un commissario. Un braccio di ferro di un anno fino all’intesa poi raggiunta col successore di Renzi, Paolo Gentiloni.
Nel giugno 2019, sottolinea la magistratura contabile, il commissario Francesco Floro Flores “ha adottato lo stralcio urbanistico del Piano di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana, con il quale è stata individuata la destinazione urbanistica dell’area all’interno del sito, step fondamentale per la programmazione delle opere di bonifica”. “Lo stesso però – rileva la Corte dei Conti – presenta criticità sia sotto il profilo della definizione delle strutture da realizzarsi, sia sotto quello di una non puntuale previsione finanziaria”. “Risulta anche da affrontare con urgenza il problema della rimozione della colmata a mare di cemento“, considerando che non sono stati ancora individuati i siti nei quali destinare l’enorme quantità di materiali inquinati provenienti anche dal fondale marino circostante. Ulteriore urgenza è rappresentata dall’ultimazione della bonifica dell’area ex Eternit, i cui fondi sono stati posti a disposizione del soggetto attuatore fin dal 2017.