“Ci sentiamo alle due… di notte però”. Intervistare Francesco Marcozzi, mister “Frosinone culone” è a tutti gli effetti un allenamento: devi tenere la soglia dell’attenzione altissima per capire quando è serio e quando ti sta perculando, cosa quest’ultima che capita spesso. Un ciclone, Marcozzi, esattamente come la telecronaca che l’ha reso celebre: quella di Giulianova-Frosinone nel 1996, con lui, giuliese doc, a mettere la firma su quello che sarebbe diventato grazie alla Gialappa’s un monumento del calcio pane e mortadella, con il mitico “Frosinone culone” e altre vette come l’invito ad arrestare il guardalinee.
“A proposito, ma la sai una cosa?”. Viene automatico pensare che l’abbiano arrestato per davvero dopo l’enunciato, ma per fortuna… “No no, non l’hanno arrestato, però un anno fa mi sono trovato in mail un messaggio che diceva: “Ciao sono il guardalinee che volevi far arrestare”…non gli ho risposto, ma almeno è vivo”. Vivo più che mai è Francesco, grazie al giornalismo dice lui: corrispondente del Messaggero dal 1967 e poi caposervizio della redazione di Teramo per una vita, ma sempre col pallino delle radiocronache del suo Giulianova, nell’ultima settimana è tornata alla ribalta social dopo la gara degli abruzzesi con il Cynthialbalonga: “Ho fatto il bravo per 90 minuti, poi non ho resistito e in quattro minuti ho dato il meglio di me. Io 90 minuti ho di autonomia…”.
Icona anche per chi all’epoca del “Frosinone culone” non era ancora nato: “I ragazzini condividono quel video e io sono felice. Ho visto che vendono pure le magliette o i gadget con quello slogan: se l’avessi registrato come marchio ci avrei fatto i soldi, me l’ha detto pure un mio amico. Ma va bene così: per me il calcio è divertimento”.
E infatti nonostante le sue radiocronache siano rigorosamente di parte e molto faziose è adorato anche dagli avversari: “Il calcio è goliardia, a me piace ridere, divertirmi, sfottere: i tifosi del Frosinone se mi incontrano mi chiedono di farsi i selfie, gli ho pure portato fortuna una volta che sono andato a vederli, che hanno vinto 2 a 0 con la Sampdoria… poi non sono andato più e infatti oggi mica sono più in A i ciociari? Anche a Teramo, dove c’è una gran rivalità col Giulianova, c’è grande rispetto e simpatia. Anche se mò loro stanno sopra e noi dobbiamo fare i bravi”.
Perché, con 50 anni di giornalismo e radiocronache sulle spalle, Marcozzi ne è certo: “Il calcio è il campanile: se guardo la Serie A, e pure certe cronache fighette viene un po’ di noia. Io mi riconosco in quello striscione che dice “No al calcio moderno”: mi piace prendere l’aspetto umano delle partite, pure l’ironia, sì. Pensa a un periodo come questo: la gente non può andare allo stadio, magari sta pure in ospedale, ed ecco che arriva la radio, arriva Marcozzi e ti strappa pure una risata: il bello del calcio di provincia è pure questo”. Senza prendersi troppo sul serio: “E con la voglia di fare di quando ho iniziato nel 1967: il mio segreto è quello. Mi diverto ancora, specie quando faccio le radiocronache che con quelle posso dare il meglio, quando scrivo devo essere più preciso, mi diverto di più con la radio via”.
E si divertono gli altri, con quel video e la voce di Francesco col suo marcato accento giuliese che valica i confini del tempo: “Però una cosa tengo a precisarla: in quel video del Frosinone culone alla fine dico “madosca”, non è una bestemmia come si voleva far credere col bip messo dalla Gialappa’s, non l’avrei fatto mai”. C’è da credergli, specie dopo un appuntamento dato alle due di notte, poi diventate le due del pomeriggio, poi le due e mezza: “Perché la pasta e fagioli è il mio piatto preferito, mica potevo farla freddare?”. Sia mai, sarebbe roba da arresto, peggio che quel guardalinee lì.