L’Ue sembra un matrimonio in crisi e quando sorgono problemi si sfoga su Polonia o Ungheria“. Non accenna a placarsi lo scontro in corso a livello di Consiglio europeo sulla clausola sullo Stato di diritto legata all’erogazione dei fondi del Recovery Fund. Da una parte i due Paesi del blocco di Visegrad che si sono fermamente opposti all’introduzione del vincolo, dall’altra gli altri Stati membri. A intervenire nuovamente sulla questione è il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, in un’intervista alla Faz, mentre sia il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che quello per gli Affari Europei, Vincenzo Amendola, accusano proprio Varsavia e Budapest di un ostruzionismo che ha provocato lo stallo sull’erogazione dei fondi per il contrasto alla pandemia di coronavirus. E intanto Michael Bobek, avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Ue, nel suo parere ritiene infondato il ricorso dell’Ungheria contro la risoluzione del Parlamento europeo sull’avvio di una procedura ai sensi dell’articolo 7 che può portare fino alla sospensione di alcuni diritti di adesione, tra cui il diritto di voto in sede di Consiglio Ue, in caso di “violazione grave e persistente da parte di un Paese membro dei principi sui quali poggia l’Unione”.

La Polonia non cede sullo Stato di diritto: “Temiamo che il meccanismo venga usato per motivi politici”
Il premier di Varsavia, nel corso dell’intervista, non risparmia attacchi alle istituzioni europee e al loro operato, prendendo ad esempio anche il caso italiano: “L’Ue sembra un matrimonio in crisi. Ha alle spalle la crisi finanziaria, la Brexit, sta vivendo crescenti disuguaglianze – ha detto – E quando sorgono problemi si sfoga su Polonia o Ungheria. È ora di un esame di coscienza. Cosa è andato storto? Ad esempio, l’euro non ha portato a differenze sempre più profonde? Che cosa ha portato in Italia, Paese che ristagna da più di vent’anni?”. E sulla proposta di condizionalità legate al bilancio Ue ha poi aggiunto: “La nostra principale preoccupazione è che il meccanismo possa essere usato arbitrariamente e per motivi politici“.

Il capo del governo polacco ha poi continuato nel suo attacco sostenendo che, in futuro, altri Paesi, tra cui anche l’Italia, potrebbero essere colpiti da questo “meccanismo” messo in piedi dall’Ue che, a suo dire, “aggira i Trattati”: “Oggi se a qualcuno non piace il governo polacco lo si mette alla gogna. Domani potrebbe essere il governo italiano o portoghese e poi gli si tolgono i finanziamenti. È un paradosso, questo meccanismo aggira i Trattati – ha continuato – Stiamo lottando per garantire che nessun Paese, oggi o domani, sia privato dei fondi a causa di un meccanismo arbitrario e non trasparente. Si tratta di una questione di fiducia fondamentale basata sul diritto europeo. Non dobbiamo permettere che le cattive regole passino accanto al buon Recovery Fund”.

Parlando poi del dibattito sulla cancellazione del debito, il leader polacco ha spiegato, rispondendo ad una domanda anche sull’Italia, che l’ipotesi “riguarda prima di tutto i debiti contratti per il coronavirus. Io non rifiuterei una cosa del genere di principio perché questo cigno nero del virus e le inaspettate spese aggiuntive non sono rappresentative della condizione di un Paese. Per venire fuori da questa crisi senza precedenti – conclude – sarebbe opportuno mettere da parte gli attacchi motivati ideologicamente alla sovranità nazionale di alcuni Paesi con la scusa della ‘condizionalità’ dei fondi Ue e passare velocemente al programma di ricostruzione”.

Dall’Italia, invece, con la nuova ondata di coronavirus che sta aggravando la crisi economica e sanitaria in tutta Europa, si continua a denunciare l’ostruzionismo di Varsavia e Budapest. Nel negoziato sul Recovery “c’è uno stallo per un veto incomprensibile, sbagliato e improprio che non riguarda il dossier su cui i Paesi stanno mettendo il veto. Auspichiamo che verrà superato nel prossimo Consiglio europeo. Sono fiducioso che alla fine i due Paesi non riusciranno a bloccare il varo di un programma storico”, ha detto Gualtieri al webinar del Messaggero e dei quotidiani del gruppo Caltagirone. “Siamo alla vigilia di un passaggio delicato e importante, ma sono fiducioso che il 2021 sarà un anno storico”, ha poi aggiunto. Mentre il ministro Amendola va dritto al punto: “Finché non cadrà il veto di Polonia e Ungheria sarà difficile avere il cronoprogramma sul Recovery Fund”.

Avvocato generale della Corte Ue: “Ricorso dell’Ungheria sulla risoluzione del Parlamento Ue sull’articolo 7 è infondato”
Proprio le accuse di violazioni dello Stato di diritto da parte del governo guidato da Viktor Orban sono alla base della risoluzione con cui il Parlamento europeo ha chiesto l’avvio di una procedura ai sensi dell’articolo 7. Un voto che aveva fatto scattare il ricorso di Budapest che contesta la legittimità della risoluzione sostenendo che, ai fini del calcolo della maggioranza dei due terzi dei voti espressi, si dovevano considerare anche le astensioni e che il Parlamento, non avendone tenuto conto, ha violato i requisiti. Benché ricevibile, secondo il parere (non vincolante) di Michael Bobek, il ricorso è infondato e quindi la Corte Ue dovrebbe respingerlo.

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