Con l’arrivo dei vaccini anti-Covid si pone anche il problema della criminalità legata alla contraffazione e ai furti dei prodotti sanitari. L’Interpol ha inviato nelle ultime ore un messaggio di allerta ai suoi 194 Paesi membri, in cui chiede di prepararsi al potenziale pericolo, ricordando che “la pandemia ha già dato luogo a un’attività criminale predatoria e opportunistica senza precedenti”. La stessa Agenzia italiana del farmaco (Aifa) non esclude la minaccia. “Quando c’è un picco di domanda, arrivano anche le offerte illegali”, commenta a ilfattoquotidiano.it Domenico Di Giorgio, responsabile dell’ufficio qualità dei prodotti e contraffazione di Aifa.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha annunciato di aver ordinato 202 milioni di dosi di vaccino che da gennaio verranno distribuite con il coinvolgimento dell’esercito in 300 hub. “La consegna sarà su base regionale, quindi capillare, e a cadenza settimanale al fine di garantire il massimo di sicurezza – dichiara Nicola Magrini, direttore generale di Aifa – Il sistema di antifurto e antiriciclaggio messo a punto da Aifa in questi anni è diventato un punto di riferimento per tutta Europa”. Ma il rischio di traffici illegali non può essere sottovalutato neanche questa volta. Soprattutto se c’è un interesse pubblico così alto.

Non parliamo solo di vaccini. Anche di tutti gli altri farmaci usati nei reparti ospedalieri per la cura dei malati Covid. “Dobbiamo evitare che si ripeta quello che è successo nel 2018 con i farmaci contro l’Epatite C – rimarca Di Giorgio – finiti nel mirino della criminalità perché erano inizialmente riservati a pochi pazienti ma la richiesta era molto elevata, e il costo era oneroso, da 10mila a 30mila euro per una confezione”. Quello dei vaccini però non supererà i 15-20 euro a dose.

Le ultime novità sull’attività di contrasto ai furti di medicinali verranno presentate giovedì dall’Agenzia regolatoria, durante un evento online a cui partecipano anche gli altri protagonisti del Tavolo tecnico su questo tema (nato nel 2016): aziende farmaceutiche, società italiana dei farmacisti ospedalieri, ministero della Salute, consorzio Dafne (costituita da aziende farmaceutiche e distributori intermedi), forze di polizia e procure. Ilfattoquotidiano.it anticipa i numeri di questo fenomeno. Nel 2020, fino a novembre, sono stati registrati 15 furti (di cui cinque in farmacie ospedaliere e asl), in calo, complice sicuramente anche il lockdown, rispetto ai 60 (di cui 33 hanno coinvolto ospedali e asl) del 2019. Una nuova recrudescenza dei reati di furto farmaceutico in Italia si osserva dal 2018: 25 furti. “I prodotti più rubati, oltre agli antiepatite c, sono stati gli antitumorali, come Avastin, Herceptin, Mabthera, gli stessi che venivano fatti sparire nel 2013, l’anno in cui è esploso il fenomeno in Italia”, spiega Di Giorgio. Allora i casi di furto segnalati erano stati 109 (di cui 56 in fase di trasporto sui tir e 53 negli ospedali) per un valore di oltre 50 milioni di euro. Nel 2018 la refurtiva ammontava a circa 15 milioni, mentre nel 2019 a più di 20.

Tra il 2014 e il 2017 gli assalti alle scorte di medicinali sono precipitati, da 37 a 21 (soltanto uno nel 2015 e sette nel 2016). La rete criminale che esportava i farmaci, soprattutto in Germania dove vengono pagati a prezzi più alti, è stata piano piano smantellata grazie alla creazione del database Fakeshore nell’ambito dell’Operazione Vulcano (2014-2015) coordinata da Aifa, ministero della Salute e Nas e che ha coinvolto le altre agenzie regolatorie europee. “Sulla piattaforma vengono caricate le vendite illegali attraverso i siti web non autorizzati, la produzione di farmaci falsificati e i casi di furto e riciclaggio di medicinali”, chiarisce l’esperto di Aifa. “In questo modo abbiamo potuto creare una lista nera di farmaci e abbiamo chiesto agli altri Paesi europei di intercettare l’offerta illegale di questi prodotti e di caricare a sua volta i dati. Questo ci ha consentito di chiudere i canali di esportazione illegale e di rendere invendibile quella merce”.

Dal 2016, continua Di Giorgio, “collaborano sistematicamente al progetto Fakeshare Gran Bretagna, Spagna e Portogallo, mentre gli altri Stati raccolgono i dati solo sporadicamente. Stiamo preparando una risoluzione da presentare al Consiglio d’Europa in cui chiediamo di rendere obbligatoria per tutti la partecipazione alla banca dati per rafforzare la tracciabilità delle refurtive”. Intanto è partito un progetto pilota di condivisione del progetto con l’Agenzia europea per i medicinali (Ema). La partita in gioco è molto importante. “Un farmaco contraffatto, o rubato dai frigoriferi degli ospedali e poi conservato non si sa dove e non si sa a quali temperature, è rischioso per la salute dei pazienti”, avverte Di Giorgio.

Poi però c’è il mercato nero interno. Quello che può colpire anche i vaccini anti-Covid. C’è anche il servizio online “Verifica fustella” messo a disposizione dei cittadini dal ministero per verificare se il farmaco (di qualsiasi tipo) è autentico o contraffatto. Basta inserire il codice di autorizzazione all’immissione in commercio (codice Aic) e il numero di identificazione della confezione e il servizio restituisce il lotto e la data di scadenza. Se non sono corrispondenti allora il bollino è finto e la confezione è stata rubata oppure contraffatta completamente. Il passo successivo sarà l’allargamento dei controlli sulla rete doganale extra europea attraverso l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) per intercettare la fuoriuscita illegale di antitumorali in particolare e l’inasprimento delle sanzioni per i reati farmaceutici. “C’è l’aggravante della salute pubblica, chi alimenta il mercato nero dei farmaci non può cavarsela con poco”, commenta Di Giorgio. Intanto però bisogna pensare a mettere bene in sicurezza le farmacie all’interno degli ospedali e i punti di stoccaggio dei vaccini anti-Covid.

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