Vivo Y20s è uno smartphone basilare, pensato per svolgere le attività principali senza grandi pretese. Il vero punto di forza è l’autonomia che può durare anche tre giorni, assieme alla memoria interna da 128 Gigabyte. Lo smartphone però presenta anche alcuni compromessi, alcuni dei quali inaccettabili anche su un dispositivo di fascia bassa.
Vivo, produttore cinese tra i più attivi del panorama, è ufficialmente sbarcato sul mercato italiano. Una notizia che non può fare altro che piacere a chi conosce il settore. Il colosso cinese infatti è infatti noto per i suoi dispositivi spesso innovativi. Oggi in particolare vi parliamo del Vivo Y20s, uno smartphone di fascia bassa con cui l’azienda asiatica intende farsi conoscere al grande pubblico. È proprio il prezzo di vendita di 179 euro uno dei punti deboli di Vivo Y20s, soprattutto se paragonato a quanto offerto dalla concorrenza. La cifra richiesta non è elevata ma ci sono diversi compromessi da accettare, a partire dalla bassa risoluzione del display fino ad arrivare alla presenza di una porta micro-USB per la ricarica.
Il cuore pulsante di Vivo Y20s è lo Snapdragon 460 di Qualcomm, abbinato a 4 Gigabyte di RAM e 128 Gigabyte di memoria interna. La capacità di immagazzinamento è uno dei punti a favore considerando anche la possibilità di espansione tramite microSD. Ad ogni modo, ci troviamo davanti a una piattaforma hardware in grado di svolgere il proprio compito senza particolari difficoltà. Mostra il fianco quando si comincia a chiedere troppo, con tante attività in background o con i giochi più pesanti.
Insomma, non è un fulmine ma può andare più che bene per il tipo di pubblico al quale si rivolge. Purtroppo, la concorrenza in questa fascia di prezzo è tanta e ci sono prodotti in grado di fare meglio dal punto di vista prestazionale. Il processore poco energivoro, una buona ottimizzazione software e una bassa risoluzione del display (HD+) contribuiscono a rendere Vivo Y20s un campione d’autonomia.
Lo smartphone integra una batteria da 5.000 mAh che con utilizzo non molto intenso può raggiungere anche tre giorni di autonomia. Con un uso intenso, si possono tranquillamente coprire 48 ore, anche se col nostro uso siamo riusciti a stare lontani dalla presa elettrica per quasi 3 giorni a fronte di oltre 7 ore di display attivo. Gli entusiasmi sulla durata della batteria vengono spenti da una ricarica lenta e dalla presenza di una porta micro-USB, una soluzione inaccettabile nel 2020 anche per gli smartphone di fascia bassa.
Sul bordo inferiore troviamo il singolo altoparlante che restituisce un suono nella media, con la solita distorsione che si registra a volume molto alto. Quanto alla resa dell’audio in chiamata, ho notato solamente alcuni problemi in alcune circostanze con la voce dell’interlocutore che risultava un po’ metallica.
Per il resto, non abbiamo riscontrato problemi a livello connettività: né con il Wi-Fi né con la rete 4G LTE. Peccato per l’assenza del chip NFC che sarebbe stato gradito. Presente il jack audio da 3,5 mm. Il Bluetooth è nella versione 5.0. Buone anche le prestazioni del GPS.
Vivo Y20s può essere sbloccato tramite il riconoscimento delle impronte digitali utilizzando il sensore biometrico posizionato sul lato destro oppure tramite il riconoscimento del volto affidato alla sola fotocamera anteriore da 8 Megapixel. Si comportano bene entrambi con una rapidità e precisione nella media.
La parte frontale di Vivo Y20s è occupata da un display da 6,51 pollici con risoluzione HD+ (1.600 x 720 pixel) e rapporto di forma in 20:9. Il pannello ospita all’interno di un notch a goccia la fotocamera anteriore. Parliamo di un pannello di discreta qualità: i colori risultano sempre un po’ spenti e i neri presentano evidenti tendenze al grigio. Anche la luminosità massima non è elevatissima ma la gestione della luminosità automatica è soddisfacente. Non l’ho mai regolata manualmente. Al contrario, ho trovato sottotono il touchscreen non sempre rapido.
La scocca è realizzata in policarbonato ma la sensazione al tatto è piacevole (simil vetro). È disponibile in due colorazioni: Nebula Blue e Obsidian Black. Peccato che la scocca trattenga davvero troppo le impronte digitali, un aspetto questo che critico spesso ma che probabilmente non rappresenta un vero problema per la maggior parte degli utenti che preferiscono utilizzare una cover di protezione. Il bordo sinistro ospita lo slot che può ospitare contemporaneamente due SIM e una microSD per l’espansione di memoria.
Il comparto fotografico di Vivo Y20s si compone di un sensore principale da 13 Megapixel con apertura f/2.2, abbinato a due sensori da 2 Megapixel (f/2.4) per gli scatti in modalità ritratto e macro. Sarebbe stato preferibile avere a disposizione un sensore grandangolare al posto di quello per le macro che – anche sugli smartphone di fascia alta – non ritengo particolarmente utile. Ho apprezzato la quasi assenza di sporgenza del modulo fotografico, un po’ meno gli scatti soprattutto in notturna.
La configurazione scelta dal produttore cinese rende meno versatile il comparto fotografico che – in diurna – riesce a difendersi. In ottime condizioni di luce, riesce a tirar fuori delle immagini accettabili, soprattutto utilizzando l’HDR che migliora la resa cromatica. In generale, non si allontana molto dai diretti concorrenti nonostante la bassa risoluzione del sensore principale. Le macro – come al solito – appaiono imprecise.
I risultati calano in notturna dove i colori risultano impastati e il rumore digitale è molto presente. A differenza di altri, non c’è nessuna modalità notturna che possiamo attivare per migliorare la resa finale. Le immagini infatti risulteranno sempre molto scure se non c’è una forte fonte di luce a disposizione. Discorso analogo per la fotocamera anteriore da 8 Megapixel (f/1.8) Si riescono a scattare foto utilizzabili in ottime condizioni di illuminazione, mentre soffre con luce scarsa. Anche con il sensore frontale è possibile scattare foto con fondo sfocato.
Vivo Y20s è uno smartphone basilare, pensato per svolgere le attività principali senza grandi pretese. Il vero punto di forza è l’autonomia che può durare anche tre giorni assieme alla memoria interna da 128 Gigabyte. Presenta però alcuni compromessi, alcuni dei quali inaccettabili anche su un dispositivo di fascia bassa come – per esempio – la presenza della porta microUSB anziché Type-C.
Non lo consiglieremmo agli utenti più esigenti (in fondo non è affatto questo il target di riferimento) ma potrebbe essere una valida proposta per gli utenti giovanissimi che stanno per ricevere il loro primo smartphone. L’ostacolo potrebbe essere il prezzo di vendita. Arriva in Italia a 179 euro, una cifra che lo mette in competizione con prodotti che sia sulla carta che sul campo riescono ad offrire molto di più. Un posizionamento più aggressivo avrebbe sicuramente reso la strada più facile a questo prodotto.