Nell'ordinanza con cui il gip del Tribunale di Perugia ha disposto le misure interdittive per i vertici dell'Università per stranieri di Perugia la ricostruzione della vicenda: "Per velocizzare al massimo il conseguimento dell'attestato e corrispondere supinamente ai desiderata della Juventus, il dg Olivieri organizza una sessione straordinaria di esame sfruttando formalmente il pretesto dell'emergenza epidemiologica da Covid-19"
L’esame di Luis Suarez fu una “pantomima” allestita “ad personam” per velocizzare l’iter burocratico, facendo figurare che vi fossero esigenze logistiche e di sicurezza per la questione Covid. Protagonisti da una parte l’Università per stranieri di Perugia che si attivò per “velocizzare al massimo il conseguimento dell’attestato” e “corrispondere supinamente ai desiderata della Juventus”, dall’altra l’entourage bianconero da cui partì “l’input” per effettuare nel capoluogo umbro il test di lingua, indispensabile per tesserare l’attaccante uruguaiano in quel momento in trattativa per passare dal Barcellona ai campioni d’Italia, che però hanno già tesserato due extracomunitari e quindi interessati a far ottenere il passaporto italiano.
La Juve ha fretta, i tempi sono stretti. A leggere l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Perugia Piercarlo Frabotta, i giorni che precedono l’esame sono frenetici. “Ci stiamo interessando come legali della società della vicenda Suarez”, spiega l’avvocatessa del club Maria Cesarina Turco l’8 settembre al dg dell’ateneo Simone Olivieri che darà – ad avviso del gip – “piena disponibilità”, insieme alla rettrice Giuliana Grego Bolli, alla “massima facilitazione” dell’esame predisponendo una “sessione ad hoc nel più breve tempo possibile”, in vista del “ritorno d’immagine che ne avrebbe potuto trarre l’ateneo”. Il tutto “salvando l’apparenza delle forme”. Una vicenda che il giudice definisce un “progetto criminoso”. Anche perché l’esame ad avviso degli inquirenti era stato preparato a tavolino e alcuni degli indagati erano consapevoli che Suarez avrebbe parlato un “italiano per amigos” perché la sua conoscenza era “zero”. Altro che certificato B1.
Durante uno dei meeting tra i legali bianconeri e Olivieri – che definisce il manager bianconero Fabio Paratici “più famoso di Mattarella” – i primi chiedono: “Giusto perché dovremmo muoverci perché quelle quattro cose eventualmente da studiare siano da studiare! Voi organizzate anche dei corsi? C’è un tempo minimo? C’è un numero di ore”. E il direttore generale risponde: “Noi possiamo organizzare un corso ad hoc su questa situazione”. E prospetta la possibilità di sostenerlo il 21 settembre, in una sessione già fissata. “Un po’ prima sarebbe meglio”, rispondono gli avvocati. La macchina dell’Università per stranieri si mette in moto chiedendo anche se Suarez “qualcosa in italiano la sa dire”. Turco risponde: “Ma io spererei assolutamente di sì però partiamo dal presupposto che dobbiamo fargli una roba.. da principianti perché…”. “Sì, assolutamente”, assicura Olivieri.
Va detto che Turco, in un’altra telefonata in cui si discute di un esame on-line o da sostenere direttamente in Spagna, aveva specificato che la “linea da Torino” era quella di far sostenere a Suarez un test “esattamente come lo darebbe una persona che di mestiere non tira a pallone”. Insomma: “Non vanno fatti favoritismi”. Ma per il giudice che ha disposto la sospensione dei vertici dell’ateneo per 8 mesi “diversamente da quanto potrebbe sembrare in apparenza” la conversazione “non rivela alcun ‘ravvedimento’ da parte degli interlocutori né alcuna perdita di interesse da parte della Juventus al superamento dell’esame”, ma emerge “soltanto che il calciatore pretendeva addirittura di svolgere l’esame da remoto in Spagna, la qual cosa indispettisce l’avvocatessa Turco” che “già tanto si sta spendendo per la buona risuscita dello stesso”. Il “favoritismo” che la legale rifiuta “è solo l’esame da remoto che, però, sarebbe stato giuridicamente invalido” per ottenere il passaporto “e quindi non utile per la società calcistica”, sottolinea il gip.
Viene quindi predisposto, ricostruisce il giudice, un corso intensivo on-line che, a suo avviso, è necessario “solo per dare una configurazione regolare” all’iter. Come già emerso – e ribadito nell’ordinanza – Suarez arriverà in ateneo il giorno del test, il 17 settembre, con un esame ‘apparecchiato’. Insomma: domande concordate. Anche quella sessione è stata organizzata appositamente per assecondare la fretta della Juve. Il gip spiega: “Per velocizzare al massimo il conseguimento dell’attestato e corrispondere supinamente ai desiderata della Juventus, Olivieri organizza per Suarez una sessione straordinaria di esame sfruttando formalmente il pretesto dell’emergenza epidemiologica da Covid-19″. E sottolinea: “Così incassando il commento entusiastico dell’avvocatessa Turco” che dice “Ah bravissimi”.
Secondo il giudice, Olivieri “spezza” la sessione già programmata del 22 settembre, creando “artificiosamente” quella del 17 “in realtà unicamente dedicata all’esame-farsa di Suarez” e sempre “la questione del Covid” diventa la “fortuna” da “sfruttare callidamente per far svolgere in modo riservato detto esame, in modo che nessuno possa assistervi”. Dalle intercettazioni emerge che Olivieri, l’esaminatore e la professoressa che ha ‘preparato’ Suarez hanno “coinvolto nella sessione anticipata per Suarez altri candidati, appositamente contattati a tal fine, al preciso scopo di fare sembrare che detta anticipazione risponde a effettive necessità” che erano “in realtà inesistenti”. Con una preoccupazione: i cronisti in attesa all’uscita dall’ateneo. “Fanno due domande in italiano e la persona va in crisi”, è la preoccupazione dei vertici. La rettrice è categorica: “Quindi questo qui deve essere come come quelli che scappano dalla porta di servizio… cioè non deve incontrare adesso i giornalisti”.
Alla vigilia dell’esame l’esaminatore Lorenzo Rocca risponde a un amico che avanza l’ipotesi che il calciatore mostri “il flop” dell’esame alla prima intervista. “No, no – risponde il coordinatore del centro certificazioni – di questo ho parlato con la Juve, ci ho potuto parlare io, anche perché ovviamente se vanno a scavà, scavà, scavà, la firma sull’esame ce l’ho messa io… io non voglio certi c..i, ho chiamato la rettrice e tutti, ho parlato con Paratici – dice ancora Rocca – il quale mi ha detto più o meno quello che mi stai dicendo te, nel senso, non ti preoccupà, lui non lascerà nessuna intervista”.