Le frasi in dialetto venivano indicate come ‘incomprensibili’. I nomi dei boss invece erano semplicemente scomparsi. Così a cinque mesi dall’affidamento, il Tribunale di Trapani ha revocato l’incarico al perito che avrebbe dovuto trascrivere le intercettazioni del processo Scrigno in cui è imputato per associazione mafiosa l’ex deputato renziano Paolo Ruggirello. Il collegio presieduto dal giudice Daniela Troja ha incaricato un nuovo consulente, che dovrà consegnare le centinaia di trascrizioni nell’udienza del 16 febbraio 2021. L’ordinanza è stata emessa su richiesta dei pm della Dda di Palermo, che da un ascolto a campione avevano evidenziato le anomalie, confermate dall’ascolto dei file audio originali. “Da una verifica a campione effettuata dal collegio è stato confermato come le stesse contengano varie difformità rispetto all’effettivo significato delle parole pronunciate dagli interlocutori, anche in lingua dialettale”, ha detto il giudice.

Nel processo, oltre all’ex politico trapanese, sono imputati altre sette persone, tra cui lo storico boss Nino Buzzitta, di 78 anni, e Vito D’Angelo, di 72 anni e presunto capo della cellula che operava sull’isola di Favignana. Il procedimento è uno stralcio del fascicolo inerente al blitz Scrigno, in cui furono arrestate 25 persone, compresi i capi della mafia di Trapani, Francesco e Pietro Virga (figli del boss Vincenzo Virga, arrestato da latitante nel 2001 ndr) e Franco Orlando, che la scorsa settimana sono stati condannati con il rito abbreviato: i fratelli ad 8 anni ciascuno, Orlando a 5 anni e 4 mesi. Condanna esemplare (8 anni) anche per Pietro Cusenza, che dopo gli arresti aveva risposto alle domande dei pm descrivendo gli accordi elettorali di Ruggirello con i Virga, su cui dovrà testimoniare in aula. È stato assolto e scarcerato invece il presunto capo della mafia di Paceco, Carmelo Salerno, che compare nelle principali accuse avanzate dalla Dda di Palermo nei confronti del deputato renziano.

L’affidamento dell’incarico alla dottoressa Pasqualina Amato – autorizzata a nominare sei ausiliari – risale allo scorso 7 luglio. Trascorsi i tradizionali 90 giorni, il perito aveva richiesto una proroga di altri 90 giorni. Il 3 novembre, nel corso di un udienza del processo, era stata depositata una prima parte del lavoro svolto che il 12 novembre finì in una nota della Dda di Palermo in cui si evidenziavano “difformità rispetto al reale contenuto dei dialoghi, una confusa identificazione degli interlocutori, mancanza di comprensione e significato in alcuni casi del tutto stravolto”. Una ricostruzione confermata in aula dal pm Gianluca De Leo rispetto ad “irregolarità nelle trascrizioni davvero allarmanti, traduzioni in termini dialettali o l’omissione di indicazione dei cognomi”. Esempi letti in aula dal giudice, come “amunì ‘ccattare a sasizza” (andiamo a comprare la salsiccia), trascritto come “incomprensibile”. Oppure ‘vinni’ (sono venuto) tradotto in “vini”, nonostante l’argomento fosse tutt’altro.

“A ciò si aggiunge che la perizia ha omesso di riportare intere frasi in dialetto siciliano, ma di chiarissimo significato, apponendo al posto della traduzione la presenza di parole incomprensibili – ha detto il giudice Daniela Troja – assumendo l’iniziativa di dividere parti del dialogo, operazione non consentita. Il perito inoltre ha creato una grave confusione nell’identificazione dei soggetti dialoganti ed invero in primo luogo ha segnalato l’assenza nella prima parte introduttiva del dialogo l’elenco degli interlocutori”. Inoltre, nell’udienza del 3 novembre il consulente Amato aveva annunciato il deposito dell’intera perizia, limitandosi a consegnare soltanto una parte. “L’assenza di fruibilità delle trascrizioni, nonché della presenza di errori e omissioni che possono ritenersi del tutto insanabili perché appartengono ad un metodo di trascrizione adottato dal perito, che non assolve alla funzione della perizia”. Tuttavia, secondo il giudice, “non sussistono le condizioni per condannare il perito al pagamento in favore della Cassa delle ammende per il contegno assunto nel corso delle udienze”.

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