Da 20 anni si discute sui presunti segni di cancro sul seno sinistro della scultura realizzata dall'artista tra il 1520 e il 1534 per la tomba di Giuliano duca di Nemours. E ora il nuovo saggio dello storico dell'arte, che sarà in apertura del volume Representing Infirmity. Diseased Bodies in Renaissance Italy, cerca di fare luce proprio su questo
Arte e malattia, se ne torna a parlare e Michelangelo Buonarroti torna protagonista di un’annosa disputa. Da 20 anni, infatti, si discute sui presunti segni di un tumore sul seno sinistro della figura femminile scolpita da Michelangelo tra il 1520 e il 1534 per la tomba di Giuliano duca di Nemours e rappresentante la Notte, nella Sagrestia Nuova della Basilica di San Lorenzo a Firenze.
Se ormai l’evidenza della malattia è accettata dalla comunità scientifica medica (e pressoché ignorata da quella storico-artistica), proprio quel dato oggettivo ha aperto altri ambiti di discussione che a breve si arricchiranno di un nuovo contributo del professor Jonathan Nelson, insegnante di storia dell’arte presso la Syracuse University di Firenze.
Fu proprio il docente nel 2000, insieme all’oncologo James Stark, a scrivere una lettera al Direttore del New England Journal of Medicine in cui veniva indicata la presenza tumorale in quel seno, una notizia che suscitò notevole interesse tra i media italiani e stranieri. In questi anni, altri sono intervenuti sulla vicenda, ma adesso Nelson sta per pubblicare un saggio scientifico sul cancro nella statua di Michelangelo dove, grazie a una dettagliata argomentazione da storico dell’arte del Rinascimento italiano, spiega perché l’artista avesse voluto attribuire alla Notte i segni del tumore. Di fatto, quindi, quel seno malato non era stato scolpito per errore, ma rispondeva a una precisa volontà dell’artista.
Il nuovo scritto di Nelson, dal titolo Cancer in Michelangelo’s Night. An analytical framework for retrospective diagnoses, sarà il saggio di apertura del volume Representing Infirmity. Diseased Bodies in Renaissance Italy (Routledge, 2021) e partirà proprio dalla diagnosi di Stark di 20 anni fa, il quale evidenziò su quella scultura i tre segni fisici del cancro al seno: la rientranza, il gonfiore del capezzolo e il bozzo. Secondo Nelson “non si trattava certo di un errore, poiché Michelangelo sapeva bene cos’era il seno di una donna così come sapeva che non esisteva un altro seno così, cioè non era visibile in nessuna opera d’arte né antica né moderna”.
Come già indicato da Ascanio Condivi, biografo di Michelangelo, la scultura doveva significare che il tempo consuma tutto e proprio per questo, aggiunge Nelson, “Michelangelo aveva deciso di utilizzare i segni evidenti di una malattia che logora e lentamente irrompe nel corpo”. Ma c’è di più: secondo il docente universitario il segnale del cancro che Michelangelo aveva voluto scolpire era collegato alla stato malinconico della figura, già descritto da Vasari, che all’epoca veniva ritenuto predisponente al cancro, “perché la malinconia crea un blocco dannoso che conduce al cancro. E per rappresentare lo stato malinconico della Notte aveva deciso che la figura femminile guardasse verso il basso e poggiasse la testa su un braccio. Anche perché quel luogo era una cappella con delle tombe, uno spazio malinconico per sua natura”.