Nonostante le difficoltà a livello globali dovute dalla pandemia, qualche settimana fa Lenovo ha annunciato degli importanti risultati finanziari per il Q2 (secondo quadrimestre dell’anno), con una crescita del 7% anno su anno in tutti i settori, ed un utile netto di 310milioni di dollari, che rappresenta una crescita del 53% rispetto allo scorso anno.
A spingere fortemente il risultato positivo per il gruppo cinese è stato sicuramente la rapida crescita di domanda nel mercato dei personal computer, che dopo anni non entusiasmanti ha visto un boom di vendite; non di secondaria importanza anche i risultati del settore mobile di Lenovo (che include Motorola Mobility) dove il fatturato è cresciuto del 39% rispetto al trimestre precedente, spinto principalmente dagli ottimi risultati in Nord America e Sud America, così come importanti sono stati i risultati del settore data center del gruppo con un fatturato cresciuto dell’11% su base annua.
Abbiamo avuto la possibilità di fare un piccolo approfondimento, con particolare focus sulla situazione italiana, con Emanuele Baldi, Amministratore Delegato e Country General Manager di Lenovo per l’Italia, Alessandro de Bartolo, Country General Manager Lenovo Data Center Group per l’Italia, e Carlo Barlocco, Executive Director Motorola Europe Expansion.
Quanto hanno influito sui vostri risultati in ambito PC i cambiamenti nelle abitudini dei cittadini dovuti al lockdown, come ad esempio lo smartworking o la didattica a distanza?
Baldi: I dati globali di Lenovo sono impattati dal fatto che abbiamo in questo momento sulla parte PC una grande domanda di prodotto a livello globale, ancora di più in Italia, domanda che ha tirato il mercato da marzo in avanti, e continua a farlo, creando anche un po di tensione rispetto all’offerta, non essendo l’offerta disponibile in grado di soddisfare la domanda visto che esistono problemi di disponibilità di componentistica, come ad esempio i pannelli -nrd, display-, ma non solo, la cui produzione non può scalare di volume come potrebbero i produttori di PC.
I produttori, in particolare noi, stiamo facendo del nostro meglio e devo dire che nel trimestre passato infondo non abbiamo fatto così male, visto che abbiamo riconquistato la prima posizione a livello globale, evidentemente siamo stati più bravi a produrre rispetto al mercato. A livello italiano per la prima volta da più di 20anni il numero uno nei Personal Computer è cambiato, è diventato Lenovo, il Q2 è stato per noi un momento abbastanza particolare, dopo una rincorsa che è durata parecchi anni siamo riusciti a mettere questa bandierina. Sarà una bandierina difficile da tenere, perchè è chiaro che il mercato è competitivo, ma dimostra che Lenovo come azienda è riuscita a lavorare bene, probabilmente meglio di altri competitors, e di dare disponibilità di prodotto ad un mercato tra quelli più in crescita a livello mondiale; il mercato italiano a livello di domanda, se guardiamo al mercato europeo, oggi è quello che chiede più prodotto rispetto al normale forecast ante-covid.
Questo deriva dal fatto che il gap tecnologico che avevamo quando siamo entrati nell’era covid era più ampia di altri paesi: c’era grande adozione di smartphone mentre il personal computer era in una situazione di stallo o decrescita, dall’anno 2000 avevamo perso più o meno il 40% della rate annuale, non tanto perchè i computer nelle famiglie fossero diminuite ma perchè il tasso di rimpiazzo era estremamente basso, si parlava di un numero di anni di vita del computer medio talmente alto che non c’era più un rimpiazzo reale. Tutto questo è cambiato in pochi giorni ed oggi il mercato italiano sta cercando ancora faticosamente di ritrovare un equilibrio, tra quella che è l’esigenza delle famiglie, che sono passate da un pc per famiglia ad uno per persona, sto estremizzando un po ma tendenzialmente questo è quello che sta succedendo per dare la possibilità a tutti i componenti di lavorare o studiare da casa, e la stessa cosa vale per le aziende.
Pensate che questo nuovo focus sul PC creerà un trend che proseguirà nei prossimi anni?
Baldi: In questo periodo il prezzo medio questo periodo sta scendendo, la ragione è ovvia, la disponibilità economica di famiglie ed aziende è ridotta, ed il numero di oggetti che devono esere comprati è elevato, quindi al momento si privilegia il numero, noi riteniamo che questo mercato è fatto per rimanere e nei prossimi anni assisteremo ad un rimpiazzo di tecnologia entry, non necesseriamente scadente ma intesa come con feature limitata, con tecnologie più avanzate perchè lavorare o studiare da casa implica determinate necessità che computer di livello entry non possono soddisfare, in termini di sicurezza, intelligenza artificiale, e capacità.
L’attuale situazione, secondo voi, sarà in grado di dare una spinta maggiore alla digitalizzazione delle imprese, non solo sull’acquisto di PC ma anche di servizi ed altro?
De Bartolo: Per noi è stato un trimestre di crescita nell’ambito datacenter, segnato proprio dalle necessità di digitalizzazione delle aziende: un forte impulso è stato dato dall’attività che facciamo con i cloud service provider, che hanno visto una crescita della domanda di servizi cloud. Una delle voci per mettere improvvisamente o nel giro di pochi giorni a lavorare da remoto molte persone all’interno dell’azienda è stata la necessità di spostare parte dei servizi e processi aziendali su cloud, e poi acquistare device per accedervi. In Italia osserviamo che la seconda ondata, per usare un termine molto usato in questo periodo, vede le aziende dare nuova solidità e sicurezza alle infrastrutture: quello che è successo nella prima fase è stato correre a rendere remoti i lavoratori ed i professionisti, adesso ci si è resi conto che da un lato l’infrastruttura devono essere rafforzata per reggere bene le nuove connessioni ed i nuovi device che vi si collegano, e dall’altro metterla maggiormente in sicurezza, non è un caso che in questo periodo si stanno osservando un incremento significativo degli incidenti di sicurezza. Le aziende ora stanno lavorando alle loro infrastrutture on-premise per renderle sostenibili anche per eventuali ampliamenti delle capacità di smart working
Di cosa si occupa la componente data center di Lenovo Italia?
De Bartolo: In Italia non abbiamo grandi data center dei grandi cloud provider, quindi il business data center di Lenovo Italia è fatto al 100% o quasi su lavoro di implementazioni a “casa” dei nostri clienti, piccola media impresa, grandi aziende o pubblica amministrazione. Durante il lockdown però ci sono stati annunci da parte di AWS e Microsoft, ma chiaramente è un percorso che forse vedrà l’apertura di qualche grande data-center in Italia.
Passando all’ambito Mobile, i risultati parlano di un’importante crescita per voi in America Latina e Nord America, mentre in Europa le percentuali di mercato sono più basse, avete individuato potenziali cause?
Barlocco: Ci sono vari fattori, in Sud America l’avere la forza di produrre nel continente stesso, avere le fabbriche in Sud America permette di non dover importare ed avere problemi di dazi e quant’altro, se vedi le market share della telefonia mobile non rispecchiano quella globale. Negli Stati Uniti Motorola ha il vantaggio di essere un brand molto forte americano, per quanto la proprietà sia cinese è per tutti e da tutti identificato come un brand con delle forti radici americane, e per i cittadini statunitensi e nordamericani in genere è ed era un brand molto apprezzato.
In Europa, non avendo nessuna di queste due caratteristiche che avrebbero potuto aiutare il marchio a difendersi meglio, è andato un po in balia della grande crescita di Samsung e dei nuovi marchi cinesi che hanno fatto molto meglio.
Da quando però il brand è stato integrato nel gruppo Lenovo le cose sono cambiate, la sinergia di prodotti tra tablet, smartphone e PC sta portando ad un ecosistema ed ad un focus su una mobility integrata, che è qualcosa di unico sul mercato rispetto ai competitor, e la solidità del gruppo permette di fare investimenti e dei progetti non più di sopravvivenza ma a medio-lungo termine, come stiamo facendo in Italia e stiamo pian piano espandendo in tutta Europa. Questa solidità ti porta a poter fare degli investimenti in ricerca e sviluppo e migliorare la gamma, rendendola più appetibile in una situazione territoriale.
Quanto puntate sul 5G per la crescita
Barlocco: Il 5G per noi è molto importante, quando cambia la tecnologia cambiano i player e vengono identificati dei leader di mercato, noi abbiamo fatto la scelta di non avere nella nostra gamma lo stesso modello sia 4 che 5G. All’insegna di una spinta verso il 5G abbiamo sacrificato un po’ i margini, ma abbiamo deciso di renderlo disponibile anche nella fascia media e nella fascia bassa dei prodotti, perchè vogliamo che la gente lo provi e che non sia costretta magari a spendere di più in un momento in cui le reti non sono ancora così diffuse. Il 5G per noi è un punto chiave, ce l’abbiamo su tutta la gamma alta, dal RAZR in giù, ma adesso lo stiamo mettendo anche su prodotti nella fascia da 200€; avremo delle grandi offerte nei mesi a venire all’insegna del 5G affordable.