Mezza Italia torna ‘gialla‘ e solo l’Abruzzo (per ora) resta in zona rossa. Il coronavirus ha allentato la sua presa, ma non è il momento di rilassarsi perché un errore oggi porterebbe ad una terza ondata a gennaio. Ora la priorità è abbassare ancora la curva dei contagi, in attesa del via alla campagna vaccinale anti-Covid. Il rallentamento è evidente: rispetto alla scorsa settimana, negli ultimi sette giorni sono stati accertati oltre 30mila casi in meno che si traducono in un calo del 34 per cento. Ma “il numero di 20mila casi al giorno è ancora troppo alto”, ha sottolineato il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro. Così come resta troppo elevato anche il rapporto tra positivi e tamponi effettuati, che negli ultimi giorni ha oscillato tra il 10 e l’11 per cento, restando stabile. In queste condizioni, ha avvertito il direttore Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, nel momento in cui “si allentano le misure l’onda dei contagi riparte“.

La situazione degli ospedali sembra migliorare su tutto il territorio nazionale. Nell’ultima settimana si è assistito a un calo dell’8% sia dei ricoverati in area medica che dei pazienti in terapia intensiva. L’obiettivo però ora non è solo far respirare il sistema sanitario, ma anche “scendere dal plateau della seconda ondata per scongiurare una terza ondata che parta avvantaggiata“, ha spiegato a La Stampa il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. Con l’arrivo dell’influenza, ha avvertito, “a gennaio c’è il rischio di una strage“. Un concetto ribadito anche dal coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo: “Ci apprestiamo ad entrare in una fase in cui avremo il raddoppio della criticità, nei Pronto Soccorso arriveranno coloro che avranno l’influenza stagionale”, ha sottolineato a Mezz’ora in Più.

Dove il contagio aumenta: la Puglia
Due regioni
saltano subito all’occhio per il rapporto tra positivi e tamponi effettuati, che domenica a livello nazionale si assesta all’11,5%. Sono la Puglia – dove il tasso di positività è al 24,5% – e il Veneto che fa leggermente meno peggio con un 23,9%. I dati di oggi consentono soprattutto di fare un confronto tra il numero di contagi di questa settimana (30 novembre-6 dicembre) e quella precedente (23-29 novembre). In Puglia, il confronto racconta di un forte aumento dei contagi: dal 23 al 29 novembre erano stati 9711, in questi ultimi 7 giorni invece sono arrivati a 11.123. La Regione da oggi si trova in zona gialla, ma il governatore Michele Emiliano sta valutando di tenere in area arancione le province di Foggia e Barletta-Andria-Trani, così come parte dell’area Murgiana della città metropolitana di Bari. “I rischi sono ancora altissimi“, ha detto Emiliano ai suoi cittadini.

Il caso del Veneto
Anche in Veneto il numero dei contagi complessivi degli ultimi 7 giorni è più alto rispetto a quello di una settimana fa: 21.660 contro 20.907. Da due giorni la Regione amministrata da Luca Zaia fa registrare anche il maggior numero di nuovi casi a livello nazionale, superando anche la Lombardia. Lo stesso governatore sabato ha avvertito: “Vediamo in questi giorni cosa accade, certo è che se dovessimo ancora fare ordinanze per evitare gli assembramenti vuol dire che ci sono ancora persone che non hanno capito. Io lo trovo un fallimento, dover dire alle persone ‘non fare quella cosa perché ti fa male'”. I dati del Veneto sono stabili: già nella settimana dal 9 al 15 novembre i contagi erano stati complessivamente 21.607. In 21 giorni la situazione non è migliorata. Particolare attenzione merita la situazione in Provincia di Belluno, dove nell’ultima settimana ci sono stati 746 casi ogni 100mila abitanti. È l’incidenza più alta a livello nazionale.

Le altre: Friuli, Sardegna e Marche
Dopo Belluno, le province con più contagi in rapporto alla popolazione negli ultimi 7 giorni sono Gorizia, Treviso, Udine, Rieti, Verona, Vicenza, Pordenone e Padova. Dati che testimoniano come in Veneto – da sempre in zona gialla in base ai parametri dell’Iss – la diffusione del virus non abbia mai perso vigore. Così come resta critica la situazione anche in Friuli-Venezia Giulia: nell’ultima settimana sono stati accertati 5.392 casi, solo poche decine in meno rispetto ai 5.417 della settimana precedente. Anche nelle Marche, dove l’incidenza dei positivi sulla popolazione è però molto più bassa, il calo nel confronto settimanale è quasi impercettibile: da 2.960 a 2.839. Chi registra un aumento è invece la Sardegna: da 2653 a 3040 contagi accertati sui 7 giorni.

Il trend in calo nel resto d’Italia
Nelle altre Regioni d’Italia invece il trend è evidentemente in calo. Se alcune scendono di poco, come Calabria e Sicilia che fanno circa 500 casi in meno in questa settimana rispetto alla precedente, in Lombardia invece si è passati da 34mila positivi in 7 giorni a 23.247: oltre 11mila in meno. Il trend settimanale è in forte diminuzione anche in altre Regioni che sono state rosse, come la Campania (da 17.420 a 11.600 casi) e il Piemonte (da 16.756 a 11.457). Calano anche i numeri dell’Emilia-Romagna, dove però l’incidenza resta elevata, così come nel Lazio. Un’altra regione che, come il Veneto, è sempre rimasta in zona gialla – quindi con le restrizioni più tenui – ma nonostante questo nell’ultima settimana ha registrato 12.729 casi contro i 15.551 della precedente.

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