Entrato negli anni Settanta entra nella Banda, faceva fruttare i profitti illeciti che provenivano dalle attività criminali tramite una "articolata attività di riciclaggio". Il ricordo del procuratore Lupacchini: "Era arrogante, durante un interrogatorio pretese un tè e si lamentò della scarsa qualità dei pasticcini"
Sarà sepolto nel suo paese natale, a Colli, la frazione di Monte San Giovanni Campano (Frosinone) del quale era originario. A dare l’ultimo saluto a Enrico Nicoletti, l’uomo che è stato indicato da diverse inchieste come il cassiere della Banda della Magliana, ci saranno i membri più stretti della sua famiglia. Nicoletti è morto il 5 dicembre in una clinica di Roma. Aveva 84 anni ed era affetto da gravi problemi di salute.
La “carriera criminale” di Nicoletti era iniziata negli anni Sessanta, quando faceva fruttare il denaro affidatogli dagli abitanti del suo quartiere di Centocelle. Poi negli anni Settanta l’ingresso nella Banda della Magliana. Dalle rapine ai sequestri di persona, dal controllo del gioco d’azzardo e delle scommesse dei cavalli al traffico di droga: in breve tempo la Banda si era impossessata di tutte le attività criminali della Capitale. E Nicoletti faceva fruttare i profitti, “ripulendo” il denaro e reinvestendo i capitali illeciti dei membri.
“È un uomo che ha rappresentato un momento importante dell’attività di collateralismo alle organizzazioni criminali per massimizzarne i profitti, attraverso articolate attività di riciclaggio – ha detto il magistrato Otello Lupacchini, che a lungo ha indagato sulla Banda della Magliana – Era il collettore di più mondi criminali, con collegamenti indubbi con la politica e la pubblica amministrazione“. Con Nicoletti “muoiono segreti su tante delle attività che ha compiuto, a partire dall’intervento che ebbe nell’ambito del sequestro Cirillo per il pagamento del famoso riscatto – continua Lupacchini – Aveva rapporti con tutti. Una volta fu lui che riuscì nell’impresa di mettere intorno ad un tavolo i capi di camorra, mafia, ‘ndrangheta e Magliana“. Lupacchini ebbe l’occasione di interrogarlo più volte durante le inchieste. “Era un tipo arrogante – ricorda – Nel corso di un interrogatorio pretese che gli venisse offerto un tè e si lamentò della scarsa qualità dei pasticcini“, conclude il magistrato.
Nicoletti amava il lusso ostentato. È stato il proprietario di Villa Osio, un complesso di fine anni Trenta immerso nel verde, in via di Porta Ardeatina, poi confiscata e destinata dal Campidoglio a sede della Casa del Jazz. Nicoletti l’aveva trasformata in una sorta di reggia, con marmi, stucchi e idromassaggi con rubinetti in oro. Nicoletti viene anche indicato come un personaggio legato all’ultimo capo della Banda della Magliana, Enrico De Pedis, detto Renatino, ucciso nel 1990. Dal boss ebbe in eredità anche alcune proprietà immobiliari.