L’attesa per l’approvazione dei candidati vaccini contro Covid 19 continua a innescare domande, suscitare dubbi, generare dibattito. Anche tra gli scienziati e i ricercatori che da ormai quasi un anno si occupano del coronavirus che ha provocato a oggi oltre un milione e mezzo di morti. Ieri il commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, rispondendo a una domanda specifica ha risposto: “Sarà più urgente vaccinare chi non ha avuto il Covid perché non ne è immune. Per chi lo ha avuto, il periodo di immunità si concluderà e quindi sarà ragionevole che siano vaccinati anche loro. Ma non saranno i primi e neppure i secondi“. Massimo Andreoni, presidente della Società italiana di malattie infettive, intervistato dal Corriere della Sera, invita invece a dare la massima copertura possibile e consiglia a chi ha già avuto il Covid-19 di vaccinarsi se appartiene per età a fasce di popolazione che possono essere immunizzate prima. “Da medico – dice – gli proporrei di vaccinarsi se appartiene, per età, alle fasce di popolazione che potranno essere immunizzate per prime secondo il piano del ministero della Salute. È difficile immaginare che ci sarà una selezione, tu sì, tu no. Mi sembra più semplice dal punto di vista organizzativo immunizzare anche chi dovrebbe avere già sviluppato le difese. La finalità di una campagna di vaccinazione di massa è quella di dare la massima protezione possibile alla comunità”.
Secondo Andreoni inoltre, fare la profilassi dopo essere guariti non è rischioso: “No, tutt’al più il vaccino funge da richiamo. Una seconda dose che si aggiunge a quella naturalmente indotta dall’infezione da Sars Cov 2. Un’altra considerazione. Almeno il 3% degli italiani, probabilmente il doppio, sono stati contagiati ma sono rimasti asintomatici e non sanno di essere immuni. A maggior ragione non sapendo di avere gli anticorpi, andranno a fare il vaccino. Sarebbe antieconomico – ragiona lo scienziato – sul piano organizzativo andare a distinguere con i test sierologici i cittadini suscettibili al virus da quelli che lo hanno già incontrato”. Andreoni spiega anche come funziona con le altre malattie infettive: ”In linea di massima – ricorda – non è indicato vaccinarsi se si è avuta la malattia. Si presume che sia presente la protezione sufficiente. Non dimentichiamo che l’infezione naturale produce una stimolazione superiore a quella indotta dalla profilassi. Però nel caso del Sars-CoV- 2 sono da mettere in conto diverse incognite”.
“Non sappiamo – sottolinea – quanto dura l’immunità in chi si è ammalato. Inoltre, sono stati descritti diversi casi di reinfezione dopo la guarigione. In più è stato visto che alcuni pazienti dopo la malattia non hanno conservato gli anticorpi. Sono tre caratteristiche speciali di questo virus e servono ancora studi di approfondimento”. Per l’infettivologo inoltre è giusto dare la priorità a chi non ha conosciuto l’infezione: “Sì a parità di età e di fragilità dovuta a altre patologie, è più urgente vaccinare i cittadini suscettibili al virus“. Ricorda ancora una volta poi che i vaccini di cui si parla sono sicuri. “Se superano l’esame delle agenzie regolatorie – spiega – sono sicuri, possiamo esserne certi. Vacciniamoci. L’unica incognita è se, oltre a prevenire le forme gravi di Covid in una percentuale che va dal 90 al 95%, a seconda del farmaco, impediscono la trasmissione del virus. La probabilità di questa seconda efficacia è molto alta”. In merito alla possibilità che dopo la vaccinazione ci si possa togliere la mascherina dichiara: “Non illudiamoci. Innanzitutto bisognerà ricevere una doppia inoculazione, a distanza di circa un mese l’una dall’altra. Bisogna aspettare prima di poter allentare le misure di distanziamento”. Andreoni sottolinea inoltre che l’epidemia non è in remissione: “No. Parlare di riapertura di alcune attività dopo le feste di Natale mi sembra una pazzia. La terza ondata va prevenuta, non si può stare dietro ai dati attuali, in miglioramento. Vediamo che succede più avanti”.