Spediva alla sua cerchia di amici le foto dei rapporti sessuali con le ragazze che invitava nella sua “Terrazza sentimento” a Milano. Ragazze che diventavano corpi inerti e violati. Scattava le immagini e le condivideva in chat con i suoi amici, che a loro volta le spedivano ad altre persone in una lunga catena di passaparola della violenza. È quanto emerge dalle testimonianze di decine di persone sentite nell’ambito dell’inchiesta su Alberto Genovese, l’imprenditore 43enne arrestato un mese fa con l’accusa di stupro nei confronti di una 18enne e ora indagato per violenze su una ragazza 23enne.

Genovese descriveva le ragazze ritratte nelle foto come “trofei da esibire e dileggiare”, come hanno constatato gli investigatori anche dall’analisi dei due tablet e altrettanti telefonini sequestrati all’imprenditore. Sono 400 giga di “filmati, immagini e documenti” tutti da analizzare, dai quali emerge che Genovese conservava “in modo maniacale, quasi come un collezionista, ogni immagine delle ragazze con le quali aveva rapporti sessuali”. Materiale che gli inquirenti, scrive il Corriere, definiscono come “sterminato” e che risalirebbe anche a più di due anni fa. Ma c’è anche un terzo telefonino di “vecchia generazione”, conservato nella cassaforte di ‘Terrazza sentimento’ insieme a 40mila euro in contanti e ad alcuni grammi di “coca rosa”. Gli investigatori non sono ancora riusciti ad accedere ai contenuti del device.

La vicenda giudiziariaGenovese, dopo aver raggiunto il successo nel mondo del fintech, un mese fa è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale aggravata, detenzione e cessione di stupefacente, sequestro di persona e lesioni per aver fatto passare una notte da incubo a una ragazzina da poco maggiorenne, a un festino nella sua casa con vista sul Duomo: l’avrebbe resa incosciente con coca rosa e ketamina per poi seviziarla per parecchie ore. Stando ai racconti di alcune delle ragazze che hanno frequentato l’imprenditore – che ha ammesso tutto aggiungendo di non riuscire a controllarsi quando è sotto gli effetti della droga di cui da anni non riesce più a fare a meno da anni, tanto che ha chiesto di potersi curare – ci sarebbero altri presunti stupri al vaglio del pm Rosaria Stagnaro e del procuratore aggiunto Letizia Mannella che stanno indagando assieme della Squadra Mobile. Se la drammatica nottata dello scorso 10 ottobre è stata documentata dai filmati delle telecamere di sorveglianza che Genovese aveva fatto istallare nel suo appartamento, camera da letto compresa, sulle testimonianze di una serie di persone, sono una cinquantina coloro che sono stati sentiti da inquirenti e investigatori, ora si stanno cercando i riscontri.

In sostanza si stanno raccogliendo elementi per poi selezionarli e, quando è il caso, approfondirli, come sta avvenendo per quel che sarebbe accaduto a Ibiza, a Villa Lolita, palcoscenico estivo preso in affitto dall’imprenditore per musica a tutto volume, balli, sballi con sostanze molto potenti e sesso. “Da quando sono entrata in camera ed ho tirato una striscia di stupefacente di colore rosa che io pensavo fosse ‘2CB‘, non ricordo più nulla”, ha messo a verbale qualche settimana fa la 23enne parlando dei presunti abusi subiti tra il 10 e l’11 luglio scorsi. Anche lei aveva spiegato di essersi ritrovata con lividi alle gambe, polsi segnati e abiti strappati e poi con la “sensazione” di essere stata violentata ma di non aver sporto querela per i timori che potesse accadere qualcosa alla sua famiglia. Attorno al suo racconto, che è già noto e che non è quindi molto diverso da quello della 18enne, si è cominciato comunque a procedere d’ufficio (senza querela) e adesso si sta concentrando un altro capitolo di una indagine che vuol far luce pure su presunti profili di favoreggiamento e complicità di persone vicine a Genovese, oltre che su un sospetto giro di droga e prostituzione nelle serate alla ‘Terrazza sentimento’ o a bordo piscina in location a cinque stelle da lui scelte per le sue feste.

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