Che non lo sai come vanno le cose. Un giorno sei davanti al portone di casa tua e ti sparano. Cinque colpi, uno a vuoto. Muori. Fai in tempo a capirlo, che muori. E non ti pare vero, non ti pare possibile. E chi prenderà il tuo posto? Nessuno. La risposta è semplice. Sei un “uomo qualunque”, sei John Lennon, differenza non ne fa. Il tuo posto non lo prenderà nessuno. E lui, Lennon, aveva quel dono fantastico “di essere tutti“. Di scrivere per tutti, di arrivare a un grado di universalità con le sue canzoni che solo quelli grandi per davvero sanno raggiungere. Qualcuno, su “ai piani alti”, lo voleva morto? Un “fan” gli ha sparato per una pura concatenazione di eventi e pensieri che alcuni chiamano destino? Che importa. Lennon è morto, 40 anni fa.
Icona, rockstar, predicatore, pacifista, femminista, alcolista, violento, genio, uomo, papà. Cantautore, musicista. E a noi sono rimaste le canzoni. Se ne potrebbero citare mille, ma è l’8 dicembre e c’è da fare l’albero di Natale per un Natale difficile. Nobody loves you, nessuno ti ama, che va bene quando pensiamo che infondo nessuno ci capisce davvero (a parte lui), (Just) like starting over, che va bene quando alla faccia di ogni statistica sull’amore (?), ci innamoriamo ancora, Jealous Guy, che sembra un’innocente dichiarazione d’amore con quel pianoforte che strozza ogni cinismo, Watching the wheels, che è un inno all’indolenza e più ancora all’immaginazione.
Di Lennon ci rimane Lennon, che ha influenzato la musica di tanti e lo fa ancora oggi (le ballate più belle e universali dei nostri giorni non hanno forse in comune che le si può definire “lennoniane”, con più o meno indulgenza? Penso a No.1 Party Anthem, Arctic Monkeys, per dirne una molto ben riuscita).
Di lui, rimangono milioni di persone ancora innamorate, di un amore fatto di venerazione e d’amicizia, perché Lennon è così: lo ascolti e pensi che lui stia cantando per te, proprio per te, che stai tornando a casa dopo una giornata in un ufficio illuminato da neon ‘strappa occhi’, che hai litigato con il tuo compagno ‘testa o croce, chi passa a prendere l’acqua’, che hai solo voglia di stare a letto e guardare il soffitto, che stai facendo l’albero di Natale. Chi può prendere il suo posto? Nessuno. E nemmeno il tuo. Così avrebbe detto lui. Ci scommetto.
Aneddoti/Interviste/Video
Intervista a Lennon “Come vive un Beatle? John Lennon vive così” (Evening Standard 4 marzo 1966) – “Può dormire un tempo indefinito, è sicuramente la persona più pigra d’Inghilterra”
Cynthia Lennon (fa riferimento a “And Your Bird Can Sing che, scrive Franco Zanetti nel ‘Libro Bianco’ dei Beatles, John liquidò successivamente come “pezzo usa e getta”) – “Comprai un uccellino meccanico in una gabbia dorata, lo avvolsi accuratamente in una carta da regalo lasciando fuori, sul fondo, solo la chiavetta per la carica e prima di consegnarlo a John lo caricai, lui scartò il regalo con un’espressione di totale incredulità”
Yoko Ono (Rolling Stone – 30 aprile 2016, intervista di David Browne) – “Chi è il mio eroe? Questa è facile: mio marito, John Lennon. È stata l’unica persona che è riuscita a sopportarmi. Per un uomo è difficile capire che cosa pensano le donne. La maggior parte non ascolta nemmeno. John aveva abbracciato il femminismo senza pensarci due volte. Mi chiedeva: “Puoi trovare un gruppo femminista per me?”. Persino oggi, non credo che gli uomini si ritrovino per dire: “Diventiamo femministi”.
Barbara Graustark per il New York Times, settembre 1980 – Lennon: “Non ho visto Julian, il mio primo figlio, crescere. E adesso c’è un diciassettenne al telefono che parla di motociclette. Sono un avido lettore, per lo più di storia, archeologia e antropologia. Nelle altre culture i bambini non lasciano la madre fino a 2 anni. Credo che molte scuole siano delle prigioni. La mente di un bambino è spalancata e rinchiuderla, e farlo competere, in una classe è uno scherzo. Ho mandato Sean in un asilo. Quando ho realizzato che lo stavo mandando lì perché volevo sbarazzarmi di lui l’ho lasciato tornare a casa. Se non gli dò attenzioni a 5 anni dovrò dargliene il doppio durante i suoi anni di adolescenza. È dovuto”.
David Sheff per Playboy – Intervista ‘testamento’ (in uscita per Einaudi) – “Tra poco compio quarant’anni e la vita comincia a quarant’anni, così dicono. Oh, ma ci credo anch’io. Perché mi sento bene. Sono entusiasta. È come a ventun anni, come compiere ventun anni. È come dire: “Wow! E adesso che succederà?”
John Lennon è morto la sera dell’8 dicembre 1980 quando venne colpito da 4 proiettili sparati alle spalle da Mark David Chapman con una pistola calibro .38. Accadde all’ingresso del Dakota Building, la sua residenza a New York City. Lennon era appena tornato da una seduta di registrazione al Record Plant Studio insieme alla moglie Yoko Ono.