In Veneto, il bellunese ancora travolto dal maltempo: pioggia a valle, neve in quota. Ad Arabba un metro e trenta di neve, a Misurina oltre due metri e mezzo. Con gli abitanti a lungo isolati per la chiusura delle strade di accesso al paese, e anche senza energia elettrica. Ko la rete cellulare. Grossi disagi anche a Val di Zoldo, dove la frana caduta sulla Sp 251 blocca l’accesso alla valle.
Internet non funziona in gran parte del territorio; l’energia elettrica è un problema in gran parte della provincia; frane e allagamenti non si contano e con tante strade chiuse. Eventi che si ripetono ormai ogni inverno con impressionante frequenza e con una forza travolgente, accresciuta.
“La Provincia di Belluno paga ancora un prezzo enorme e si riparte sempre con le solite azioni: tamponare i danni e programmare un futuro assolutamente inadatto a questo territorio”, ha spiegato a Bellunopress Paolo Benvegnù, segretario regionale Rifondazione Comunista. Già, perché la sensazione è che il modo di procedere sia proprio quello, “tamponare i danni e programmare un futuro assolutamente inadatto”.
Ovvero procedere con interventi di riparazione e puntare forte sul turismo realizzando strutture e infrastrutture capaci di rispondere ad ogni richiesta dell’utenza con nuovi impianti di risalita. Ovunque sia possibile. Un progetto per la montagna che ha il suo fiore all’occhiello nei Mondiali di sci del 2021 e nelle Olimpiadi invernali del 2026.
“Qui, come nel resto della Regione più cementificata d’Italia, strade che franano, aree golenali invase dai fiumi, litorali erosi”, ha sostenuto Benvegnù, secondo cui è “tutto previsto e prevedibile, come erano prevedibili e sono previsti gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici su un territorio, quello veneto, reso fragile dalla subalternità bipartisan del centrodestra che governa, e di un centrosinistra che si finge opposizione, al partito del mattone, delle grandi opere, dei grandi eventi come le Olimpiadi invernali di Cortina”.
Per il segretario regionale, “Il piano di Zaia dice dove il centrodestra e la Lega, senza particolare opposizione del centrosinistra, vogliono portare il Veneto. Lo dicono i 6 miliardi di euro nei progetti di nuove strade e autostrade, lo dice la montagna di soldi per le Olimpiadi del 2026 e per gli impianti di risalita stanziati mentre la montagna frana e i paesi restano isolati, lo dicono i 70 milioni di euro per l’inceneritore di Fusina, lo dice il costo per la Tav, mentre è del tutto evidente che c’è bisogno di un cambiamento radicale nel modello di sviluppo che viene inesorabilmente riproposto”.
Il problema non sono gli impianti di risalita e neppure le nuove strutture recettive. Non lo sono le nuove strade e autostrade. Il problema è utilizzare interi territori per quelle opere, fino quasi a saturarli, stravolgendone morfologia e idrografia, al punto da minare il fragile equilibrio ancora esistente tra uomo e natura, e trasformando anche la gran parte degli abitanti di quei luoghi: da occupati nelle diverse attività della montagna in attori di parchi-divertimento.
Pensare che quei luoghi potessero conservare i caratteri di 30-40 anni fa sarebbe stato sbagliato, un atto di egoismo da parte di chi in montagna ci va in vacanza. Immaginare che possano essere stravolti in nome di presunte ragioni economiche, si configurerebbe come un crimine contro l’umanità da parte di chi amministra luoghi che non possono perdere la loro identità. Proprio in nome di quel turismo che si insegue spasmodicamente, noncuranti di quel che si fa.
Anche la montagna meriterebbe un po’ di rispetto. Anzi, qualche attenzione per renderla più sicura. In ogni stagione. Lo spopolamento del quale spesso si parla si può fronteggiare anche così. La Regione il 17 novembre ha adottato il Piano Regionale per la Ripresa e la Resilienza con il relativo parco progetti, da finanziare con il Recovery Fund. A disposizione ci sono complessivamente, 24.984 milioni di euro.
Tra gli altri, sono previsti anche una serie di interventi per la “Mitigazione del rischio idrogeologico”, per 2.806 milioni di euro, dei quali 1.341 ritenuti “indispensabili”. Il tempo di attivazione previsto è di un anno. Per una regione dalle innumerevoli criticità del territorio non è molto, ma, qualora gli interventi progettati venissero realizzati, sarebbe almeno un segnale.