Dai Fridays For Future a Extinction Rebellion, da Greenpeace al Wwf, le organizzazioni hanno mostrato solidarietà al giornale sui social. La compagnia petrolifera ha chiesto al giornale un risarcimento di 350 mila euro e la cancellazione dal web di tutti gli articoli che la riguardano. I due hashtag di sostegno hanno avuto migliaia di condivisioni
Campagna di sostegno dalle più importanti associazioni ambientaliste al Fatto Quotidiano per la causa indetta da Eni contro il giornale. Alla campagna di sostegno hanno preso parte i Fridays For Future, Greenpeace, Wwf, ReCommon, il gruppo Extinction Rebellion, l’associazione A Sud Onlus e molte altre. Le associazioni hanno mandato in trend su Twitter gli hashtag #ciavvelEni e #eniricattoquotidiano grazie a un “tweetstorm” lanciato oggi a sostegno della libertà di stampa. Eni ha intentato una causa civile contro il Fatto chiedendo un risarcimento di 350 mila euro per l’intera produzione 29 di articoli, inchieste, interventi e commenti pubblicati riguardanti la compagnia petrolifera a proposito delle inchieste internazionali su casi di presunta corruzione e su questioni ambientali. L’azienda ha anche chiesto che vengano rimossi dal web tutti gli articoli del Fatto contestati.
“La più grande multinazionale del fossile partecipata dallo Stato italiano ha fatto causa a Il Fatto Quotidiano per gli articoli in cui raccontava le sporche verità che Eni cerca di sotterrare: sversamenti illeciti, accuse di corruzione internazionale, violazione dei diritti umani“, hanno scritto su Facebook i Fridays For Future, che hanno lanciato la campagna di solidarietà sui social. “Eni non può tollerare delle voci fuori dal coro e prova a metterle a tacere. Non rimarremo in silenzio!”, hanno scritto gli attivisti.
Anche Greenpeace si unisce sui social alla solidarietà per il giornale: “La libertà di pensiero e di stampa, il dovere di cronaca e il coraggio di raccontare vicende che spesso nessun altro affronta, sono principi sacrosanti di una democrazia sana“. Le richieste di Eni, continuano gli attivisti, sono ancora più “inaccettabili se si consideriamo che il 30% di Eni appartiene allo Stato, quello stesso Stato che dovrebbe difendere la libertà di espressione prevista dalla Costituzione e (aggiungiamo noi) anche la salute del Pianeta“.
“Il Wwf Italia è vicino al Fatto Quotidiano per la brutta storia della causa civile per 350mila euro impiantata da Eni”, ha scritto l’organizzazione ambientalista e animalista sui social. “Il giornalismo d’inchiesta in particolare sull’inquinamento e sulle emergenze ambientali è un bene comune della nostra democrazia. Che va difeso“.
I due hashtag hanno avuto migliaia di condivisioni, fino ad arrivare in tendenza. “Non solo il ricatto salute-lavoro, Eni ricatta anche i giornali per non vedere pubblicate le inchieste e tutte le storie di crimini che compie impunemente”, è uno dei tweet condivisi dagli ambientalisti. “La libertà di stampa in Italia soccombe alle mire pubblicistiche e di greenwashing di Eni. Solidarietà al Fatto Quotidiano contro il quale ha indetto una maxi-causa”.
Non solo il ricatto salute-lavoro, @eni ricatta anche i giornali per non vedere pubblicate le inchieste e tutte le storie di crimini che compie impunemente! Questa volta è stato il turno de @ilfattoquotidiano, chi sarà il prossimo? #eniricattoquotidiano #ciavvelEni
— Fridays For Future Italia (@fffitalia) December 9, 2020