Un altro rinvio, dopo quello della settimana scorsa. Il regime iraniano ha posticipato di una settimana l’esecuzione di Ahmadreza Djalali, il medico iraniano-svedese che ha lavorato anche presso il Centro di Medicina dei Disastri (Crimedim) dell’Università del Piemonte Orientale, condannato a morte per spionaggioattualmente detenuto nel braccio della morte del carcere di Evin. A dare la notizia è stata sua moglie Vida Mehrannia, che ha ricevuto la notizia ieri dall’avvocato del marito, ex ricercatore anche della Vrije Universiteit di Bruxelles e del Karolinska Institutet di Stoccolma.
Intanto oltre 165 scienziati hanno aderito alla maratona accademica per salvarlo a partire dalle 15 per una diretta streaming che durerà 24 ore, forse anche di più, sul canale YouTube dell’Università del Piemonte Orientale. Tra loro – si legge in una nota – ci sono i tre rettori dove Djalali ha svolto attività di ricerca, Gian Carlo Avanzi (Upo), Caroline Pauwels (Vrije Universiteit Brussel, Bruxelles) e Ole Petter Ottersen (Karolinska Institutet, Stoccolma). Spicca tra tutti l’intervento di sir Richard Roberts, premio Nobel per la Medicina 1993, che per Djalali ha raccolto più di 150 firme di altrettanti Nobel per chiederne la liberazione.