Svolazza lassù da alcuni giorni, quel foglietto, infilato in una custodia trasparente per proteggerlo dalle intemperie. Qualcuno lo ha appeso alla grondaia dell’edificio liberty di rue des Pierres, a Bruxelles, proprio sopra al bar Le Detoure, a pochi metri dalla centralissima Grand Place.

Scritto in ungherese e in inglese, a perenne memoria, sentenzia: “Qui si è conclusa la carriera politica di Jozsef Szajer, eurodeputato di Fidesz e Ppe” (errore: non fa più parte del Ppe dal 2019 ma, peggio ancora, è membro dell’Unione Internazionale Democratica dove il nostro Paese è presente con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni). Un gruppo, capeggiato dall’ultraconservatore Viktor Orbán, inneggiante al culto della famiglia tradizionale, intollerante verso Lgbt, contrario ai matrimoni fra gay e nemico persino della marijuana.

Lo hanno preso – improvvisato Spiderman – sanguinante alle mani e impegnato a calarsi da una pertica esterna “quando venerdì 27 novembre ha tentato di fuggire dalla polizia attraverso questo pluviale”, aggiunge il novello Pasquino autore dello scritto “dopo aver partecipato a una festa illegale di droga e sesso in piena crisi Covid-19″. Nel piccolo tazebao non si cita la “gang bang gay” di cui hanno tanto parlato i media. Il termine, pornograficamente parlando è, in effetti, scorretto: nella gang bang – omo o etero che sia – è una sola persona ad essere passivamente esposta ai desideri di molte altre. E qui non è ancora ben chiaro quali pratiche sessuali fossero in corso.

Emergono, invece, altri particolari. Verso le 21.30 del 27 novembre una quindicina di poliziotti in stile Swat con tanto di torce, allertati dai vicini per il baccano (ma già alcuni giornali ungheresi accennano a un complotto ordito dai servizi segreti tedeschi…) fa irruzione nel locale. La porta non è chiusa (“Tutta colpa di quell’imbecille che l’ha lasciata aperta, se no, privi di mandato, gli agenti non sarebbero potuti entrare…”, hanno commentato alcuni partecipanti al partouze).

Multa a tutti, nudi e (poco) vestiti, di 250 euro, per violazione alle norme anti-Covid che non fanno distinzione fra assembramenti generici e assembramenti sessuali. Loro erano lì – compresi due ospiti con passaporto diplomatico – dalle 17.30, convocati tramite app, quella del 29enne polacco David Manzheley che in foto pare un ragazzino ma che, secondo i giornali di Varsavia, ha pregressi giudiziari per truffa: “Ne organizzavo uno ogni due mesi di quei festini”, ha rivelato, “per me è un hobby, non lo faccio per soldi, ma per divertirmi. Non conoscevo prima il signore con la barba (Szajer, nda). Solo una veloce presentazione”.

All’ingresso – come rivela El Pais – c’è un cartello che dice: “Entra se ne hai il coraggio”. E, in rispetto al motto latino memento audere semper, i magnifici venticinque sono entrati, fra luci laser e note tratte da The New Pope di Sorrentino. Si entra nudi e si diviene irraggiungibili: i vestiti si lasciano al guardaroba, come a teatro, e i cellulari in un armadietto, come in palestra. Non è vietato bere qualcosa o far due chiacchiere prima del sesso che si consuma in una sala attigua su materassi e divani e dove si proiettano film hard senza soluzione di continuità. Il tutto sotto gli occhi di un’immagine del “Bacco con la bocca spalancata e illuminata”, scrive ancora El Pais.

Gli alcolici sono distribuiti generosamente insieme con le droghe sintetiche (nello zaino di Szajer la polizia ha trovato una pasticca di Xtc, un derivato dell’anfetamina che non ha solo un effetto eccitante, ma crea anche un cambiamento nella coscienza o nella percezione della realtà: infatti Szajer afferma che non sa come ci sia finita quella pillola nel suo borsone.

L’architetto dell’attuale costituzione ungherese ha chiesto scusa alla sua famiglia, ai suoi colleghi, ai suoi elettori: “Vi chiedo di valutare il mio passo falso sullo sfondo di trent’anni di impegno e duro lavoro”, ha detto dopo il ginnico patatrac, aggiungendo che “la battuta d’arresto è strettamente personale, io sono l’unico che ha la responsabilità. Chiedo a tutti di non estenderlo al mio Paese o alla mia comunità politica” (ma un altro passo falso parrebbe averlo fatto quel suo collega di partito, nonché sottosegretario di Stato, arrestato per sospetta corruzione).

Fra le numerose dichiarazioni su questa vicenda sessuo-politica, la più razionale mi è sembrata quella di Zsuzsanna Végh, ricercatrice associata al Consiglio europeo per le relazioni esterne: “Ovviamente qui il problema non è l’orgia, né l’orientamento sessuale di József Szájer. La questione è l’ipocrisia del governo ungherese e del partito Fidesz, e penso che questo influisca decisamente sull’immagine del governo”.

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