Sabato 5 dicembre, oltre 30 persone da tutta Italia, attivisti di Zero Waste, ambientalisti, sindaci, insegnanti, manager di industrie innovative, agricoltori per un’agroecologia senza pesticidi, consulenti ambientali e semplici cittadini hanno partecipato al panel online promosso dal neonato movimento politico “Terra-Terra per la rivoluzione ecologica” e da Zero Waste Italy sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)/Next Generation che governo e Parlamento stanno varando.
Ormai siamo a un bivio: o proseguire sulla strada attuale dello scontro con gli equilibri naturali (spreco, riscaldamento globale, inquinamento di aria e di acqua, consumo di suolo proliferazione di megalopoli, abbandono dei territori montani e collinari, distruzione di biodiversità ecc.) oppure iniziare il percorso di una rivoluzione ecologica che ponga al centro dell’azione politica, in concreto e non genericamente a livello retorico la questione della crisi ambientale globale quale “madre di tutte le questioni”.
Il Piano Next Generation gestirà moltissimi miliardi di euro stanziati dall’Ue per il nostro Paese rappresentando un’occasione unica e imperdibile per promuovere un’Economia Ecologica basata sul risparmio, la cura e la manutenzione per un’uscita dalla crisi ambientale e sociale provocata dall’attuale pandemia.
Dal panel sono emerse tantissime proposte sia volte a monitorare i progetti che verranno dal governo nazionale e Regioni e siglati in sede parlamentare, denunciando (vedi per esempio il caso clamoroso del Veneto dove si vorrebbe finanziare l’inceneritore di Fusina a Venezia) che, ammantati di “retorica ambientale”, sono però facilmente riconoscibili come progetti di “industria sporca” (vedi anche l’esempio toscano di Eni che vorrebbe produrre nel sito di Stagno a Livorno metanolo da rifiuti); che a promuovere progetti dal basso di economia circolare (innovazione di materiali alternativi alla plastiche, come nel caso del “vetro liquido” di QWARZO), oppure la piattaforma per il recupero e la riparazione delle macchine elettromedicali come elaborato dalla Dismeco di Marzabotto in collaborazione con Zero Waste Italy, misurandoci anche con l’attuale emergenza Covid per produrre dispositivi medici (non solo mascherine) lavabili e riusabili.
È il caso del Progetto della Cooperativa Sociale Eta Beta di Bologna che, in collaborazione con Zero Waste Italy ed il supporto dell’Università, è in grado di mettere a disposizione soluzioni alternative all’usa e getta; sia volte a promuovere un’agricoltura fuori dai pesticidi, baluardo anche della tutela e manutenzione del paesaggio e degli equilibri idrogeologici che come si vede in queste ore risultano stravolti da politiche urbanistiche devastanti.
Questa nuova politica agricola dev’essere anche connessa con una cura del patrimonio boschivo e ad un rilancio della forestazione delle pianure e degli stessi contesti urbani.
Altri contesti da favorire anche attraverso la digitalizzazione sono quelli commerciali, spingendo nella messa a sistema di modalità sempre più diffuse di acquisti alla spina (favoriti anche da politiche di sgravio fiscale per commercianti e clienti).
Altrettanto deve avvenire sul versante di una messa a sistema di un circuito dei numerosissimi centri di riparazione e riuso attualmente abbandonati alla loro più o meno isolata attività. Discorso a parte per ma non per questo fuori dalle coordinate precedenti la progettazione di un’impiantistica di trattamento e recupero della frazione residua degli RSU (RUR) successiva alle raccolte differenziate porta a porta (incentivate con la tariffazione puntuale).
La priorità dev’esser data ad una riconversione degli attuali TMB (Trattamento Meccanico Biologico) trasformandoli in più moderne e funzionali fabbriche di materiali in grado di recuperare e quindi sottrarre ancora dagli smaltimenti flussi significativi di materiali. In questo modo si potrà minimizzare in una percentuale non superiore al 10% la parte di rifiuti non ancora recuperabili il flusso da mettere in discariche di transizione autorizzate a raccogliere solo scarti stabilizzati e detossificati.
Sullo sfondo di questo approccio olistico e resiliente dovrà trovare ampio spazio il mondo della scuola favorendo un’educazione ambientale che insegni alle nuove generazioni a capire il funzionamento degli ecosistemi per promuovere stili di vita adeguati e professionalità preparate a un processo di rinaturalizzazione delle culture e delle conoscenze.
Per moltiplicare le forze, anche nella consapevolezza che molte realtà italiane, a partire innanzitutto dalle associazioni ambientaliste ma considerando anche movimenti e aggregazioni di iniziativa dal basso, è stato deciso di promuovere in tempi ravvicinati contatti e modalità di coinvolgimento di tutti i soggetti potenzialmente interessati alla sfida in gioco.
Inoltre sul versante istituzionale verranno intrapresi due percorsi complementari: il primo riguarda il coinvolgimento degli oltre 300 comuni Rifiuti Zero e/o comuni virtuosi per elaborare in sinergia con le loro comunità progetti che rispettino alla lettera i “paletti” fissati dall’Ue in merito agli stanziamenti per la rivoluzione verde; il secondo, invece, riguarda la ricerca di un contatto urgente con i livelli più alti delle istituzioni coinvolgendo, Regioni, governo, Parlamento Italiano ma anche Europeo che sono chiamati fermamente ad aprirsi alle istanze dal basse rappresentate da comunità e territori.
Non accetteremo che siano le solite consorterie ad essere consultate.
Accanto a questa spinta positiva e propositiva il dibattito ha però anche messo in luce, oltre agli elementi positivi proposti dal Pnrr anche le ambiguità dello stesso con i suoi riferimenti alla realizzazione della rete 5G e/o al potenziamento dell’alta velocità ferroviaria e a un’infrastrutturazione pesante ed anacronistica fatta di strade ed autostrade e… di Ponti sullo Stretto!
La condizione sine qua non per non fallire è il coinvolgimento diffuso non fine a se stesso ma volto a vincere la sfida di una nuova governance ambientale.
*Per il Movimento Politico Terra-Terra per la Rivoluzione Ecologica. Rossano Ercolini è vincitore del Goldman Environmental Prize 2013