Il senatore dopo le minacce e gli avvertimenti delle scorse ore, ha esplicitato il ricatto a Palazzo Madama rivolgendosi direttamente al premier: "E' il momento di dirci le cose in faccia". Quindi ha evocato la possibilità che le ministre e il sottosegretario di Italia viva lascino il posto: "Se il problema sono le poltrone, ce ne sono tre disponibili", ha detto. Zingaretti: "Servono pazienza e chiarezza". E Conte uscendo dall'Aula: "Io sono tranquillo"
Matteo Renzi vuole ridiscutere tutto da capo il Recovery plan (e la task force), altrimenti Italia viva voterà contro la legge di Bilancio. Dopo le minacce e gli avvertimenti, l’ex premier è intervenuto davanti al Senato e rivelato apertamente il suo ricatto al governo. “E’ il momento di dirci le cose in faccia“, ha esordito rivolgendosi proprio a Giuseppe Conte. “Per giocare pulito e trasparente, noi diciamo: se c’è un provvedimento che tiene dentro la governance del Next Generation Eu, noi votiamo contro. Siamo pronti a discutere, ma non a usare la manovra come veicolo di quello che abbiamo letto sui giornali, compresi i servizi segreti. Se c’è una norma che mette la governance con i servizi votiamo no”. E, rispondendo alle accuse di chi lo vuole solo alla ricerca di più posti nel governo, ha detto: “Se ha bisogno di qualche poltrona ce ne sono tre”, evocando il passo indietro delle sue ministre e del sottosegretario. Insomma Renzi non si è più limitato solo alle minacce, ma ha esplicitato un vero e proprio ricatto davanti all’assemblea dei senatori che è stato accolto con entusiasmo dai banchi del centrodestra: “Saluto Renzi che usa le parole dell’opposizione, ha strappato applausi anche da questa parte”, ha confessato la senatrice di Fdi Isabella Rauti intervenendo subito dopo. Addirittura a Renzi, alla fine del suo intervento, si è avvicinato il leader del Carroccio Matteo Salvini.
Il livello dello scontro insomma, si è alzato ancora, rievocando i tempi pre pandemia quando Italia viva votava con l’opposizione contro la riforma della giustizia e il premier arrivò a criticarli per “l’opposizione maleducata che fa ricatti”. Oggi però i malumori rischiano di allargarsi, con il fronte Pd (Luigi Zanda in testa) che si è lasciato scappare qualche applauso. Tanto che il capogruppo dem Andrea Marcucci, nel suo intervento, ha detto: “Vorrei presto un Cdm”, ha detto. Su “dialogo” e “coinvolgimento” “lei”, ha aggiunto rivolgendosi a Conte, “ce la deve mettere tutta”. Il segretario Nicola Zingaretti lo ha seguito poco dopo invocando maggiore dialogo per scongiurare l’inevitabile: “Il programma delle cose da fare e le priorità da scegliere si devono basare sulla chiarezza e sulla pazienza unitaria. Sulla collegialità e sulla condivisione. Sul rispetto dei ruoli che ciascuno ha e su un adeguato coinvolgimento nei processi delle decisioni determinanti nell’indirizzo che l’Italia avrà nei prossimi anni. Se questa volontà non si afferma tutto diventa difficile”. Insomma, se si segue il ragionamento di Zingaretti, un problema c’è. “Io sono tranquillo”, si è limitato a dire Conte uscendo dall’Aula. Chi ha detto di non credere alle minacce è la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: “Su Renzi io non sono ottimista: alza la voce per alzare la posta ma lo fa sempre per le poltrone”, ha detto a Stasera Italia su Rete4. “Sta mettendo solo a repentaglio la stabilità italiana. Ma non credo che Renzi faccia sul serio anche perché con le sue percentuali non credo voglia andare al voto”.
Il ricatto di Italia viva – A Renzi, che aveva aperto il discorso ricordando l’appoggio per la riforma del Mes, ora non solo non va bene la task force pensata per la gestione del Recovery plan, ma neppure la spartizione dei finanziamenti così come previsto dalla bozza del premier. Insomma per Renzi è tutto da rivedere perché, è la sua accusa, Italia viva non sarebbe mai stata consultata nella stesura del documento. “Noi non scambieremo il nostro Sì alla proposta di governance con uno strapuntino”, ha esordito. “Non va bene che ci arrivi nottetempo alle due di notte, nella mail dei ministri, un progetto di 128 pagine che deve diventare un emendamento alla legge di bilancio senza che venga discussa dal Parlamento. E’ impensabile”. Quindi rivolgendosi ai dem, ha detto: “Colleghi del Pd, eravamo nello stesso partito quando uno di noi firmò un ricorso alla Corte contro chi non voleva farci discutere la manovra. Allora era Salvini, ora è lo stesso. E’ una discussione essenziale per le istituzioni”. E ha aggiunto: “La task force non può sostituire il Parlamento: dove sono i sindacati?”. Ma il problema per il senatore non si limita al metodo: “Il problema è anche di merito. Come si fa a dare 9 miliardi alla Sanità. Io al governo misi 7 miliardi alla Sanità e si parlò di tagli, per me ce ne vogliono il doppio, il triplo. Dico una cifra: 36, quelli del Mes..”. Il riferimento è alla prima spartizione dei fondi, così come è contenuta nella bozza del Recovery plan e, di nuovo, Renzi insiste sulla necessità di fare ricorso al Mes.
Ma Renzi è andato anche oltre, evocando l’ipotesi concreta che le sue ministre siano pronti a ritirarsi dal governo, di fatto portando a una crisi di governo. “Se i suoi collaboratori telefonano ai giornali per dire che vogliamo una poltrona in più, sappia che se ha bisogno di qualche poltrona ce ne sono tre, due da ministro e una da sottosegretario, nostre a sua disposizione. Se invece vuole ragionare sul serio spieghi che questo non è un talk show, non è il Grande Fratello, ma la politica”. Quella del ritiro dal governo delle forze di Italia viva è una minaccia che hanno già fatto le dirette interessate in mattinata: sia la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova che quella della Famiglia Elena Bonetti hanno detto di essere pronte a lasciare l’incarico se le proposte di Italia viva non saranno prese in considerazione.
Quello di Renzi però non è stato il solo intervento critico verso il governo arrivato dai banchi della maggioranza, segno che non mancano i malumori. “Mi aspettavo un Consiglio dei ministri stasera, vorrei presto un Cdm che non finisca finché non ci sarà un accordo col Parlamento”, ha detto il capogruppo Pd Andrea Marcucci. “Allora lei arrivi con una proposta e noi avremo la forza e la determinazione di verificarla fino in fondo, con eventuali modifiche se ci sarà bisogno. Mi aspetto dal mio presidente e dal governo che presto ci faccia arrivare una proposta perché io che credo nel Parlamento, so che il governo manderà una proposta e noi avremo l’opportunità di guardarla, analizzarla ed eventualmente modificarla”. E ha ribadito: “Su questo lei ce la deve mettere tutta, costanza dialogo coinvolgimento sulla governance così come sul piano” e concludendo: “Ma non mi sembra che ci sia questo desiderio da parte del governo”.