“Se si arrivasse a una rottura” sulla task force esterna per il Recovery fund “io e Teresa Bellanova daremmo le dimissioni“. Da Italia Viva arriva un altro ricatto al governo, questa volta per bocca della ministra delle Pari opportunità e della famiglia, Elena Bonetti. Il partito di Matteo Renzi tira la corda sulla cabina di regia governativa per il Recovery Fund, in cui non ha rappresentanti, e protesta contro la struttura di commissari che dovrebbe supervisionare i progetti da finanziare con i 209 miliardi di euro in arrivo dall’Unione Europea. E arriva a minacciare una crisi di governo, già evocata martedì direttamente dall’ex premier. L’ultimo affondo arriva appunto da Elena Bonetti che a Radio Capital dice: “Sarei pronta a dimettermi nel momento in cui non avessi più possibilità di mantenere il giuramento che ho fatto come ministra”. E questa volta arriva secca la replica di un altro membro dell’esecutivo, il ministro del Pd Francesco Boccia: “Se ne assumerà le sue responsabilità, come il suo partito”. Durante un’intervista ad Agorà, su Rai3, Boccia chiarisce: “Credo molto nell’alleanza tra la sinistra, il M5s e i partiti che ci credono. Chi non ci crede più se ne assume la sua responsabilità”. Interviene anche il capo politico M5s, Vito Crimi: “Le nuove generazioni ci giudicheranno su come investiremo i soldi. Basta polemiche, dunque, su chi o come gestirà le risorse”.
Le parole della ministra Bonetti arrivano in scia a una serie di provocazioni da parte dei renziani cominciate già nel fine settimana. Una rottura che nei fatti si è concretizzata lunedì mattina, quando il Consiglio dei ministri che avrebbe dovuto dare il via libera alla struttura di governance del Recovery Plan si è chiuso senza una decisione definitiva, anche per via della positività della ministra Luciana Lamorgese. Ieri però le tensioni, invece che diminuire, sono aumentate, con Renzi che al Tg2 ha ribadito: “Se le cose rimangono come sono voteremo contro“. Italia Viva ufficialmente protesta per la task force di tecnici che dovrebbe supervisionare i progetti. Stando alla bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il premier Conte, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli sarebbero a capo della struttura di controllo dei progetti per l’accesso ai fondi Ue, che prevede di avvalersi di 6 responsabili (uno per ogni ambito di intervento individuati). I renziani si sentono esclusi e non vogliono i 6 commissari: il risultato è che un accordo è ancora lontano e intanto il nuovo Consiglio dei ministri è stato rinviato.
La partita del Recovery si incrocia con il voto sul Mes in Parlamento: i renziani hanno annunciato il loro voto a favore della risoluzione di maggioranza. Un segnale di distensione, se non fosse che mentre il premier Giuseppe Conte parla alla Camera, la ministra Bonetti a Radio Capital lancia il nuovo affondo: “Se Conte non ritira la task forse sarei pronta a dimettermi? Ho giurato sulla Costituzione Italiana che prevede un processo democratico che deve essere tutelato e mantenuto. Nel momento in cui non fossi messa nelle condizioni di rispettare questo giuramento, anche per coscienza personale, sì sarei pronta anche a dimettermi”, dice la ministra di Iv. Che poi insiste: “209 miliardi vuol dire definire la vita degli italiani e delle italiane per i prossimi 30 anni e c’è qualcuno che lo dovrebbe fare: si chiama Parlamento“. “Mi sento all’opposizione stando al governo? Assolutamente no, ho lavorato sempre per portare proposte concrete e positive”, conclude Bonetti.
Che cita la collega di partito e ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova. La diretta interessata ha parlato in un’intervista a Repubblica: “Conte va avanti se non governa contro il Parlamento: non siamo una repubblica fondata sui Dpcm né sulle task force“. “Quella norma va ritirata. Progettazione, attuazione, capacità di spesa vanno insieme. Se Conte insiste, non so cosa pensano gli altri partiti, so per certo che se la proposta è inserita in un decreto legge, Iv voterà contro in cdm“, ha ribadito Bellanova. “Se malauguratamente dovesse essere presentato surrettiziamente un emendamento al Bilancio, ci costringerà a votare contro la legge di Bilancio“, ha minacciato ancora la ministra. Dalla Camera parla invece Ettore Rosato: “Non ci si può chiudere in uno stanzino e decidere in tre o quattro. Non esiste. Come non esiste che si commissarino ministri e Pubblica amministrazione. Questo governo deve fare la sua parte con senso di responsabilità e sapendo che i poteri straordinari affidati in tempo straordinario vanno utilizzati con straordinaria saggezza e senso dello Stato”, dice il presidente di Italia Viva.
Dal Partito democratico è arrivata immediata la risposta di Boccia, dopo che ieri Andrea Orlando aveva provato a fare da paciere: “Abbassare i toni, pesare le parole, coinvolgere ed includere“. All’interno del Pd però c’è anche chi solleva quanto meno dei dubbi: “Conte non può decidere da solo, dev’essere partecipata ogni decisione, dal Parlamento e dal governo, e dobbiamo impegnare anche le opposizioni in un passaggio così delicato”, dice Debora Serracchiani, oggi presidente della commissione Lavoro, intervenendo a Radio Anch’io, su Rai Radio Uno. Precisando che “i ministri non possono perdere le loro attribuzioni“, Serracchiani ricorda che “a differenza di altri Paesi europei abbiamo fatto un passaggio preventivo in Parlamento perché il Parlamento potesse esprimere assieme al governo le linee di indirizzo, che saranno le sei linee guida del Recovery plan”. Anche il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio, sulla governance dice rivolto al premier Conte: “Chiediamo che ci sia pieno coinvolgimento del Paese sui progetti, vogliamo che il Paese discuta in maniera fondamentale, profonda, vogliamo che lei discuta a Palazzo Chigi con sindacati, Imprese, Comuni, perché l’importante è non esautorare Comuni, Regioni, il Parlamento, perché è qui che si esprime la volontà popolare”.
Per il Movimento 5 stelle è intervenuto direttamente il capo politico Vito Crimi, che in un post su Facebook ha chiarito: “Ora è il momento di pensare ad investire bene, investire nel futuro dell’Italia. Tutto ciò che realizzeremo sarà un investimento sulle future generazioni, alle quali è nostro dovere lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo trovato, un mondo che sia davvero sostenibile e che consenta loro di migliorarlo ancora”. “Nessun investimento sarà utile, se non sarà finalizzato ad aumentare la sostenibilità ambientale ed energetica“, aggiunge Crimi. Quindi, sottolinea il capo politico M5s, “questa è la sfida che il futuro ci prospetta ed è su questo che le nuove generazioni ci giudicheranno. Basta polemiche, dunque, su chi o come gestirà le risorse“. “Sarebbe una follia far cadere in questo momento il governo. Il passo successivo sarebbero solo le urne“, ricorda anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.