A rivelarlo è Vittorio Feltri sulle colonne di Libero secondo cui Becciu, a cui Bergoglio ha tolto i diritti connessi al cardinalato e lo ha licenziato da tutti i suoi incarichi nella Curia romana, è stato incriminato in base all’articolo 122 del codice penale Zanardelli del 1889 che vige tuttora in Vaticano
Colpo di scena nel caso del cardinale Angelo Becciu. Nell’avviso di garanzia dei magistrati vaticani il porporato sarebbe accusato anche di avere “offeso il Re”. Ovvero Papa Francesco che dal 13 marzo 2013, giorno della sua elezione, è monarca assoluta dello Stato della Città del Vaticano. A rivelarlo è Vittorio Feltri sulle colonne di Libero secondo cui Becciu, a cui Bergoglio ha tolto i diritti connessi al cardinalato e lo ha licenziato da tutti i suoi incarichi nella Curia romana, è stato incriminato in base all’articolo 122 del codice penale Zanardelli del 1889 che vige tuttora in Vaticano. Esso recita: “Chiunque, con parole od atti, offende il Re è punito con la reclusione o con la detenzione da uno a cinque anni e con la multa da lire cinquecento a cinquemila”.
In Vaticano, come si legge sul sito del Governatorato, “la forma di governo è la monarchia assoluta. Capo dello Stato è il Sommo Pontefice, che ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. Il potere legislativo, oltre che dal Sommo Pontefice, è esercitato a suo nome, da una commissione composta da un cardinale presidente e da altri cardinali, nominati per un quinquennio. Il potere esecutivo è demandato al presidente della commissione che, in tale veste, assume il nome di presidente del Governatorato ed è coadiuvato dal segretario generale e dal vicesegretario generale. Il potere giudiziario è esercitato, a nome del Sommo Pontefice, dagli organi costituiti secondo l’ordinamento giudiziario dello Stato”.
Francesco, che fin dall’elezione ha sempre molto accentuato il suo ruolo di vescovo di Roma, non ha mai neanche minimamente posto la questione di una riforma della monarchia assoluta che vige in Vaticano. Nel suo documento programmatico, l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, si è limitato a sottolineare la necessità di una “conversione del papato”, come aveva fatto San Giovanni Paolo II, in uno spirito collegiale e meno accentratore nelle decisioni del governo della Chiesa. Anche il Consiglio di cardinali che dal 2013 aiuta il Papa nella stesura della nuova riforma della Curia romana, Praedicate Evangelium, che sarà pubblicata nel 2021, non ha mai affrontato il tema della revisione della monarchia assoluta che vige nello Stato più piccolo del mondo.
Oltre per l’accusa di aver offeso il Re, Becciu sarebbe anche indagato in Vaticano per i reati di peculato, abuso d’ufficio e interesse privato. Da parte sua, il porporato ha recentemente querelato il settimanale L’Espresso, reo a suo giudizio di aver convinto con i suoi articoli il Papa della colpevolezza di Becciu e quindi di averlo fatto licenziare in tronco. Nelle 74 pagine della querela presentata dal legale del cardinale al Tribunale di Sassari, nella cui provincia risiede Becciu, le numerose accuse fatte dal settimanale, e a quanto sembra anche dai magistrati vaticani, vengono respinte una a una, tanto da chiedere di condannare L’Espresso a dieci milioni di euro. Il porporato si è sempre dichiarato estraneo a tutto e disponibile a chiarire la sua posizione con i pm vaticani. Una vicenda nella quale Bergoglio vuole vederci chiaro. Il 29 novembre, dopo la messa con i nuovi porporati nominati nel concistoro del giorno precedente, il Papa ha telefonato al cardinale Becciu per sapere come stesse non avendolo visto alle due celebrazioni. Un segnale che per Francesco il giudizio di colpevolezza nei confronti del porporato non è ancora definitivo.