La seconda ondata di Covid si riflette sull'economia europea e italiana e "potrebbe rappresentare un rischio per le prospettive di crescita se si ripercuotesse su consumi, investimenti, scambi internazionali o condizioni finanziarie", scrive via Nazionale. Ma la manovra e i fondi europei offrono un "sostegno considerevole". L'anno prossimo previsti circa 230mila posti in meno, poi "gli occupati tornerebbero ad aumentare nel 2022 e nel 2023", anche se non abbastanza per compensare il calo
La seconda ondata di Covid si riflette sull’economia europea e italiana e “potrebbe rappresentare un rischio per le prospettive di crescita se si ripercuotesse su consumi, investimenti, scambi internazionali o condizioni finanziarie”. Ma la manovra e i fondi europei disponibili nell’ambito del programma Next Generation Eu offrono un “sostegno considerevole” all’attività economica. La Banca d’Italia, nelle proiezioni macroeconomiche sul quadriennio 2020-23, valuta che le misure inserite nel disegno di legge di bilancio e i fondi europei “possano innalzare il livello del Pil di circa il 2,5% nel triennio 2021-23“, anche se “il conseguimento di questi effetti dipende dalla concreta specificazione degli interventi inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e da una loro tempestiva attuazione“.
Dopo una crescita economica “sostenuta” nel terzo trimestre, “cui hanno contribuito le politiche di sostegno del Governo, dell’Unione Europea e dell’Eurosistema”, alla luce del forte aumento dei contagi degli ultimi mesi lo scenario di base ipotizzato dalla Banca d’Italia prefigura un calo del Pil atteso al 9% quest’anno (il quarto trimestre si chiuderà con un calo) e una ripresa nel prossimo triennio pari a +3,5% nella media del 2021, +3,8% nel 2022 e +2,3% nel 2023.
“La ripresa dei consumi delle famiglie” in questo quadro “sarebbe più graduale rispetto a quella del prodotto, frenata da una ancora elevata propensione al risparmio precauzionale, che verrebbe riassorbita solo gradualmente”. Mentre “gli investimenti recupererebbero, dopo la forte caduta quest’anno, in misura più accentuata di quanto atteso a luglio, sospinti dagli interventi finanziati con i fondi Next Generation Eu nonché dalle favorevoli condizioni di finanziamento. La significativa ripresa delle esportazioni, dopo la flessione nell’anno in corso, proseguirebbe a ritmi in linea con le ipotesi per la domanda estera; l’espansione sarebbe trainata dagli scambi di beni, che si riporterebbero sui valori pre-crisi già a inizio 2021, mentre quelli di servizi risentirebbero più a lungo della debolezza dei flussi turistici internazionali“.