Vivendi ha presentato un esposto alla Commissione europea sull’emendamento salva-Mediaset contenuto nel decreto covid. Una norma che blocca le ‘scalate‘ che possano determinare incroci tra tv e tlc. Letta come un ‘salva-Mediaset’ e dunque una mano tesa al leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, nelle intenzioni dichiarate del governo ha l’obiettivo di evitare un vuoto normativo dopo la bocciatura della legge Gasparri e del Testo unico della radiotelevisione (Tusmar) con la sentenza di settembre della Corte di giustizia Ue. La pronuncia nasceva dal ricorso fatto al Tar da parte della stessa Vivendi sulla delibera dell’Agcom che impediva al gruppo francese di far pesare di fatto l’intera sua quota in Mediaset nella gestione della società. La Corte Ue ha stabilito che la norma italiana che impedisce al gruppo francese di acquisire il 28% del capitale di Mediaset “è contraria al diritto dell’Unione”.

La norma approvata ad hoc blinda i gruppi televisivi ed editoriali italiani affidando all’Agcom il ruolo di ‘guardiano’: un’operazione su aziende del settore in quanto suscettibile di mettere a rischio il pluralismo del settore sarebbe oggetto di un’istruttoria dell’Authority da concludere entro sei mesi. Vivendi con una lettera a firma del ceo Arnaud de Puyfontaine si è rivolta lo scorso 13 novembre al governo chiedendo chiarimenti sull’emendamento e spiegando che se non avesse avuto risposte “per preservare i suoi legittimi diritti e interessi” non avrebbe potuto “fare altra scelta che presentare un formale ricorso alla Commissione europea”. Un’opzione che ora il gruppo capitanato da Vincent Bolloré ha deciso di percorrere.

L’emendamento, approvato in via definitiva dalla Camera lo scorso 25 novembre, era stato presentato dal Pd ma fonti di maggioranza avevano fatto sapere che la proposta era “condivisa con l’opposizione” e nasceva “dallo stimolo dei ministri Gualtieri e Patuanelli”. In commissione solo la Lega ha votato contro mentre in aula si è astenuta sull’intero decreto.

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