“Come Camera dei Deputati manterremo ferma la nostra azione rispetto al chiudere le relazioni diplomatiche con l’Egitto“. Non si muove dalle sue posizioni Roberto Fico, presidente della Camera dei Deputati, dopo la drammatica ricostruzione degli ultimi giorni di vita di Giulio Regeni fornita ieri dalla Procura di Roma che ha presentato l’atto di chiusura delle indagini a carico di quattro membri della National Security del Cairo accusati di aver preso parte al rapimento, alla detenzione, alle torture e all’uccisione del ricercatore di Fiumicello.
Parlando nel corso di un’intervista ad al-Jazeera, l’esponente del Movimento 5 Stelle ha ammesso che “siamo rimasti senza dubbio sconcertati da quello che hanno scritto i magistrati della Procura italiana, sono delle accuse gravissime alla National Securtity egiziana. Si tratta di parole assolutamente agghiaccianti, una descrizione delle torture subite da Regeni. Oggi noi sappiamo che è stato seguito e intercettato per quaranta giorni dalla National Security egiziana. Sappiamo che è stato sequestrato. Sappiamo che è stato trattenuto prima in una caserma e poi in una stanza, la stanza numero 13 del ministero dell’Interno egiziano. Questa situazione è di una gravità assoluta”. Un trattamento che, sommato alla mancata collaborazione da parte delle autorità egiziane ribadita anche ieri dal procuratore capo di Roma, Michele Prestipino, e dal procuratore, Sergio Colaiocco, in audizione davanti alla commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, hanno portato la terza carica dello Stato a confermare l’interruzione dei rapporti diplomatici tra la Camera dei Deputati e l’Assemblea egiziana decisa alla fine del 2018.
Fico ha poi concluso dicendo che “tutto il popolo italiano è profondamente indignato” per come le autorità egiziane hanno prima ucciso e poi cercato di insabbiare le prove di ciò che è accaduto a Regeni.