Il piano vaccino dell’Italia è stato presentato nei giorni scorsi e sembra pronto. Potrebbero non esserlo però i vaccini che l’Italia ha opzionato per l’acquisto: circa 202 milioni di dosi da somministrare agli italiani fino al marzo 2022. Ebbene dopo il ritardo che accumulerà il composto di Oxford Astrazeneca – fino a qualche settimana fa il più promettente dei candidati per cui azienda e ricercatori hanno deciso una fase supplementare di studi – oggi arriva un altro annuncio che potrebbe incidere sul piano vaccinale italiano. Sanofi e GlaxoSmithKline hanno annunciano un ritardo nel loro programma per un vaccino Covid a base di proteine ricombinanti per migliorare la risposta immunitaria negli anziani. Un aspetto non da poco se consideriamo che è la proprio la fascia d’età più esposta alla malattia in forma severa.
In una nota le aziende informano che “i risultati intermedi dello studio di fase 1/2 hanno mostrato una risposta immunitaria paragonabile a quella dei pazienti guariti dal Covid negli adulti di età compresa tra 18 e 49 anni, ma una bassa risposta immunitaria negli anziani probabilmente a causa di una concentrazione insufficiente dell’antigene“. Di conseguenza è in programma “uno studio di fase 2b con una formulazione dell’antigene migliorata, che inizierà a febbraio 2021, incluso un confronto proposto con un vaccino per il Covid autorizzato. La disponibilità del prodotto è ora prevista nel quarto trimestre del 2021 in attesa del completamento con successo del piano di sviluppo”. L’Italia aveva chiuso un contratto con Sanofi per 40,38 milioni di dosi e altrettante per Astrazeneca. Il contratto con Johnson & Johnson – che ha iniziato la fase solo a metà novembre a causa di uno stop per escludere il nesso con la malattia di un volontario prevede 26,92 milioni. Restano quindi Pfeizer-BioNTech con 26,92 milioni (che ha annunciato lo sviluppo di una seconda generazione in modo che si possa conservare a temperature meno rigide), il contratto con con l’azienda tedesca CureVac per 30,285 milioni di dosi, mentre il contratto con Moderna – al momento quello che appare il candidato con le performance migliori e più facile conservazione – 10,768 milioni. Un totale di oltre 175 milioni di dosi, quindi.
Ma secondo il commissario straordinario il vaccino anti-Covid ci sarà per tutti gli italiani. In una intervista a La Stampa parlando proprio del potenziale ritardo di Astrazeneca ha spiegato che esiste un piano B, perché “l’Europa ha concordato con Moderna la possibilità di raddoppiare da 80 a 160 milioni le dosi da destinare al nostro continente”. Ma non solo: “Le dosi arriveranno nello stesso giorno in tutti i Paesi europei, una volta ottenute le necessarie autorizzazioni degli enti regolatori”, assicura. “Non ci sarà un Paese che partirà prima degli altri. Se le aziende consegneranno subito, già a metà gennaio si potrebbe partire”. Infine Arcuri smentisce anche la mancanza di siringhe di precisione. “Il bando per le offerte di fornitura delle varie tipologie di siringhe necessarie per i vaccini si è concluso il 9 dicembre. Ne abbiamo a disposizione oltre un miliardo e mezzo, dieci volte in più di quelle che ci servono“. Quanto al personale sanitario necessario, “stiamo per far partire una ‘call’ per trovare 3mila medici e 12mila infermieri. Il bacino all’interno del quale individuarli è molto ampio. Ci sono 10 mila studenti che si laureano in medicina ogni anno. Poi ci sono gli specializzandi, i medici in pensione e, perché no, quelli che vogliono destinare parte del loro tempo a fare questa attività. Sarà una chiamata alle armi dalla quale sono certo anche questa volta la categoria non si tirerà indietro”.
“La Ue sta lavorando al massimo per garantire la sicurezza dei vaccini”. Quello Pfizer potrà arrivare “entro fine anno” se ci sarà il via libera dell’Ema, il vaccino di Moderna “verso metà gennaio”. Mentre è in corso “il processo di analisi per Johnson e Johnson”. Ma è la vaccinazione che fa la differenza, perciò “esorto gli Stati membri a preparare tutto per le vaccinazioni. Noi siamo pronti” dice la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Intanto la Food and drug administration, l’ente regolatore statunitense, ha dato il prima via libera al vaccino Pfizer la cui autorizzazione è quindi attesa nei prossimi giorni. Il testo approvato sottolinea come i benefici del vaccino esaminato sono maggiori dei rischi se usati in persone sopra i 16 anni di età. L’amministrazione si aspetta che siano disponibili immediatamente per gli Stati Usa almeno 2,9 milioni di dosi. I primi a beneficiare del vaccino saranno il personale medico e ospedaliero e gli ospiti delle strutture di lungodegenza. Il via libera arriverà entro un paio di giorni. “Il vaccino è l’unica strada che abbiamo per una prossima estate il più normale possibile, se non accettiamo questo, non ne usciremo” spiega il professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma durante la trasmissione Agorà.