John Le Carré è morto. Il maestro dello spionaggio letterario ambientato durante la guerra fredda aveva 89 anni. Lo hanno annunciato i suoi familiari sabato notte dichiarando che la causa della morte è stata una polmonite. “Le Carrè”, alla francese, era lo pseudonimo forzato dal lavoro che fin da metà anni cinquanta David John Moore Cornwell utilizzò per firmare i suoi romanzi. Già perché, il ragazzo del Dorset, classe ’31, che visse con un padre fantasma, un truffatore dedito alle frodi fiscali, intraprese una carriera universitaria (con laurea finale in lettere moderne) e nel 1950 venne reclutato dai Servizi di sicurezza britannici del MI5 mentre studiava all’università di Berna. John interrogava coloro i quali avevano scavalcato la cortina di ferro verso la Germania Ovest e che erano finiti nell’Austria occupata dagli alleati.
Presto il ragazzo si fece notare: serietà, riserbo, ma anche grande attitudine alla creatività. Sempre per l’MI5 spiò i gruppi di estrema sinistra per stanare i possibili infiltrati sovietici e nel 1960 finì dritto nei servizi segreti di Sua Maestà, l’MI6. Tempo un anno e Le Carré non poté far altro che seguire la sua indole di letterato. Mescolando l’esperienza segreta nei servizi e inventando George Smiley, un agente segreto che diventerà protagonista ricorrente in molti dei suoi romanzi, l’autore britannico darà alle stampe Chiamata per il morto (1961) e Un delitto di classe (1962), per poi arrivare subito al suo fulminante successo internazionale nel ’63: La spia che venne dal freddo. Qui protagonista è Alec Leamas, agente in servizio a Berlino Ovest poi infiltrato ad Est per far saltare la copertura all’agente nemico. Leamas è un uomo depresso, alcolista, trasandato, ben interpretato da Richard Burton quando nel 1965 Martin Ritt (ex lista nera ad Hollywood) ne trarrà una struggente spy story su grande schermo. La spia che venne dal freddo raggiunse la vetta delle vendite e diventò uno dei 100 romanzi di tutti tempi della rivista Time.
Nel 1964 la copertura di Le Carrè all’interno dei servizi britannici saltò per via di Kim Philby, agente dell’MI6 in combutta coi sovietici. Personaggio che con il suo misterioso agire divenne centrale, assieme al ritrovato Smiley quando nel 1974 Le Carrè ne descriverà le losche trame antioccidentali in Tinker Taylor Soldier Spy. Romanzo che avrà una sua riduzione cinematografica di altissimo pregio nel 2011 con Smiley interpretato da un magnifico Gary Oldman e nel cast vedrà succedersi una sfilata di star come Tom Hardy e Colin Firth. Una narrazione arguta, sofisticata e misurata quella di Le Carrè, dalle trame chiaramente complesse punteggiate da un sottilissimo humor, prima intricate a forza poi districate con grande naturalezza e capacità di suspense.
Tutti i romanzi dell’autore britannico però hanno vissuto, e a loro modo hanno spiegato tra verità storica e leggenda, la “Guerra Fredda” declinata alla britannica/europea, proprio a ridosso di quella Germania spaccata a metà fin dal primissimo dopoguerra. Non a caso la fantasia letteraria di Le Carré ha riprodotto l’MI6 come “The Circus”, e ha poi rinnovato sciarade e codici segreti con terminologie ex novo che a loro volta sono finite per essere usate dai veri servizi segreti. Fino alla caduta del Muro di Berlino, nel 1989, il nostro scrisse non più di una decina di romanzi. Poi dal 1990 in avanti orientò la sua produzione più fitta e frequente su più fronti geopolitici, ma non proprio con la stessa brillantezza di tocco dei precedenti. Da ricordare Il sarto di Panama (1996) e The constant gardener (2001) dove Le Carré si dedica alla cospirazione internazionale attorno all’industria del farmaco in Africa, romanzo che diventerà anch’esso film intenso e tragico con Ralph Fiennes protagonista. P
oliticamente conservatore, anche se nemico della svolta alla Boris Johnson e della Brexit, ma nemmeno mai vicino ai laburisti (“stalinisti”), Le Carré ha attaccato perfino Putin – dandogli della “spia di quint’ordine” (e non sappiamo se è del tutto un’offesa ndr). Nei suoi romanzi l’autore britannico non ha mai “esaltato” l’eroismo dei suoi agenti segreti, ed anzi l’Occidente e la sua democrazia d’esportazione sono stati spesso rappresentati tra ombre e oscurità senza troppe differenze dal campo politico avverso. Le Carrè viveva da decenni in una bella casa della Cornovaglia da dove con i suoi cani si era ritirato dal mondo frenetico per scrivere i suoi romanzi. Il cordoglio internazionale dei colleghi è stato unanime: da Stephen King (“Questo anno terribile ha preteso di portarci via un gigante della letteratura e uno spirito umanitario”) a Margaret Atwood (“i suoi romanzi sono la chiave di lettura per comprendere la seconda parte del XX secolo”).